Professione Montagna

La montagna bianca resiste in un inverno “difficile”

Come è andata la stagione 2018/19 per il turismo invernale?

In attesa di quella nuova che sta per aprirsi, pubblichiamo qualche significativo stralcio del fondamentale «rapporto consuntivo» prodotto dall’Osservatorio Italiano del Turismo Montano a cura dell’agenzia JFC che ha monitorato i flussi di arrivi e presenze, l’andamento turistico, economico, commerciale della filiera legata alla frequentazione della montagna invernale italiana compulsando e valutando i dati provenienti dagli operatori professionali di 61 stazioni sciistiche.

Si sono registrati alcuni dati in decremento rispetto alla stagione precedente ma nel complesso si può parlare di una sostanziale tenuta (con situazioni di eccellenza) del «sistema neve» nonostante le ormai consuete incognite meteorologiche.

La stagione invernale 2018/2019 non è riuscita a ripetere le ottime performance della stagione precedente, ma può certamente dirsi come un’ulteriore stagione con segnali incoraggianti, soprattutto considerando le difficoltà riscontrate in avvio stagione e la scarsità delle precipitazioni, eccezion fatta per la parte finale dell’inverno e l’inizio primavera.

I dati a consuntivo segnalano soprattutto come lungo l’arco alpino ed appenninico vi siano state situazioni decisamente diverse tra loro, con demani che hanno segnato indici in positivo (in alcuni casi anche a doppia cifra) ed altri, invece, che segnano indicatori negativi.

Questa situazione è stata condizionata – ovviamente – dalle condizioni meteo e dalla scarsa presenza di neve, ma non solo: si rileva anche come le aree tradizionalmente a maggiore concentrazione di flussi e con una forte strutturazione di servizi siano state quelle che hanno sofferto di meno, mentre quelle che possiamo definire «second line» hanno faticato a mantenere il proprio market share.

Anche se questa considerazione non è valida in maniera unitaria per tutte le destinazioni montane, è certo che l’inverno appena terminato segni il «valore» per le località qualitativamente e quantitativamente robuste, di vicinanza ai grandi centri urbani, dove la pratica delle discipline sportive è rivolta – con maggiore attenzione – alle famiglie con bambini.

Un inverno, come già indicato in precedenza, condizionato anche da condizioni meteo decisamente strabiche, che hanno portato ad un avvio di stagione con scarse precipitazioni nevose, un prosieguo altrettanto complesso con situazioni disomogenee e, per finire, con un prolungamento primaverile che ha generato molta neve, ma di poca utilità ai fini della pratica delle discipline sportive.

Qualche numero in calo, qualche località in ascesa.

Il consuntivo 2018/2019 di Skipass Panorama Turismo si chiude con risultati in calo rispetto alla stagione 2017/18, segnando pertanto una riduzione di presenze e di fatturato, quindi senza l’atteso ( e sperato) ulteriore incremento.

Complessivamente, questa stagione invernale ha segnato una riduzione delle presenze (dato nazionale) del -3,6%, mentre il fatturato dell’intero comparto, nel suo complesso,  ha ottenuto un decremento leggermente superiore, pari al -4,7%.

Un dato interessante, che emerge dalla rilevazione a consuntivo di Skipass Panorama Turismo, è quello relativo alla differenza registrata tra arrivi/presenze dei nostri connazionali e quelle registrate relativamente alla clientela straniera.

Emerge, infatti, come il decremento segnato dalle presenze degli Italiani (-4,9% sui dati nazionali relativi alla passata stagione invernale) non sia stata pareggiata dall’incremento di arrivi degli ospiti stranieri, il cui incremento, sempre con riferimento alla precedente stagione invernale ed a livello nazionale, si è assestato ad un +1,4%.

Anche in questo caso, però, si segnalano alcune destinazioni i cui dati sono risultati estremamente positivi, soprattutto per quanto riguarda il mercato estero, ma anche per quello interno.

Altre località, come si diceva in precedenza, hanno perso anche un decimale in termini di arrivi, sia italiani che stranieri.

Una situazione complessa, di difficile interpretazione, che obbliga il sistema nel suo complesso ad un’attenta valutazione in prospettiva futura.

In merito alle destinazioni, la località che può essere considerata la «vincente» dell’inverno 2018/2019 – quindi quella che ha segnato le migliori performance tra le cosiddette «blue chips» – è Livigno, con dati in crescita, sia per quanto riguarda le presenze che il fatturato, di oltre 10 punti percentuali.

