Iniziamo un’analisi dell’evoluzione tecnologica nel mondo dello sci e vedremo quanto il materiale ha influenzato la tecnica e quanto la tecnica ha determinato l’evoluzione del materiale. In questa prima puntata (ne seguiranno tante altre) ripercorreremo brevemente l’evoluzione di sci e piastre dagli ani ‘70 fino ad oggi.
LO SCI
La costruzione più usata è la cosiddetta «costruzione a sandwich». Si tratta di una costruzione che dagli anni ‘50 a oggi non ha vissuto particolari cambiamenti. È chiamata così perché lo sci viene farcito come un panino. E così, aggiungendo materiali o aumentando lo spessore degli stessi, si potrà influenzare e cambiare la curva elastica dell’asta, dando all’azienda la possibilità di personalizzare gli sci e raggiungere il segmento di mercato a cui intende rivolgersi.
Da sempre gli sci possono essere morbidi o rigidi ed è questa differenza che ne determina la resa sul manto nevoso: quelli più morbidi sono indicati per una neve asciutta e nuova, quelli più rigidi per una neve più ghiacciata. Allo stesso tempo, uno sci morbido sarà più facile da usare per uno sciatore leggero, mentre uno sci più rigido darà la possibilità a uno sciatore pesante di avere performance migliori.
Fino al 1994 la lunghezza degli sci era di gran lunga maggiore rispetto a quella degli sci più attuali: lo sci che veniva usato negli anni ’70 era lungo 210 cm, mentre con l’avvento della sciata moderna siamo passati a lunghezze ben inferiori.
Un’altra differenza importante riguarda la geometria. La sciancratura era molto diversa da quella degli sci attuali. Per sciancratura intendiamo la differenza che c’è tra la larghezza della spatola, del centro e della coda. Questa differenza determina una linea curvilinea con un raggio che negli anni ’70 arrivava fino a 42 metri, mentre oggi varia tra 10 e 18 metri.
Fino agli anni ’70, non avendo a disposizione la colla epossidica, le aziende potevano abbinare nella costruzione dello sci solo la fibra di vetro con il legno oppure solo il metallo con il legno. Nel primo caso si otteneva uno sci più rigido destinato a nevi dure e ghiacciate, mentre nel secondo si otteneva uno sci più morbido da usare su nevi facili e fresche. Con l’avvento della colla epossidica, le aziende di sci poterono migliorare la costruzione a sandwich impiegando tutti e tre i componenti. Il metallo (quello più utilizzato era inizialmente l’ergal) poteva essere incollato al legno o alla fibra solo dopo aver subito un trattamento, il cosiddetto decapaggio. Questo procedimento venne utilizzato fino alla fine degli anni ‘80. Con la scoperta di una particolare vernice, il Primer, questo procedimento fu eliminato.
Negli ultimi anni i metalli utilizzabili nella produzione degli sci sono molto più numerosi: si può spaziare dall’alluminio, al titanio, dalle fibre di vetro a quattro o sei tele, alle fibre di carbonio, per non parlare dell’ultima novità, il graphene. Grazie a questa innovazione, tutti gli sciatori hanno a disposizione un’ampia scelta di materiali e la possibilità di trovare gli «sci ideali», come cuciti su misura da un sarto in base alle loro misure e alle loro esigenze.
LE PIASTRE
A partire dal 1994, anno in cui iniziarono a comparire sul mercato gli sci carving, fu necessario alzare il baricentro dello sciatore. Iniziarono a comparire le piastre. Si trattava di un’interfaccia che veniva
posizionata tra lo sci e l’attacco. Il primo a produrle fu lo svizzero Ambrogio Bettosini ed erano note con il nome di Derbiflex. All’inizio furono prodotte solo in metallo, in seguito, tra lo sci e la piastra fu inserito un elastomero. Quando il carving ebbe il sopravvento, le piastre furono prodotte in forme e spessori diversi, alcune raggiunsero addirittura l’altezza di 20 cm. Alla fine i tecnici conclusero che la piastra, per migliorare la sciata, non doveva essere troppo alta e la Fis impose di non superare i 6 cm di spessore.
Questo interfacciamento permise di aumentare la massa dello sci, conferendo maggiore durezza e un migliore ritorno elastico, di diminuire il momento d’inerzia e di annullare le vibrazioni che dal terreno arrivano allo sciatore. Ultimamente alcune piastre vengono inserite direttamente nella costruzione dello sci costituendo un corpo unico, altre vengono avvitate sull’asta con asole per permettere un leggero scorrimento. In questo modo, il flex dello sci non subisce nessuna modifica e la sua curva elastica rimane quella del progetto iniziale. Il materiale che viene comunemente usato è composto da diversi polimeri, se si vuole rendere più rigida la piastra si deve aggiungere (caricare) della grafite, in altre piastre si potrà notare la presenza di supporti metallici.
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