Attrezzatura

Conosci te stesso e…

C’è una buona notizia. I tempi in cui era una sofferenza trascorrere una giornata sugli sci, con i piedi che ci ringraziavano quando si toglievano gli scarponi sono ormai finiti. Oggi le aziende hanno fatto dei passi da gigante sia in termini di materiali che per quanto riguarda il comfort. Tutto questo però presuppone che venga fatto un acquisto oculato in base alle nostre caratteristiche sia fisiche che tecniche. Per fare questo bisogna seguire alcune accortezze. Conoscersi e sapere come sono fatti gli scarponi sono il punto di partenza corretto per fare la scelta giusta, permettendoci di stare con i piedi caldi e senza dolori tutto il giorno, sia che si utilizzino scarponi turisti sia modelli più prestazionali

Dimmi come sei e ti dirò…
La prima leggenda da sfatare è quella legata alla taglia. Un tempo, ma purtroppo succede ancora oggi, si era soliti acquistare scarponi di una o due taglie più grandi magari per utilizzare due paia di calzettoni nella speranza che i piedi rimanessero caldi. Niente di più sbagliato. Lo scarpone da sci va acquistato della stessa misura del piede, proprio come avviene per qualsiasi altro tipo di scarpa. Anzi, le scarpette di nuova generazione si adattano al piede grazie al calore come se fossero fatte su misura. Fatta questa premessa dobbiamo capire com’è fatto il nostro piede. Un tempo ci si limitava a misurare la lunghezza. Oggi si misura anche la larghezza e l’altezza del collo per poter determinare il volume che questo occupa. Da ultimo, ma non da meno, ricordatevi di valutare come sono i vostri polpacci. Quasi tutti i modelli hanno un supporto posteriore rimuovibile. Se come me avete giocato a pallone per molti anni provate a toglierlo e sentite se in questo modo lo scarpone è comodo anche nella parte alta. I modelli attuali hanno rastrelliere mobili che permettono un adattamento totale. Se nonostante tutto lo scarpone stringe ancora troppo cambiate modello perché altrimenti vi troverete con la circolazione bloccata e i piedi informicolati e freddi.

 

Dimmi come scii e ti dirò…
Le categorie degli scarponi sono tre: Race, Allround Top Level e Allround. Se le case hanno investito per creare linee differenti una ragione ci sarà. Non si tratta di aumentare le vendite, bensì di dare maggiore possibilità di scelta per chi scia. Lo so, è capitato anche a me. Tutti vorremmo utilizzare gli attrezzi in uso ai campioni. Non cadiamo in questo errore. Rocca, Razzoli o la Ceccarelli sono di un’altra categoria. Inoltre bloccano completamente il piede per avere la migliore sensibilità ma aprono gli scarponi al termine di ogni discesa. Abbiamo bisogno di tutto questo? Direi di no. Le categorie si differenziano per volumetria e durezza delle plastiche. Gli Allround sono scarponi più larghi e voluminosi con scarpette dotate di imbottiture che permettono di stare comodi per tutta la giornata. Non si pensi però a degli entry level. Anche per questi la tecnologia utilizzata è ai massimi livelli. Man mano che si cambia categoria lo scafo, parte che accoglie il piede, si restringe di circa un dieci per cento e le scarpette anno minori imbottiture. Il concetto è semplice. Scarponi più affusolati consentono di piegare maggiormente senza rischiare di toccare la neve perdendo il controllo; minor imbottitura ci permette di avere reazioni più immediate a maggior sensibilità. Questo va inevitabilmente a discapito del comfort. Un altro aspetto che cambia è il flex. Spiegheremo dopo di cosa si tratta ma, come per gli altri fattori dev’essere adeguato al livello. In generale gli Allround sono ideali per quanti sono agli inizi o prediligono il comfort, i Top Level sono un giusto compromesso tra comodità e sensibilità mentre i Race… beh, lasciamoli agli agonisti o ai super patiti della tecnica.

Facciamolo a pezzi!

