Attrezzatura

Norrøna: parola d’ordine sostenibilità

Nell’abbigliamento outdoor un buon numero di marchi hanno capito che assicurare un minor impatto sul pianeta è probabilmente una strategia che paga in termini di business. A differenza degli altri produttori , per Norrøna l’etica e la responsabilità sociale sono parte di un DNA consolidato e fortificato in anni di ricerche, studi e politiche ambientali innovative. L’azienda norvegese è infatti da sempre in prima linea per fermare il cambiamento climatico e fornire soluzioni sostenibili per il pianeta. In primis offrendo prodotti durevoli, e poi attraverso l’utilizzo di materiali a basso impatto ambientale come il cotone organico e il poliestere riciclato. Ma per Norrøna tutto questo non è abbastanza.

A settembre 2014 Norrøna ha formalmente avviato la strategia aziendale per il 2015-2020 – identificando aree di interesse chiare. Una di queste è la RSI, la responsabilità sociale d’impresa. “La nostra ambizione è quella di diventare leader nella responsabilità ambientale e sociale all’interno del nostro mercato. Per questo vogliamo dare al consumatore finale informazioni trasparenti, favorendo la divulgazione dei migliori standard di responsabilità ambientale e sociale attraverso l’educazione e il coinvolgimento”, ha dichiarato Jørgen Jørgensen CEO di Norrøna. A sostegno di questa ambiziosa mission Norrøna ha rilasciato la “Norrøna Road Map” che stabilisce chiaramente obiettivi e ambizioni in questo ambito.

“Molti di questi obiettivi sono impegnativi, ma vogliamo impegnarci al massimo per raggiungerli. La nostra intenzione è che la responsabilità sociale d’impresa sia parte integrante delle nostre operazioni seguendo gli obiettivi programmatici fino al 2020 “ – continua il CEO Jørgen Jørgensen. “Secondo il nostro protocollo è di primaria importanza garantire la trasparenza della road map Norrøna e per questo è pubblicata sul sito web, aggiornata annualmente. I risultati del 2016 sono già stati aggiornati e c’è grande soddisfazione per i risultati raggiunti”.

Il primo pilastro della strategia riguarda la durevolezza. I prodotti Norrøna devono essere molto resistenti – come suggerisce la loro origine scandinava. Lavorare su questo principio per ridurre gli sprechi è il primo step di una strategia sostenibile. Inoltre, dal 1929 Norrøna esegue campagne periodiche di riparazione gratuita dei suoi capi danneggiati.

Ma per Norrøna tutto questo non è sufficiente a garantire un impegno sostenibile per il futuro dell’ambiente. Per questo l’azienda ha lavorato molto su altri importantissimi obiettivi riassumibili per punti:

– L’1 per cento dei ricavi del 2015 e 2016 è stato dato a organizzazioni che lavorano in progetti di sostenibilità ambientale, rispettivamente pari a 4,3 milioni e 5,0 milioni di corone norvegesi (una corona norvegese è approssimativamente uguale a 0,12 dollari).

– Il 51% di tutti i rifiuti prodotti nel 2016 è stato riciclato e per il 2017 l’obiettivo è di arrivare al 60%, mentre il trasporto aereo è stato utilizzato per meno dell’1% nel totale di miglia effettuate per la distribuzione.

– Nel 2016 il 90% delle unità produttive è stato sottoposto a revisione da parte di terze parti che controllano che il lavoro sia equo e che siano rispettati gli standard ambientali. L’obiettivo per il 2017 è quello di verificare l’intera catena di approvvigionamento in un solo anno.

– Entro il 2020, Norrøna mira a produrre il 25% delle sue linee di prodotto durante la bassa stagione, per ridurre gli straordinari e mantenere i livelli di occupazione nei periodi di scarico. Il 2016 ha visto un incremento dell’8%.

– Nel 2014, il 16% dei tessuti in poliestere è stato ricavato da fibre riciclate e la produzione del 2016 ha visto un incremento del 39%.

-Infine, non esiste alcun obiettivo per l’ammontare delle riparazioni effettuate, ma le cifre sono impressionanti per quelle del 2016: 10.000, per un totale di cinque giorni lavorativi.

About the author

Andrea Ronchi

Andrea Ronchi è milanese di nascita e di cuore, rigorosamente a strisce rossonere. Ama lo sport in generale e da ragazzo si è cimentato in diverse discipline. Discreto tennista e giocatore di pallone, è rimasto folgorato dalle palline con le fossette in tarda età, o meglio, troppo tardi per ambire a farne una carriera ma sufficientemente presto per poter provare il brivido e la tensione dell’handicap a una cifra. La passione lo ha portato a fare del golf un lavoro e oggi, oltre a essere nel corpo di redazione della rivista Golf & Turismo, è prima firma di Quotidiano Sportivo e ospite fisso nella trasmissione televisiva Buca 9. Quando la neve copre i fairway prende gli sci, sua altra grande passione, e gira per le Alpi “costretto” dal suo ruolo di responsabile del turismo per la Rivista Sciare. È un duro lavoro, ma qualcuno le deve pur fare...

Add Comment

Click here to post a comment