Attrezzatura

Le parti dello scarpone

Sicuramente l’evoluzione nella costruzione degli scarponi ha in questi ultimi anni subito un’impennata, dando impulsi e motivazioni alle aree tecniche delle aziende che per troppo tempo erano rimaste ferme lasciando che l’intero mercato si concentrasse sullo sviluppo dell’attrezzo sci. Al pari di qualsiasi scarpa sportiva che utilizziamo quotidianamente -calcio, tennis, corsa e quant’altro- lo scarpone da sci deve essere scelto della stessa misura del piede. È quindi assolutamente vietato acquistarlo in numeri maggiori (mi è già successo di vedere sciatori con scarponi di due numeri più grandi!). È altresì molto importante sceglierlo nella categoria a cui si appartiene: lo scarpone deve essere abbinato al proprio livello tecnico e alla conformazione del proprio piede. Le categorie degli scarponi sono: Race, Allround Top level ed Allround. Due sono le caratteristiche che separano queste categorie: la volumetria in cui verrà alloggiato il piede e la durezza delle plastiche. Per coloro che desiderano avvicinarsi a questo sport le aziende realizzano scarponi più comodi e voluminosi per permettere loro di evitare i tipici problemi che si incontrano praticando questo sport: dolori ai piedi, crampi e raffreddamento. Gli scarponi di questa categoria, la Allround, sono più larghi e voluminosi e dotati di scarpette più imbottite per dare un alloggiamento al piede più comodo e confortevole durante le ore trascorse sugli sci. Man mano che si passa alla categoria successiva gli scafi vengono progressivamente “asciugati” di un dieci percento (termine tecnico usato dagli addetti ai lavori per descrivere il restringimento dello scafo). Un consiglio che tutti gli sciatori, dai più esperti ai principianti, dovrebbero seguire è quello di non stringere al massimo i ganci degli scarponi al mattino quando si inizia a sciare. Al momento di calzare gli scarponi, infatti, che si sia reduci da un viaggio in macchina o in pulmann o in casa propria o in hotel, le pulsazioni del cuore saranno molto basse perché non si ha ancora iniziato l’attività sportiva (50 – 60 battiti). Se si stringono subito i ganci degli scarponi per avere il piede più fermo e bloccato, si andrà a creare uno shock che porterà a diminuire l’afflusso del sangue nelle zone periferiche del piede fino alle dita, con una conseguenza molto comune, il formicolio e il raffreddamento. Consiglio quindi di calzare gli scarponi con una chiusura media e di effettuare alcune discese di riscaldamento per prendere confidenza con l’attrezzatura e con le condizioni del manto nevoso. Dopo un paio di discese, le pulsazioni saranno aumentate e così anche la circolazione periferica e solo allora sarà possibile stringere ulteriormente i ganci. Lo scarpone si compone di una parte esterna (hard), ovvero la carrozzeria completa di ganci e accessori, e di una parte interna, la scarpetta, morbida ed accogliente.

Scafo e gambetto
La parte hard è composta a sua volta da uno scafo e da un gambetto. Questi due elementi hanno in comune la durezza delle plastiche che deve essere abbinata alla categoria di appartenenza. Con il termine scafo si intende descrivere la parte bassa, ovvero quella che avvolge la pianta del piede e che varia da una categoria a un’altra, andando da un massimo di 104 mm di larghezza a un minimo di 92, la misura usata dagli atleti. E’ molto importante conoscere la larghezza della pianta del proprio piede, che può essere misurata direttamente in negozio attraverso sistemi o macchine abbastanza comuni. Ed è altrettanto importante riuscire a individuare, con l’aiuto del negoziante, lo scarpone la cui durezza sia abbinata al proprio livello tecnico. Non dimenticare che la variazione anche di un solo millimetro della larghezza dello scafo rispetto a quella del piede può essere determinante.  Un’altra misura dello scafo che cambia da una categoria a un’altra è la diagonale, vale a dire la linea che va dal tallone al collo del piede. Nello scarpone da turismo questa linea è più ampia perché deve agevolare la calzata. Il gambetto è la parte alta ed è quella che fascia la caviglia e la tibia. Con l’avvenuto degli sci carving, il gambetto deve aiutare lo sciatore a mantenere meglio la conduzione degli sci sulla linea della curva.