Gli stranieri in aumento, gli italiani…così così

Questi alcuni elementi che hanno caratterizzato la stagione invernale 2018/2019 sull’arco alpino e sul versante appenninico.

I due ambiti regionali leader sul prodotto «neve Italia»– che complessivamente rappresentano ben il 68,1% in termini di presenze – hanno registrato le seguenti situazioni legate ai flussi turistici:

In ALTO ADIGE le presenze sono complessivamente diminuite anche di più punti percentuali, ed a tal proposito è interessante notare come, ad esempio, in Alta Badia vi sia comunque stato un incremento degli stranieri di poco inferiore ad 1 punto percentuale, con i maggiori incrementi da parte dei clienti provenienti dalla Polonia (+18%) e dalla Repubblica Ceca (+14,9%). Per quanto riguarda il mercato interno, è la Lombardia la prima regione di provenienza con il 17,8%, seguita da Lazio (16,9%) e da Toscana (15,2%). In Val Gardena, invece, i maggiori incrementi di clientela estera si sono avuti dall’Olanda, Gran Bretagna ed Austria, mentre si confermano Lombardia e Lazio come prime regioni di provenienza della clientela interna (rispettivamente con il 21,4% ed il 19,7%), seguite dall’Emilia Romagna. Si segnala altresì come – ad esempio nella regione Kronplatz – l’incremento maggiore si sia avuto con riferimento ai residenti in Repubblica Ceca (+9,9%), Austria (9,7%) e Slovacchia (+9,4%), mentre la maggior quota di mercato interno proviene da Veneto (23,6%), Lombardia (19%) ed Emilia Romagna (14,5%);

L’andamento delle presenze in TRENTINO ha seguito, per sommi capi, quanto avvenuto in provincia di Bolzano, con indicatori in calo anche per quanto riguarda il fatturato del settore. Tendenza, questa verificatasi a Madonna di Campiglio, Pinzolo e Val Rendena come in Val di Sole, a Moena, San Pellegrino e Falcade e nelle Valli di Tures e Aurina. In Val di Fassa la crescita degli ospiti stranieri (soprattutto polacchi – che hanno segnato un +6% e rappresentano il primo mercato straniero di riferimento – cechi con +10,2% e danesi con + 3,5%) non è stata sufficiente a recuperare la perdita di circa 5 punti sul mercato interno. Anche a San Martino di Castrozza si è avuto un incremento degli ospiti stranieri, in particolar modo di polacchi (+42%), croati (+29%) e inglesi (+23%), ma anche in questo caso tale crescita non è stata sufficiente per recuperare la perdita avuta sul mercato nazionale. Su questa linea anche l’area della Paganella, dove però la riduzione si è avuta tanto sul mercato interno (con il Lazio prima regione di provenienza, seguita da Lombardia ed Emilia Romagna), quanto sui mercati esteri;

In LOMBARDIA (regione che detiene una quota di presenze sul prodotto «neve Italia» pari al 8,4%) i dati più positivi si sono registrati a Livigno che vede soprattutto un incremento dei clienti stranieri, in particolar modo dei residenti in Polonia ed in Repubblica Ceca (in ambedue i casi con incrementi del +20%) ma anche dei tedeschi (+15%). La maggior quota di clienti nazionali proviene dalla Lombardia (50%), Emilia Romagna (15%) e Toscana (10%). Sempre in Lombardia buone performances anche per Madesimo, dove si segnano incrementi soprattutto dal Regno Unito (+24%), dalla Svizzera (+14%) e dalla Germania (+11%). Anche in quest’area il mercato regionale rappresenta quello più rilevante, con una quota del 75% sul totale nazionale;

Anche in PIEMONTE (regione che detiene una quota di presenze sul prodotto «neve Italia» pari al 7,2%) si registra un incremento di arrivi e presenze; in particolare, nel comprensorio della Via Lattea (Sestriere, Sauze d’Oulx, San Sicario, Claviere e Monginevro) gli incrementi di ospiti stranieri si sono avuti dal Regno Unito (+2%), dalla Scandinavia e dalla Francia (ambedue con un +4%), mentre la clientela italiana proviene in particolar modo da Toscana (27%), Lazio (18%) e Sicilia (15%). A Bardonecchia si segnala una diminuzione sia di presenze che di fatturato, con il maggiore incremento di arrivi stranieri dall’Olanda (+10%) e dalla Cina (+8%);

