Attrezzatura

Come usare il GPS in alta montagna

Vorrei affrontare a viso aperto una tematica decisamente attuale, inerente la sicurezza in montagna. Si tratta della tecnologia GPS (Global Positioning System) e dei possibili risvolti che il suo utilizzo dispiega nel momento in cui scialpinisti, freeriders o generici attori che si muovono sulla neve debbano prendere decisioni «tattiche« legate al terreno nella speranza (si suppone motivata) che queste risultino corrette.
Il tema più generico della sicurezza in montagna è abbondantemente dibattuto e in buona sostanza si percepisce chiaramente che il livello raggiunto o raggiungibile (mai assoluto, sia ben chiaro) gps_1dipende dalla preparazione tecnica e fisica, dall’esperienza maturata e dal buon senso dei soggetti coinvolti, ma anche dalle attrezzature di cui essi dispongono. Tra queste ve ne sono alcune progettate e realizzate proprio in vista dell’ampliamento dei margini di sicurezza entro i quali è possibile muoversi. Cito ad esempio l’apparecchiatura per l’autosoccorso in valanga (Artva, pala e sonda), l’airbag da valanga ma anche il caschetto dedicato, la piccozza, i ramponi, la corda, la lampada frontale ecc.
Ora, mentre l’utilizzo di molti di questi «accessori necessari» è divenuto comune, il GPS è ancora considerato strumento non essenziale per il corredo del mountaineer. Ciò a mio avviso è un errore e proverò a dimostrarlo.
Il GPS è un sistema di localizzazione satellitare decisamente accurato, in grado di fornire ad un navigatore (spesso utente di mappe) le informazioni di cui ha esattamente bisogno:
– la propria posizione sulla Terra
(latitudine, longitudine)
– la propria quota
– la velocità e la direzione di marcia

Eliel Hindert skiing at North Cascade Heli
Eliel Hindert skiing at North Cascade Heli

Non tutti sanno che le suddette informazioni ci vengono fornite in qualsiasi parte del mondo, 24 ore al giorno, tutti i giorni, in qualsiasi condizione meteo e senza nessun costo!
Dunque di cosa abbiamo bisogno perchè il sistema GPS lavori per noi? Due sole cose: un ricevitore GPS e il nostro cervello.
I tre segmenti che compongono il sistema GPS (il segmento spaziale – il segmento di controllo – il segmento utente) lavorano insieme, armonicamente. In particolare il segmento utente, ovvero noi e tutti coloro che usano un ricevitore GPS, risulta decisamente importante. Siamo semplicemente in ascolto, certo, ma è proprio qui che entra in azione il nostro cervello. Dobbiamo infatti assicurarci che ciò che leggiamo sullo schermo del ricevitore GPS abbia un senso. Per far ciò dobbiamo sapere come funziona il sistema. Non è naturalmente questa la sede dove approfondire in modo esaudiente l’argomento.

Eliel Hindert, Mattias Evangelista skiing at North Cascade Heli
Eliel Hindert, Mattias Evangelista skiing at North Cascade Heli

Ci basti comprendere che è necessario approcciare lo strumento esattamente alla stregua di qualsiasi altro.
Se per esempio acquistiamo un apparecchio Artva per la ricerca dei sepolti in valanga e non dedichiamo tempo allo studio dei principi del suo funzionamento e alla pratica sul campo, non riusciremo a trarne un gran vantaggio nel momento in cui esso dovesse malauguratamente servirci. Togliamoci dalla testa l’idea di percorrere qualsivoglia scorciatoia. Semplicemente non ne esistono. In commercio si trovano diverse tipologie di apparecchi muniti di sensore GPS ma non tutti risultano adatti all’impiego in condizioni ambientali difficili o estreme, come quelle che spesso ritroviamo in montagna, soprattutto in inverno. Il consiglio è quello di dotarsi di ricevitori GPS dedicati all’utilizzo outdoor, dunque impermeabili, antiurto e muniti di batterie facilmente sostituibili (ricaricabili e non).
Da evitare se possibile la gran parte degli Smartphone GPS (solo alcuni modelli infatti risultano adatti allo scopo), per le motivazioni suddette. In particolare, la funzione di chiamata da cellulare risulta troppo importante in talune circostanze per rischiare di perderla a causa di un consumo eccessivo delle batterie dovuto all’utilizzo continuativo del sensore GPS, all’esposizione dello strumento alle intemperie e al freddo, al rischio di cadute accidentali.
Tra i tanti prodotti in commercio scegliamo tra quelli di qualità riconosciuta e orientiamoci senza esitazioni sui ricevitori in grado di gestire cartografia dedicata (Mapping receiver).
A proposito di mappe, va considerato attentamente il fatto che la loro funzione descrittiva non è che un formidabile strumento atto a favorire taluni comportamenti o, al contrario, a renderne sostanzialmente impensabili altri. Esse sono dunque rivolte all’azione. Chiaro è che la sintesi tra informazioni fornite all’utente dal ricevitore GPS e quelle desunte dal supporto cartografico in uso, consente una relazione con l’ambiente in larga parte cosciente, in grado di agevolare comportamenti pianificati (ad esempio l’esecuzione di una gita in montagna) cosi come di risolvere situazioni impreviste, indotte dall’evolversi della situazione sul campo.