Flex Index
L’abbinamento dello scafo e del gambetto determina il flex dello scarpone (durezza della plastica) che varia nello scarpone da adulto tra 40 e 150 e negli scarponi Junior tra 30 e 100. La durezza della plastica degli scarponi viene misurata con il Flex Index che purtroppo varia da un’azienda a un’altra. Un 100 di flex degli scarponi del gruppo Tecnica, Nordica e Dolomite non corrisponde infatti a un flex dello stesso valore del gruppo Rossignol-Lange o del gruppo Atomic-Salomon. La durezza di uno scarpone determina, attraverso il movimento del piegamento, un controllo migliore degli sci. Un errato acquisto può causare due problemi: scarponi troppo duri e sproporzionati al livello tecnico possono causare il bloccaggio delle articolazioni interessate, ovvero caviglie e ginocchia, mentre scarponi troppo morbidi potrebbero non reggere il peso dello sciatore in fase di piegamento lasciando cadere troppo velocemente le ginocchia sullo sci. Per dare alcuni punti di riferimento, la categoria Allround ha durezze comprese tra 40 e 90, mentre la categoria Allround Top level ha durezze comprese tra 100 e 120. Nella categoria Race, dove la larghezza dello scafo è molto contenuta, si possono trovare durezze che vanno da 100 fino a 150. Mentre lo scafo è fisso sullo sci, grazie all’attacco, il gambetto si deve piegare in modo progressivo, senza cedere. Queste due parti separate devono «fondersi» in un tutt’uno per dare allo sciatore la risposta più corretta, immediata e precisa. È il cosiddetto effetto rebound che comincia con la trasmissione dallo scarpone allo sciatore delle sensazioni ricevute dalla neve e termina con la trasmissione delle stesse dallo sciatore allo sci attraverso il suo gesto tecnico. Naturalmente, più elevato sarà il livello tecnico dello sciatore, maggiore sarà la sua capacità di «ascolto» delle sensazioni trasmesse dallo scarpone. L’obiettivo di uno scarpone destinato a sciatori alle prime armi è quello di permettere un corretto piegamento e una posizione posturale più “dritta”. Man mano che si passa alle categorie superiori l’obiettivo sarà il bloccaggio del piede all’interno dello scafo e l’irrigidimento delle plastiche per poter smorzare la forza scaricata sullo sci attraverso il piegamento. L’evoluzione più marcata di questi ultimi anni è stata la realizzazione di uno scafo con plastiche a doppia densità: la parte bassa è più rigida, mentre quella più alta, dove lo scafo si sovrappone per la chiusura dei ganci, è più morbida. L’obbiettivo è rendere la calzata più veloce, agevole e meno forzata. Il procedimento tecnico da seguire per costruire uno scarpone a doppia densità prevede l’iniezione della parte più morbida in un primo stampo, il “calzino” dello scafo, e in un secondo momento, dopo 10-15 secondi, una seconda iniezione con una plastica più rigida che andrà a coprire la parte bassa dello scafo.