In VENETO (regione che detiene una quota di presenze sul prodotto «neve Italia» pari al 7,2%) si registrano dati complessivi in riduzione, con Cortina d’Ampezzo che però vede incrementare le presenze complessivamente di due punti percentuali, grazie soprattutto al +89% dei clienti provenienti dall’Asia, il +60% dei clienti argentini ed il +54% dei residenti in Cina. Ad Arabba sono aumentati gli arrivi dei residenti nei Paesi Nordici, quelli provenienti dalla Slovenia e Croazia come pure i clienti della Repubblica Ceca;

In VALLE D’AOSTA (regione che detiene una quota di presenze sul prodotto “neve Italia” pari al 5,7%) si registra una riduzione della quota di presenze, in linea con l’andamento nazionale. In particolare, a Breuil Cervinia l’80% della clientela è straniera, con prevalenza di residenti in Regno Unito ed, a seguire, residenti nei Paesi del nord Europa, ma si segnala un forte incremento dal Nord America; a Gressoney, invece, la clientela straniera proviene in prevalenza da Svezia, Germania e Regno Unito;

In FRIULI VENEZIA GIULIA (regione che detiene una quota di presenze sul prodotto «neve Italia» pari al 1,3%) l’andamento segue la linea nazionale;

Il restante 2,1% della quota di presenze turistiche che fanno riferimento al prodotto «neve Italia» è invece distribuito negli ambiti appenninici; ambiti che hanno riscontrato anch’essi difficoltà, soprattutto per l’area dell’Abetone, ma anche per le destinazioni abruzzesi, laziali, calabresi e per l’area etnea. Unica eccezione il Cimone, che mantiene le posizioni rispetto alla passata stagione invernale.

L’importanza della qualità dei servizi e la redditività con l’indicatore EBITDA

Tra i servizi più apprezzati da parte degli ospiti, si segnalano i seguenti:

– la disponibilità di wifi nelle strutture ricettive e nella ski area;

– la possibilità di praticare attività outdoor particolari, siano esse con sci o senza;

– opzioni outdoor leggere, da praticare con la famiglia (kinder friendly);

– la possibilità di “salire in quota” nei rifugi e di trovare lì opportunità ed esperienze;

– servizi dedicati ai piccoli ospiti, che devono essere presenti nelle strutture, sulle piste e nella località in generale;

– servizi studiati appositamente per gli animali da compagnia;

– opportunità serali, come possono essere la ristorazione in quota

(raggiungibile con la motoslitta), aprés ski, etc.;

Continua la crescita relativa alla richiesta di servizi di noleggio attrezzature, e ciò si deve all’incremento degli ospiti stranieri che desiderano viaggiare comodamente, senza attrezzature al seguito.

Nella fase consuntiva, Skipass Panorama Turismo ha voluto inoltre confermare l’indicatore ultimamente utilizzato, che è l’EBITDA (Earning Before Interest Taxes Depreciation and Amortization)1, vale a dire il risultato aziendale prima degli interessi, imposte ed ammortamenti, ovviamente basato sulle vendite/fatturato della stagione invernale nella sua complessità.

Si tratta di un parametro che riteniamo di grande interesse perché se le presenze ed i fatturati sono elementi di valutazione sì interessanti ma non esaustivi circa la redditività, l’EBITDA non lascia scampo alla singola interpretazione, in quanto indica la redditività aziendale, indipendentemente dal fatturato e/o dalle presenze stesse.

Si conferma come Skipass Panorama Turismo svolga questa attività grazie all’interpretazione di tutti quegli indici utili a comprendere i fenomeni che hanno condizionato – e condizioneranno in futuro – il settore più complesso del Turismo italiano – che è appunto quello della montagna bianca: un settore, questo, che vede il coinvolgimento di diversi servizi; da quello ricettivo agli impianti di risalita, da quello ristorativo alle scuole di sci, dalle opzioni di divertimento e svago alle opportunità di benessere, dalle seconde case al sistema dei consorzi turistici, etc.

Il modello di analisi di Skipass Panorama Turismo prende infatti in esame l’insieme degli operatori che ruotano attorno al «sistema neve», perché solo in questa maniera è possibile avere un quadro scientifico ed attendibile di questo settore, sottoponendo ad analisi ben 61 destinazioni a livello nazionale.

Presenze e fatturati in calo per strutture ricettive e scuole sci

La stagione invernale 2018/2019 si chiude, per il comparto del «sistema neve italiano» – in tutte le sue componenti che vanno dal settore ricettivo a quello ristorativo, dagli impianti alle scuole di sci, dai servizi di noleggio al commercio sino dal divertimento, leisure, etc. – con un decremento delle presenze pari al -3,6% ed una parallela riduzione del fatturato complessivo del «sistema montagna bianca» del -4,7% rispetto ai dati dello scorso anno.