Com’è fatto uno scarpone. Di quali parti è composto. Per spiegarvelo lo abbiamo smontato analizzandolo pezzo per pezzo. Ovviamente le case hanno sistemi costruttivi diversi. Vediamo quelli comuni.
Scafo e Gambetto
Sono le due parti esterne dello scarpone. Il guscio. Entrambe sono fatte di plastiche più o meno rigide. Lo scafo è la parte bassa, quella che avvolge la pianta del piede e che varia da una categoria all’altra. Oltre alla lunghezza lo scafo varia in larghezza. Si passa dai 104 millimetri ai 92. È fondamentale conoscere la larghezza del proprio piede perché anche un solo millimetro può fare la differenza tra comfort e supplizio. Ultima misura dello scafo è la diagonale, ovvero quella misura che va dal tallone al collo del piede. Il gambetto è invece la parte alta, quella che fascia caviglia, tibia e polpaccio. Il compito del gambetto è quello di aiutare nel mantenere la conduzione dello sci sulla linea della curva.
Canting
Prendiamo uno scafo, posizioniamo sopra un gambetto. Il loro assemblaggio determina il canting. Il punto di fissaggio è sopra il malleolo e avviene mediante con una vite o una doppia vite. Ma a cosa serve? Semplice. Se abbiamo una tendenza al valgismo (gambe a X) o al varismo (gambe a parentesi) è importante che il gambetto assecondi questa tendenza per permettere allo scafo di stare in posizione piatta e il piede in piano all’interno della scarpa. Come regolarlo? Ecco delle semplici indicazioni che è meglio mettere in pratica con l’aiuto di uno ski mena che abbia seguito i corsi dell’associazione. Fase 1: svitare completamente le viti, infilare gli scarponi e agganciare gli attacchi. Fase 2: simulare il piegamento con 4 o 5 flessioni. Fase 3: fissare le viti e quindi il canting. Per fare questa prova è necessario mettersi su un terreno piano e non allarmatevi se i canting dei due scarponi è differente, la nostra parte destra non sempre coincide con la sinistra. Un altro aspetto del canting sono le borchie o la vite situata nella parte posteriore dello scarpone. Questa serve a variare il flex index. Con questo accorgimento le aziende hanno ovviato al problema di scarponi della rigidità fissa. Sciare con -20 o +6 non è la stessa cosa, così com’è differente la flessibilità in negozio. Mezzo giro di vite o un paio di borchie e il flex index varia.
Flex Index
È il numero che indica la durezza delle plastiche. Purtroppo questo dato non è assoluto ma varia per ogni casa. Un 100 di flex degli scarponi del gruppo Tecnica, Nordica e Dolomite non corrisponde infatti a un flex dello stesso valore del gruppo Rossignol-Lange o del gruppo Atomic-Salomon. Il piegamento determina il miglior controllo dello sci. Uno scarpone troppo rigido può causare un bloccaggio di ginocchia e caviglie, mentre uno troppo morbido un cedimento repentino. Fondamentalmente, mentre lo scafo è fisso sullo sci il gambetto deve potersi piegare in modo progressivo. L’obiettivo di uno scarpone destinato a sciatori alle prime armi è quello di permettere un corretto piegamento e una posizione posturale più eretta. Man mano che si passa alle categorie superiori l’obiettivo sarà il bloccaggio del piede all’interno dello scafo e l’irrigidimento delle plastiche per poter trasmettere integralmente la forza che si scarica sullo sci attraverso il piegamento. L’evoluzione più marcata di questi ultimi anni è stata la realizzazione di uno scafo con plastiche a doppia densità: la parte bassa è più rigida, mentre quella più alta, dove lo scafo si sovrappone per la chiusura dei ganci, è più morbida.
Scarpetta
È una parte fondamentale dello scarpone. Fatta di materiale morbido questa si modella al piede. Nelle aziende le scarpette vengono seguite da un reparto dedicato. Le scarpe possono essere più spesse e morbide per chi predilige il comfort o più sottile per sciatori più tecnici. In alcuni casi ad uno scafo possono corrispondere più scarpette abbinabili. Una scarpetta più spessa e più morbida è più calda e confortevole, ma meno sensibile. Questa è destinata alla fascia turistica o chi predilige il comfort. Al contrario, una scarpetta meno spessa risulta molto più sensibile e sarà rivolta a quella fascia di sciatori più tecnici. Le scarpette usate dagli agonisti potrebbero essere dotate di stringhe. Queste vanno calzate e legate come una vera e propria scarpa, quindi infilate nello scafo solo in un secondo momento. Quest’anno sono state presentate scarpette con all’interno delle camere d’aria gonfiabili con una pompetta per riempire gli spazi vuoti. Anche in questo campo la ricerca continua.
Plantare
Tutte le aziende produttrici di scarponi inseriscono all’interno della scarpetta un sottopiede standard che non ha nulla di ortopedico. Questo sottopiede sarà più spesso e morbido per gli scarponi di fascia turistica, più fine e rigido per quelli di categoria Race. E’ comunque sempre possibile inserire plantari personalizzati per migliorare la sensibilità o ortopedici. In particolare, per risolvere i problemi di mal di schiena causati dalle vibrazioni provenienti dal terreno duro e ghiacciato, sono disponibili solette da inserire sotto la scarpetta in grado di annullarle completamente.
Leve di chiusura
Le leve di chiusura, tre per gli scarponi turistici e quattro per quegli più tecnici, sono realizzati in metallo o in leghe di alluminio ma anche in plastica con parti metalliche affogate. La chiusura è composta dal gancio, che può avere una leva estendibile per un’apertura più agevole o un sistema per bloccare le aperture accidentali (gara), dalla bussola, che si trova all’interno del gancio con una vite per la regolazione della lunghezza (microregolazioni), e dal ponte, che cambia lunghezza a seconda del posizionamento sullo scarpone (più corto nella parte bassa e più lungo sul gambetto). L’altra metà della chiusura è composta dalla dentiera, ovvero il rastrello dove s’inserisce il gancio. In alcuni modelli quest’ultima può estendersi fino a 7 centimetri per facilitare la chiusura a quanti hanno i polpacci grossi.
Accessori
Tacchi e punte: è fondamentale che siano sempre perfetti. In caso d’usura o danneggiamento è possibile sostituirli onde evitare d’intaccare la sicurezza e il funzionamento dello sganciamento degli attacchi e per far sì che le altezze e gli spessori siano sempre a norma. Sono realizzati in gomma per dare un effetto antiscivolo sul ghiaccio o sulla neve dura. Paracqua: è un accessorio posto nella punta dello scafo e serve a evitare l’entrata della neve e le conseguenti umidità e raffreddamento dei piedi. Ski walk: alcuni scarponi sono dotati di questo accessorio per sbloccare il gambetto e avere una camminata più naturale e comoda.
Scarponi lady
Da qualche anno le aziende hanno valorizzato il mercato femminile producendo scarponi specifici. La finalità è quella di migliorare il posizionamento del piede all’interno dello scafo, con l’altezza del tacco maggiore rispetto a quella degli uomini. Il gambetto è più basso di 1 – 1,5 cm rispetto a quello maschile per compensare l’attaccamento più basso del muscolo sul polpaccio della donna e la scarpetta ha un’imbottitura più spessa in prossimità del tendine perché la zona sopra il tallone è più sottile. Alcune scarpette sono realizzate con materiali a maggiore tenuta termica con interno in pile o ecopelliccia per combattere il freddo e essere più comode. Inoltre in alcuni casi si può trovare con una doppia imbottitura sul collo del piede per evitare il formicolio. La ricerca di materiali tecnicamente migliori ha portato anche all’utilizzo di piumino d’oca per l’imbottitura  della scarpetta essendo un materiale naturale, leggero, caldo e morbido, in grado di spostarsi più facilmente degli altri e andare a riempire meglio gli spazi vuoti.