Canting
L’assemblaggio dello scafo con il gambetto determina il canting. Le due parti vengono fissate in un punto sopra il malleolo e l’inclinazione che viene impartita allo scarpone deve permettere un posizionamento più naturale della gamba. Questo assemblaggio può essere realizzato in due modi, il primo con due semplici borchie (scarponi Allround), il secondo con una vite o in alcuni casi una doppia vite composta da un maschio all’esterno e da una femmina all’interno. Il canting serve a compensare la naturale inclinazione della gamba che potrebbe essere rivolta verso l’interno (valgismo), oppure verso l’esterno (varismo) e far si che la pianta del piede sia sempre piana all’interno della scarpa. Per capire quando ritoccare gli scarponi in base alla posizione posturale, è importante eseguire i procedimenti descritti di seguito facendosi aiutare da una persona specializzata o ancora meglio da un tecnico ski-man che abbia seguito i corsi dell’associazione: Innanzitutto, svitare ma non completamente le viti del canting, calzare lo scarpone e infilarlo negli attacchi. Simulare il piegamento flettendo 4 o 5 volte lo scarpone. Per un ottimo risultato, questa operazione deve essere effettuata con gli sci appoggiati in piano sul terreno. Al termine di questi piegamenti, interrompere il movimento e fissare il canting. Potrebbe accadere che da uno scarpone all’altro il canting non corrisponda: questo dipende dalla morfologia che talvolta cambia da una parte all’altra del nostro corpo. Nella parte posteriore degli scarponi sono posizionate delle borchie. Con questo nuovo sistema le aziende hanno risolto il problema che sorge in presenza di forti escursioni termiche. Ricordiamo che in montagna si può passare da temperature freddissime con picchi di -20°, -25° nei mesi di dicembre e gennaio a temperature più miti a marzo, +6 o +10, per non parlare delle temperature molto elevate che si trovano sui ghiacciai durante gli allenamenti estivi. Con questo sistema viene anche risolto il problema di chi avesse erroneamente acquistato uno scarpone troppo duro. A volte durante le prove in negozio le plastiche dello scarpone sono più morbide perché la temperatura ambiente è di 20° ed è possibile finire di acquistare scarponi più rigidi, per poi avere delle sorprese sulla neve quando le temperature sono decisamente più basse. Queste borchie, inserite in vere e proprie asole, collegano ed uniscono il gambetto allo scafo. Aggiungendo o togliendo le borchie, lo sciatore potrà aumentare o diminuire il flex index dello scarpone.

Scarpetta
Un’altra parte molto importante è la scarpetta. Composta da un materiale morbido, la scarpetta si modella sul piede grazie al calore sprigionato da quest’ultimo che mette in movimento il materiale che andrà a fasciare il piede nel miglior modo possibile. I volumi, le altezze e le specifiche della scarpetta variano in base allo scarpone a cui è destinata. In azienda, la costruzione della scarpetta è seguita da un reparto diverso da quello dello scafo. Le scarpette cambiano da modello a modello e rispettano le esigenze tecniche delle categorie di sciatori a cui sono rivolte. Una scarpetta più spessa e più morbida e quindi più calda e confortevole, ma meno sensibile, è destinata alla fascia turistica, mentre una scarpetta meno spessa, ma molto più sensibile, sarà rivolta a una fascia di sciatori più tecnici. Le scarpette usate dagli agonisti potrebbero essere dotate di legacci. Queste vanno calzate e legate come una vera e propria scarpa e infilate nello scafo solo in un secondo momento. Per migliorare ulteriormente le prestazioni tecniche è possibile usare scarpette ad iniezione, vale a dire scarpette vuote all’interno in cui viene iniettato a caldo un materiale composto da due elementi che facendo reazione penetrano all’interno andando a riempire tutti gli spazi vuoti del piede.

Plantare
Tutte le aziende produttrici di scarponi inseriscono all’interno della scarpetta un sottopiede standard che non ha nulla di ortopedico. Questo sottopiede sarà più spesso e morbido per gli scarponi di fascia turistica, più fine e rigido per quelli di categoria Race. Per questo motivo, è possibile inserire plantari personalizzati che avranno la funzione di migliorare la sensibilità (sciatori esperti) o l’appoggio del piede per chi avesse disfunzioni (piedi piatti o arco plantare molto pronunciato). In particolare, per risolvere i problemi di mal di schiena causati dalle vibrazioni provenienti dal terreno duro e ghiacciato è oggi disponibile una soletta da inserire sotto la scarpetta in grado di annullarle completamente. Andiamo ora ad esaminare gli accessori che compongono uno scarpone: Nei negozi di articoli sportivi sono disponibili tacchi e punte. È fondamentale sostituirli, se troppo usati, per non intaccare la sicurezza e il funzionamento dello sganciamento degli attacchi e per far sì che le altezze e gli spessori siano sempre a norma. Sono realizzati in gomma per dare un effetto antiscivolo sul ghiaccio o sulla neve dura.

