Gare

Io l’ho vista!

Ragazzo mio o ragazza mia, questa immagine è ricca di significato. Devi ingrandirla un po’ perché la meraviglia sta negli sguardi di questi ragazzi, come te giovani atleti. Non so se è così anche per te, ma quando riesci a entrare nella squadra del comitato (in questo caso del CAT), l’attività sportiva si riempie di sogni. E’ vero, sei consapevole che non hai fatto ancora nulla, ma vedere quella coppa, lì, dinnanzi a te, ti aiuta a credere che un giorno potrebbe essere tua. Fai caso, nessuno di loro riesce ad avvicinarsi più di tanto. Questione di rispetto, certo. Nessun atleta può toccarla se prima non l’ha conquistata.

Partiamo da sinistra: la ragazza sorride ed esprime timidezza. Sembra a disagio ma al contempo orgogliosa di far parte della squadra. E’ un atteggiamento importante, uno dei valori principali dello sport, anche se nello sci si tende a ritenere che debba esistere soltanto una sfida: te e il cronometro.

Il ragazzo accanto a lei, col berrettino sospira a denti stretti. Pensa: “Sono arrivato fin qui e ora sei appena a un paio di metri da me. Non riesco a guardarti perché è meglio così. Lo so che è un percorso difficilissimo, quasi impossibile, ma cercherò di prenderti con qualsiasi mezzo, rinunciando a tutto ciò che ogni giorno cerca di distrarmi. Non posso prometterti che un giorno sarai mia, ma non rinuncio a pensarlo. Non avrebbe senso continuare”.

La bellissima ricciolina nera inarca gli occhi felice. E’ tra lo sbalordito e l’inorgoglito: “Io, qui, ma vi rendete conto? Sono fortunata anche se evidentemente me lo sono meritata. Nel mio piccolo, anzi piccolissimo ho tagliato un altrettanto micro traguardo ed è per questo che spalanco gli occhi. La Coppa la vedo bene ma parliamoci chiaro, pensare che un giorno potrei sollevarla è una cosa così pazzesca che…”.

Lo sguardo della ragazza al centro è un cocktail di sentimenti: desiderio, bramosia, speranza e volizione. Stringe il cappellino fin quasi a stritolarlo. Probabilmente è quella più vicina alla Sfera di Cristallo di tutto il gruppo. Non in senso di spazio ma di ambizione. C’è anche un pizzico di pulsione e appetito. Di più non riusciamo a entrare, perché in fin dei conti i sogni sono desideri dell’anima dove è vietato l’ingresso a chiunque. Siamo però convinti che ora la ragazza abbia maggiore coscienza di quanto sia ancora lunga la strada per raggiungere il traguardo e la consapevolezza che tutto quanto fatto finora potrebbe svanire in un istante. Del passato rimarrebbe soltanto la bontà di essersi dedicata a un’attività fisica. Ma quella coppa, così vicina, così splendente e magica la induce indubbiamente ad andare avanti con maggior impegno di prima. Non ci sono altri modi per non infrangere i desideri.

Rimangono tre ragazzi. I primi due tengono lo sguardo basso il che potrebbe esprimere quasi un senso di pentimento per essere lì, su un palcoscenico troppo importante per loro: “Non siamo qui per nostra volontà, ma perché ci hanno messo”. Tanto di cappello per la modestia ma la vita è fatta anche di occasioni. Vince chi sa approfittarne. Il palco ve lo siete meritato e sta soltanto a voi decidere se rimanerci o scendere. L’ultimo dei tre ha un atteggiamento molto diverso. Non ha timore di guardare quel magico trofeo cui dedica un sorriso coerente: “Mamma mia quanto sei bella”. Questo le dice anche perché è ben difficile obiettarlo.
Questo avvenimento è stato del tutto casuale. Lorenzo Conci ha portato la Coppa a Forte dei Marmi per il premio Vitalini da Madonna di Campiglio e i ragazzi del Cat non lo sapevano. Ma dopo quel momento qualcosa in loro è sicuramente cambiato. I piedi, come abbiamo visto, sono rimasti ben saldi a terra ma ora ai loro sogni sono spuntate le ali, e senza aver bevuto nemmeno un sorso di alcuna bibita ricca di caffeina. Se tutti i giovani atleti avessero la possibilità di vedere (ma non toccare) da vicino l’oggetto per il quale stanno dedicando una parte importante della loro vita, autostima, coraggio e determinazione aumenterebbero sensibilmente.

Lorenzo Conci è disponibile a mostrarla a tutti. Chissà, un’occasione potrebbe essere la “3-Tre Vitalini Combi Race”, quella gara che da qualche anno va in onda il giorno prima dello slalom della 3-Tre.
Io, che non c’entravo nulla, l’ho presa e sollevata un poco.
Mi tremavano le mani!

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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