Altro dato rilevante è quello che fa riferimento all’EBITDA, che per le imprese della filiera turistica nel loro complesso è diminuito del -11,1%. Nell’inverno 2018/2019 il comparto ha quindi perso, nel suo complesso, rispetto alla precedente stagione invernale, una quota economica di rilievo, pari a circa 513 Milioni di Euro, riportando il fatturato del settore al di sotto dei 10 Miliardi e ó di Euro, più precisamente a 10 Miliardi 409 Milioni di Euro.

Tra i dati emersi dalla rilevazione, riportiamo alcuni tra quelli considerati più rilevanti:

Per quanto riguarda le strutture ricettive a livello nazionale, emerge che, rispetto alla stagione 2017/18:

vi è stata un decremento di presenze pari al -4,2%;

il fatturato è anch’esso diminuito, in maniera leggermente superiore: -5,7%;

l’EBITDA ha subito una decrescita – rispetto ai dati positiviriscontrati lo scorso anno – consistente, pari ad un -14,2%;

complessivamente, nella stagione 2018/2019 i prezzi delle strutture ricettive sono aumentati del +6,3%;

la clientela delle strutture ricettive è composta, a livello nazionale, per il 43,3% da clientela italiana e per il restante 56,7% da ospiti stranieri;

la regione italiana che genera i maggiori flussi di clientela per la montagna bianca italiana è la Lombardia, seguita da Lazio ed Emilia Romagna; si confermano quindi, nelle prime tre posizioni della classifica, le stesse regioni dellapassata stagione;

la nazione dalla quale provengono i maggiori flussi di ospiti stranieri è il Regno Unito, seguito dalla Repubblica Ceca e dalla Germania; rispetto allo scorso anno conquista la vetta il Regno Unito in salita di due posizioni, cresce la Repubblica Ceca mentre continua a perdere posizioni la Germania;

la nazione dalla quale si sono avuti, nel corso dell’ultima stagione invernale, i maggiori incrementi di arrivi e presenze è la Polonia seguita da Russia, in forte crescita rispetto alla passata stagione, e dal Regno Unito in calo rispetto all’inverno 2017/2018; seguono, poi, Germania e Belgio;

i clienti fedeli, che sono tornati nella stessa struttura dello scorso anno, rappresentano il 47,3% del totale della clientela (erano il 45,1% lo scorso anno e il 51,9% due inverni fa);

la permanenza media degli ospiti è stata di 5,1 giorni, in riduzione rispetto allo scorso anno (5,3 giorni) ma comunque superiore rispetto all’anno precedente (4,8 giorni);

il rapporto prezzo/qualità è stato – anche quest’anno  il primo elemento che ha condizionato la scelta della clientela, seguito dalle offerte promozionali interessanti;

il prezzo medio per persona per una settimana bianca, con trattamento di mezza pensione, è stato di 674,20 euro, contro i 671,12 euro della passata stagione ed i 628,40 euro della stagione ancora precedente;

per la prossima stagione invernale (2019/2020) la maggior parte degli operatori del settore ricettivo intende «effettuare interventi strutturali», poi «aumentare le tariffe», «aumentare i pacchetti promozionali» e, successivamente «aumentare gli investimenti pubblicitari» e «stringere nuovi accordi commercialicon T.O. e AdV».

Per quanto riguarda le scuole di sci a livello nazionale, emerge che, rispetto alla scorsa stagione invernale:

vi è stata un decremento di presenze, nelle scuole di sci italiane, pari al -3,7%;

il fatturato si è anch’esso ridotto, in maniera leggermente superiore, attestandosi al -4,9%;

la clientela delle scuole di sci è composta per il 65,3% da italiani e per il restante 34,7% da ospiti stranieri; la percentuale di clientela straniera cresce leggermente rispetto alla passata stagione (59,4% gli stranieri, 40,6% gli italiani);

le richieste della clientela riguardano per il 55,0% i corsi individuali e per il restante 45,0% quelli collettivi; lo scorso inverno la quota di richieste di corsi individuali era pari al 46,3%;

in merito alle discipline, il 79,5% dei corsi riguarda lo sci alpino (rappresentava l’83,3% lo scorso anno, il 79,0% due anni fa ed il 75,4% tre inverni fa), il 15,9% lo snowboard (rappresentava il 10,8% lo scorso anno, il 12,1% due anni fa ed il 10,5% tre inverni fa), il 2,4% lo sci di fondo (era il 2,8% lo scorso anno) ed il 1,2% il freeride (era il 2,0% lo scorso anno);