Voglio farvi un esempio concreto. L’immagine che vedete a centro pagina, propone il versante di una montagna innevata sul quale è bene evidente un canale sciabile (in colore verde) che parte dalla gps_cartinavetta e giunge in zona piste non presentando interruzioni o problemi di sorta. D’altro canto dalla vetta, a breve distanza dal precedente, parte un secondo canale (in colore rosso) che ben presto si interrompe al di sopra di una quinta di rocce verticali. Esso risulta apparentemente sciabile dall’alto, ma lo è solo per poche centinaia di metri. Si interrompe in un luogo estremamente pericoloso, per giunta difficile da raggiungere dal basso.
In caso di nebbia o scarsa visibilità è molto facile confondere l’ingresso dei due canali. In talune situazioni diviene addirittura improbabile riconoscere l’uno dall’altro. Ebbene, in circostanze come queste il ricevitore GPS (in abbinamento all’uso del cervello) è in grado di fornirci indicazioni precise ed inequivocabili su quale dei due ingressi ai canali è quello giusto. Poche decine di metri, come vedete, possono fare molta differenza.
Continuando a parlare di metri, la precisione tipica del sistema GPS in navigazione semplice (quella adottata dai ricevitori di utilizzo più comune nella pratica sportiva outdoor) è +/- 7-15m in Orizzontale e +/- 12-35m in Verticale. Ciò significa che risulta perfettamente compatibile con il 99% degli usi che si fanno del dato geografico, soprattutto per le discipline che si svolgono a contatto con il suolo, la neve o l’acqua.
Le funzioni tipiche di un ricevitore GPS sono quelle di tracciatura del percorso che si sta effettuando e/o di memorizzazione di eventuali punti di interesse (waypoint). Tracce e waypoint potranno essere in seguito condivisi con altri utenti mediante il formato di scambio dati GPS più diffuso, ovvero il GPX (gps exchange format). Peraltro la tracciatura di un itinerario e/o la memorizzazione di waypoint possono essere eseguiti direttamente su PC sulla base di opportuna cartografia (fase di valutazione e programmazione dell’uscita).
Una volta trasferiti sul ricevitore GPS i dati GPX serviranno a seguire in modo disinvolto e sicuro qualsiasi itinerario, anche se tormentato come sovente accade per quelli terrestri (funzione di Trackback o inseguimento della traccia) e/o per rintracciare sul terreno eventuali waypoint. Si pensi ad esempio alla ripetizione di un itinerario scialpinistico, per racchette da neve o freeride.
I moderni ricevitori GPS dedicati all’outdoor montano normalmente un altimetro barometrico e una bussola elettronica. Il primo sensore migliora notevolmente il dato di quota GPS (computato normalmente attraverso la rete satellitare), mentre il secondo consente l’indicazione del nord e il contestuale orientamento della mappa anche quando si è fermi (operazione altrimenti impossibile per il GPS). Mi sento di consigliare entrambi gli upgrade.
A prescindere da ogni altra considerazione, voglio ricordare il caso di un eventuale soccorso richiesto in zona impervia e selvaggia. A quel punto la comunicazione eventualmente passata ai soccorritori in merito alla posizione del, o dei malcapitati (latitudine, longitudine, quota) aumenterebbe drasticamente le possibilità di successo dell’operazione, limitandone i tempi e migliorandone la logistica. Non è certamente cosa di poco conto.
In conclusione, mi pare che il ricevitore GPS outdoor possa e forse debba entrare a pieno titolo a far parte della dotazione di sicurezza dei numerosi frequentatori della montagna innevata, laddove l’orientamento risulta ancora più difficoltoso a causa del numero esiguo di elementi di riferimento «affioranti» e delle spesso precarie condizioni meteorologiche.
Il modo migliore per approcciare la tecnologia GPS è senz’altro quello di partecipare ad un corso teorico-pratico in grado di sviscerare gli argomenti più interessanti e di farvi percepire sul campo l’efficacia dello strumento. Se ne trovano ovunque oramai, generalmente proposti a costi abbordabili.
E… buona navigazione!


Massimo Gherardi
51 anni, agronomo esperto di cartografia e sistemi informativi geografici; consulente del ministero affari esteri e di ifad (international fund for agricultural development) per la gestione delle informazioni geografiche; docente a contratto presso la facoltà di agraria dell’università di bologna nel campo della geomatica; assiduo frequentatore della montagna

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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