La prova del… lo scarpone

Viste le premesse possiamo dire che non esiste una marca o un modello migliore ma solo un prodotto che soddisfa meglio le esigenze personali. Più che ascoltare i consigli degli amici rivolgetevi a negozi ben forniti e effettuate più prove. Per fare questo portate con voi le calze che utilizzate normalmente per sciare. I numeri che vedete sullo scarpone sono la misura espressa in centimetri che potete determinare con gli appositi attrezzi del negozio. Stabilita la lunghezza, la conformazione del piede e del polpaccio passate alla prova vera e propria. La prima cosa da valutare è la «facilità d’ingresso». In negozio la temperatura elevata rende la manovra più agevole rispetto a quando vi trovate sulla neve. A causa del freddo le plastiche s’irrigidiscono e infilare gli scarponi può diventare una manovra da contorsionisti. Ora il vostro piede è infilato. Fate attenzione. La prima sensazione è quella che sia troppo piccolo con le dita che toccano in punta. Non siate precipitosi. Chiudete i ganci a partire dalla punta facendo attenzione che il tallone sia arretrato. A questo punto, stando dritti, le dita devono sfiorare la punta della scarpa e arretrare leggermente quando vi flettete. Quando vi piegate il tallone non deve sollevarsi, se ciò avviene significa che lo scarpone è troppo grande. La scarpetta tenderà a cedere e si conformerà al piede, quindi ora dev’essere giusta. Avete individuato lo scarpone giusto? Bene, allora indossate anche l’altro. Teneteli addosso un paio di minuti, meglio se in piedi con le tibie appoggiate al gambetto. A questo punto siete quasi pronti. Non vi resta che indossarli una mezz’ora in casa o farli scaldare un paio di minuti con un phon apposito per far conformare ai piedi la scarpetta e quindi via, le piste vi aspettano!  
Consiglio: che siate sciatori esperti o principianti non stringete al massimo gli scarponi appena iniziate a sciare. Sia che siate reduci da un viaggio o da una camminata dall’hotel le pulsazioni cardiache saranno inevitabilmente più basse di quelle che raggiungerete nel corso dell’attività sportiva. Stringere subito i ganci creerà uno shock con la conseguente diminuzione dell’afflusso del sangue nelle zone periferiche del piede. Risultato? Formicolio e raffreddamento, meglio calzarli con una chiusura media, fare qualche discesa così d’aumentare le pulsazioni e la circolazione, quindi stringere gradatamente i ganci. Dopo qualche discesa vi renderete conto di poter stringere i ganci come non avreste immaginato poche ore prima.    3

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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