Leve di chiusura
I ganci, tre per gli scarponi turistici e quattro per quegli più tecnici, sono realizzati in metallo o in leghe di alluminio o in plastica con all’interno parti metalliche. La scelta dipende dall’intenzione dell’azienda di proporre prezzi finali dello scarpone più o meno competitivi. La prima parte, il vero e proprio «gancio», può presentare all’interno una piccola articolazione o una leva estendibile, particolarità che permette una chiusura e un’apertura più agevoli. Gli scarponi da gara possono presentare nella parte posteriore un sistema in grado di bloccare l’apertura in caso di impatto brusco con i pali. La seconda parte, chiamata «bussola», si trova all’interno del gancio e presenta una vite per la regolazione della lunghezza (microregolazioni). La terza parte, il cosiddetto «ponte», cambia lunghezza a seconda del posizionamento sullo scarpone, sarà più corto nella parte bassa e più lungo sul gambetto. L’ultima parte è la «dentiera», vale a dire la parte in cui si inserisce il gancio. In alcuni modelli, può estendersi fino a 7 cm per facilitare la chiusura a chi ha i polpacci molto carnosi. Un altro accessorio posto nella punta dello scafo è il «paracqua». Serve ad evitare l’entrata della neve che trasformandosi potrebbe generare umidità e quindi il raffreddamento dei piedi. Alcuni anni fa era comune vedere scarponi dotati dello «Ski-Walk». Serviva a sbloccare il gambetto per permettere una camminata più naturale e comoda. Il motivo per cui non viene più usato è da ricercare nella leggerezza che si cerca di avere dagli scarponi.

Scarponi Lady
In questi ultimi anni le aziende hanno dato sempre più importanza al mercato femminile. Si presentano sul mercato con scarponi che intendono migliorare il posizionamento del piede all’interno dello scafo, con l’altezza del tacco maggiore rispetto a quella degli uomini. Il gambetto è più basso di 1 – 1,5 cm rispetto a quello maschile per compensare l’attaccamento più basso del muscolo sul polpaccio della donna. La scarpetta ha un’imbottitura più spessa in prossimità del tendine perché la zona sopra il tallone è più sottile rispetto a quella degli uomini. Per combattere il freddo le scarpette sono realizzate con materiali termici, mentre per rendere più comoda una giornata sulla neve, la parte dove alloggia il piede viene realizzata in pile o ecopelliccia. Alcune aziende inseriscono una doppia imbottitura sul collo del piede per evitare il formicolio ed il raffreddamento dei piedi. La ricerca di materiali tecnicamente migliori ha portato un’azienda a usare le piume d’oca per l’imbottitura  della scarpetta essendo un materiale più naturale, leggero, caldo e più morbido, in grado di spostarsi più facilmente degli altri e andare a riempire meglio gli spazi vuoti. In conclusione: l’attività di ricerca e sviluppo condotta dalle aziende ha portato al miglioramento del comfort e ha permesso agli sciatori di prolungare la permanenza sulle piste. L’aumento della sensibilità ha permesso un miglioramento tecnico personale più rapido e ha offerto la possibilità di comprendere sempre meglio gli sci che, con l’avvenuto del carving, avevano già conosciuto un sostanziale rinnovamento. Questo sviluppo inadeguato rispetto agli sci aveva reso ancora più difficile l’interpretazione della tecnica che nel frattempo aveva raggiunto livelli molto elevati. Finalmente il puzzle è concluso, tutti i pezzi si sono incastrati a meraviglia, lo sci con le piastre e gli scarponi con gli attacchi.

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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