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L’inferno di Mürren vinto dal bolzanino Alexander Zöschg, nel racconto del Team Italia

L’inferno di Mürren vinto dal bolzanino Alexander Zöschg, nel racconto del Team Italia.
Nel lontano 1928 Sir. Arnold Lunn si cimentò in un’incredibile discesa (con risalita a piedi ), dallo Shiltorn, Piz Gloria 2970 s.l.m a Lauterbrunnen 800 s.l.m con una manciata di intrepidi amici definendo la discesa un INFERNO .

Ieri 22 gennaio, si è disputata la 78 edizione di questa magnifica manifestazione che dal 2016 un gruppo di appassionati frequentano con spavalda passione.
Lo scorso anno non si è disputata per i motivi pandemici che tutti conosciamo, e quest’anno con un rigido protocollo anticovid, si è svolta in uno scenario fiabesco, in quel balcone ridente del paese di Murren al cospetto di Jungfrau, Monch e Eiger.


Le manifestazioni integranti, fiaccolata notturne nel paese di Murren e falò del Diavolo per esorcizzarlo, non si sono svolte svolte, idem la consegna pubblica dei Diavoli Diamante, riconoscimento che si ottiene dopo un determinato numero di partecipazioni.
Va ricordato che l’inferno di Murren è la gara di sci, discesa libera per amatori, con il numero maggiore di partecipanti, tetto fissato in 1850 partecipanti, e maggior numero di Nazioni partecipanti.

Quest’anno vi erano iscritti 1632 concorrenti , alla partenza si sono presentati in 1482 in rappresentanza di 19 nazioni . Il Team Italia ne aveva iscritti 12 ma il covid ha costretto all’isolamento alcuni di loro e si sono ridotti in 5. Pochi ma buoni!

“Grande ITALIA ” è il commento di Gianmario Airaghi, un degli eroici partecipanti. D”al 1928 a ieri, solo un italiano aveva vinto l’Inferno Rennen, ed era stato il mitico e compianto Giovanni Marciandi, grande maestro di sci in quel di Courmayeur, padre di Silvia e Paola, campionesse di sci degli anni 70’.

Con una discesa maestrale era giunto al traguardo primo nel 1954. Con certezza risulta dagli annuali e il suo nome è inciso su una targa posta al Piz Gloria.

Ieri è avvenuto l’impensabile per i più: il vincitore della 78 edizione dell’International Inferno Rennen è un italiano, Alexander Zöschg (nelle due foto qui sotto), classe 1987, di Tirol, che con un bellissimo 7’13″01 ha sbaragliato la concorrenza, giungendo primo al traguardo di Winteregg ( in questa edizione la poca neve a Lauterbrunnen ha impedito il percorso completo). Ha staccato  di ben 10 secondi l’elvetico Adrian Feuz.

Peccato che la premiazione si sia effettuata in maniera sobria e senza la consueta serata danzante.
In ambito femminile, l’ambito trofeo è andato alla pluri campionessa Nicol Eiholzer-Bärtschi, già vincitrice in altre occasioni.

Come detto il Team Italia ha affrontato l’avventura con 5 atleti. Buoni i piazzamenti con 3 Silber (tempo meno del 30% più del vincitore di categoria) e 1 Bronze  tempo meno del 60%). Risultato che garantirà la prossima partecipazione all’Inferno 2023.

La partenza è una picchiata con due porte direzionali ed una su una grande gobba, dove a tutta velocità (Il Ski track di Gianmario segna  115 km/h), ci si immette in un lungo traverso.

Questo il racconto di Gianmario.

Ad un minuto e mezzo dalla partenza una curva a sinistra immette nel secondo traverso. Quest’anno è basso, inizialmente molto ripido e ghiacciato. La larghezza è di 2 mt , la velocità sale rapidamente per poi sciamare con la diminuzione della pendenza.

Sul finale del secondo traverso c’è da racchettare. Se hai sci veloci ed era il mio caso, spingi meno, ma la fatica si sente” . Il fotografo in “agguato” , ci immortala e passiamo il primo intermedio di Obere Hubel, dove i migliori passano in 2’ 30” , noi comuni mortali in 3’30!
Si scollina e percorrendo una lunga curva a dx , che potremo definire una tripla lunghissima , ci si immette nella Kahandar, dove una picchiata da 100kmh ti porta in un imbuto mortale. A sinistra c’è un baratro, a destra una parete di roccia: larghezza 15 mt pendenza 45% e fondo ghiaccio e scalini da paura.

Conoscendo la pista in gara è da passare tutto sotto roccia per poi catapultarsi nel punto del “ Cannone “ , dove un tratto molto ripido ma largo ti porta a una curva a sx di 90 gradi. È larga 2 mt , con gradini da 50/60/70 cm. Se sbagli e non freni ti spara nel vuoto (ci sono reti di protezione) e qui il termine Cannone ! 

In questo punto ci sono 3 tornantini stretti e ghiacciati con scalini da passare con attenzione. Ma il bello viene adesso!
Forse la prima luce della riserva si è accesa, ma può essere solo lo spostamento del carburante. Giù a tutta, un bel tratto veloce senza problemi porta alla curva della “Casetta” (qui c’è la casetta per chi vuole ritirarsi dalla gara deve dare comunicazione), ghiaccio vivo e scalini da affrontare a grande velocità, curva a 90 gradi sulla sx, con grande presenza di pubblico ad incitare i concorrenti , ci si immette nella stradina del bosco!

Qui inizia l’Inferno !!!

La velocità di ingresso bosco svanisce rapidamente , con l’aumentare della salita , si perché il bosco è in salita .. 200 mt di salita da affrontare, senza togliere gli sci, racchettando come forsennati incitati dalla folla che cerca di spronarti a più non posso. Il fiato ti manca, le braccia fanno male e sù, sù, poi guardi di lato e…

Lo vedi, ti sembra un miraggio, ma è lui il Diavolo che si liscia il pizzetto. I polmoni ti scoppiano, i più giovani e allenati ti sorpassano e tu provi a stringere i denti,  cerchi energia residua. Pensi “”Ma chi… diavolo me lo ha fatto fare1“. E Lui ghigna e ghigna.

Non vuoi darti per vinto e sei quasi in cima, non hai più saliva, oramai respiri con le orecchie. Sei in cima. Piano, piano affronti il lungo traverso in diagonale che pone fine alle tue sofferenze.

Si riprende a scendere: la velocità sale, le gambe bruciano, i curvoni si susseguono. Dalla diagonale sei sempre in posizione a uovo, non puoi scomporti, perché se hai buona velocità arrivi al traguardo, che è in salita,  senza spingere.

A Winteregg è posto il traguardo con tanto di speaker e tabellone tempi. Ho finito le mie fatiche, ma sono felice e soddisfatto. Sono alla soglia dei 60 anni  ma questo posto è il “mio paese dei balocchi.

Solo chi ama la montagna invernale, lo sci, l’amicizia – sì, perché qui siamo tutti amici  – e un incoraggiamento, un complimento, un sorriso, non si nega a nessuno, mi può capire! Torniamom a casa, il divaolo è sparito. Sarà andato a preparare la prossima edizione. E noi lo sfideremo di nuovo! L’inferno di Mürren vinto L’inferno di Mürren vinto L’inferno di Mürren vinto

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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