la regione italiana che genera la maggiore quota di clientela per le scuole di sci nazionali è il Lazio, seguita dal Veneto in aumento rispetto alla passata stagione e dalla Lombardia, in linea con la passata stagione;

la nazione dalla quale provengono i maggiori flussi di ospiti stranieri per le scuole di sci è il Regno Unito, in linea con la passata stagione, seguito dal Belgio che sale di tre posizioni, e dalla Polonia che perde una posizione rispetto alla passata stagione;

le nazioni dalle quali si sono avuti, nel corso dell’ultimo anno, i maggiori incrementi di clientela sono state la Repubblica Ceca – new entry della stagione – seguita dal Belgio, novità – anche questa – dell’inverno 2018/2019 e dalla Polonia che sale di due posizioni;

complessivamente, nella stagione 2018/2019 i prezzi dei servizi offerti dalle scuole di sci sono aumentati del +2,3%.

Flussi turistici nazionali e strnieri per le diverse aree territoriali

Tra le aree, in quella del NORD-OVEST (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia) emerge che, rispetto alla scorsa stagione invernale:

la maggior parte della clientela italiana proviene dalla Lombardia, seguita dall’Emilia Romagna e dalla Toscana; rispetto allo scorso anno rimangono invariate le prime due posizioni mentre la Toscana guadagna una posizione salendo sul podio;

la maggior parte della clientela straniera proviene dal Repubblica Ceca, seguito dal Regno Unito e dal Belgio; nella passata stagione invernale al primo posto vi era sempre il Regno Unito seguito dal Belgio e dalla Danimarca, tutte con dati in flessione;

l’indice di internazionalizzazione nelle regioni del nordovest è stato pari al 67,6%, contro la clientela italiana che ha rappresentato il 36,4% sul totale degli ospiti;

il prezzo medio per persona per una settimana bianca, con trattamento di mezza pensione, è stato nell’area nordovest, di 652,30 euro, contro i 608,61 euro della passata stagione invernale, i 608,61 euro di due inverni fa ed i 602,18 euro di tre stagioni fa.

Tra le aree, in quella del NORD-EST (Trentino, Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia) emerge che, rispetto alla scorsa stagione invernale:

la maggior parte della clientela italiana proviene dall’Emilia Romagna (che sale di ben 3 posizioni rispetto alla stagione passata) seguita dal Lazio, che perde la leadership e dalla Lombardia, nella stessa posizione della stagione precedente;

la maggior parte della clientela straniera proviene dalla Polonia (che conquista, quest’anno, la prima posizione, seguita dal Regno Unito – che recupera diverse posizioni rispetto alla passata stagione – e dalla Germania che perde la prima posizione occupata lo scorso anno;

l’indice di internazionalizzazione nelle regioni del nord-est è stato pari al 50,6%, contro il 49,4% della clientela italiana;

il prezzo medio per persona per una settimana bianca, con trattamento di mezza pensione, è stato, nell’area nord-est, di 694,50 euro contro i 689,08 euro dello scorso anno, i 642,85 euro di due inverni fa ed i 620,80 euro di tre anni fa.

Tra le aree, in quella del CENTRO-SUD (Toscana, Emilia Romagna, Lazio, Abruzzo, Calabria, Molise, Sicilia) emerge che, rispetto alla scorsa stagione invernale:

la maggior parte della clientela italiana proviene dal Lazio, seguito dalla Toscana e dall’Emilia Romagna; rimangono occupare il secondo posto la Toscana (dopo quattro anni di assenza) che va a sostituire l’Abruzzo, arretrata in quartaposizione;

la maggior parte della clientela straniera proviene dalla Polonia che conquista il podio sostituendo la Germania – scesa al terzo posto – seguita dal Regno Unito e, appunto, dalla Germania;

l’indice di internazionalizzazione nelle regioni del centrosud è stato pari al 13,6%, contro la clientela italiana che ha rappresentato ben l’86,4% sul totale degli ospiti;

il prezzo medio per persona per una settimana bianca, con trattamento di mezza pensione, è stato, nell’area centrosud, di 435,80 euro contro 433,30 della passata stagione, i 405,71 euro dell’inverno 2016/2017, i 367,80 euro dell’inverno 2015/2016, i 335,50 euro della stagione 2013/2014 ed i 321,45 euro dell’inverno ancora precedente.