Albrecht vince il gigante di Sölden. Eccolo in azione
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Albrecht vince il gigante di Sölden

L’elvetico Daniel Albrecht vince il giogante di Sölden, davantio al connazionale Cuche e all’americano Ligety. Se non fosse per il brutto risultato degli italiani, vorremmo che tutte le gare dell’anno ricalcassero quella di Sölden, strepitosa per ambiente, pista, tensione agonistica, condizioni meteo, organizzazione…

La prima gara, si sa, è sempre un’emozione e il sabato sera, a 12 ore dal via, solo leggere i primi otto sull’ordine di partenza faceva venire i brividi: Mölgg, Svindal, Raich, Ligety, Albrecht, Blardone, Cuche, Berthod…

Per tradizione, la notte prima del gigante di Sölden torna l’ora solare, si dorme quindi un’ora in più e al mattino si è tutti più sereni e rilassati.

Domenica 26 ottobre, giorno di nascita della Coppa del Mondo maschile numero 43, l’unico con gli occhi fuori dalle orbite era Didier Cuche, che avendo sbagliato a mettere la sveglia era sceso dal letto alle 7.20, appena 25 minuti prima della ricognizione.

Per uno come lui, preciso e pignolo come un orologio (svizzero naturalmente!) l’errore poteva significare una giornata buttata via, ma così non è stato, anzi, Didier ha piazzato due manches capolavoro, sorprendendo tutti per come, a 34 anni suonati, sa ancora essere brillante in una specialità difficile come il gigante.

Che differenza con il quasi coetaneo Hermann Maier, al via per diritti acquisiti e non certo per meriti sul campo: è stato esentato dalle selezioni, al suo posto avrebbe corso il giovane Marcel Hirscher, che in allenamento era sui tempi di Romed Baumann, 7° alla fine: quanto è dura essere austriaci!

Fra l’altro Hermann ha rimediato una figura abbastanza penosa, non riuscendo a qualificarsi per la seconda manche nonostante il numero 19: ha chiuso 35° a 2”77 da Albrecht. Unica consolazione per lui l’applausometro, o meglio l’urlometro del parterre, che ha fatto segnare i picchi più alti durante la sua gara:

Maier è sempre Maier, anche se col gigante dovrebbe lasciare perdere, se possiamo permetterci un consiglio.

Sarà un inverno entusiasmante
Torniamo a Cuche. Ha vinto? Macché, nonostante le due manches sensazionali (3° e 4° tempo), ha dovuto ancora una volta accontentarsi del secondo posto, perché Daniel Albrecht, il connazionale di 9 anni più giovane, lo ha battuto per 14/100 (+ 26 nella prima manche, – 12 nella seconda).

«Dani» ha impressionato: per la potenza dell’azione, per la freddezza (in partenza della seconda sapeva della manche mostruosa di Cuche, si è un po’ innervosito ma poi ha sciato senza commettere errori), per la sicurezza mostrata anche nel dopo gara, quando ha detto che gli errori della scorsa stagione non li ripeterà e che in slalom è migliorato molto.

Se lo slalom di Levi (disputato proprio mentre questo numero di Sciare va in edicola) avrà confermato le parole dello svizzero, attenti a lui per la Coppa generale!

Che si presenta ancora una volta combattutissima. Perché è tornato Svindal, un po’ in difficoltà nei tratti ripidi ma già imbattibile nei piani (ha chiuso 13°, col miglior tempo nel tratto finale, in entrambe le prove).

Inoltre Raich ha deciso di concentrarsi sulle sue specialità per tornare ad essere un vincente in tre discipline (slalom, gigante e combinata) e non un piazzato in cinque (ma a Sölden ancora una volta è rimasto giù dal podio, 4° per la miseria di 5/100).

Perché Cuche è una «bestia» che non molla mai e ha detto che se in gigante va forte in discesa e superG ancora di più; infine perché Miller non sopporta perdere, nonostante l’aria menefreghista che ostenta sempre.

Il suo obiettivo per la stagione è di vincere le Coppe che ancora gli mancano, discesa e slalom, ma va da sé che se raggiungesse lo scopo sarebbe il candidato numero 1 anche per la classifica generale, visto che è difficile immaginarlo lontano dai primi in superG e anche in gigante.

A Sölden, dopo una seconda manche costellata di errori, ha chiuso 10°, a 34/100 dal terzo posto di Ted Ligety, che ha dovuto sfilarsi il pettorale rosso conquistato a Bormio lo scorso mese di marzo.

Una legnata tremenda
I distacchi minimi sono stati un po’ la caratteristica di questa gara: svizzeri a parte (Albrecht e Cuche hanno massacrato tutti forse anche grazie all’allenamento fatto a Saas Fee su un muro ripido e barrato, simile a quello del Rettenbach), in ben 19 si sono ritrovati racchiusi in appena 1” e 20/100.

Fra loro anche tutti gli italiani, guidati da Alberto Schieppati, 14° a  53/100 dal podio, l’unico che alla fine era abbastanza soddisfatto (e giustamente, considerando i problemi di salute avuti da febbraio in poi). Manfred Moelgg, 17°, era invece molto deluso per la prima uscita stagionale, al pari di Max Blardone, 21° nonostante buoni tempi sul muro in entrambe le manches.

Il quarto italiano in classifica è stato Davide Simonceli, 18°, frenato da un erroraccio nella prima manche. Per Claudio Ravetto la prima gara stagionale è stata «una sconfitta in casa per 5 a 0», ovvero «una legnata tremenda». Attesa in un certo senso, perché l’ultimo mese degli Azzurri era stato un inutile inseguimento a condizioni decenti per allenarsi, purtroppo mai trovate.

Tutti hanno fatto fatica, nell’azione dei nostri mancava continuità, la manche migliore forse è stata quella di Florian Eisath, 65° al via, eroico nel chiudere la prima manche al 39° posto dopo aver lasciato entrambi i bastoni al cancelletto.

Sperando che a Levi sia andata meglio nel primo slalom, rimandiamo ogni giudizio a dicembre, alla fine della trasferta nordamericana, dove fra Lake Louise e Beaver Creek si disputeranno 2 discese, 2 superG, 1 supercombinata e il secondo gigante.

Sarà quello il vero inizio di stagione, speriamo bello come il primo, ma molto diverso nella classifica, almeno per gli italiani!

classifica
SLALOM GIGANTE
Sölden (AUT), 26 ottobre 2008
Pista: Rettenbach – Partenza: 3050 mt. I Arrivo: 2690 mt. – Dislivello: 360 mt. – 1^ manche: 47 porte – 2^ manche: 46 porte

1.     Daniel Albrecht    SUI    2’15”78
2.    Didier Cuche        SUI    2’15”92
3.    Ted Ligety        USA    2’17”03
4.    Benjamin Raich        AUT    2’17”08
5.    Thomas Fanara        FRA    2’17”22
6.    Christoph Gruber    AUT    2’17”25
7.    Romed Baumann        AUT    2’17”34
8.    P. Schrörghofer    AUT    2’17”35
9.    Carlo Janka        SUI    2’17”36
10.    Bode Miller        USA    2’17”37
11.    Kjetil Jansrud        NOR    2’17”43
12.    Jean B. Grange        FRA    2’17”51
13.    Aksel Lund Svindal    NOR    2’17”54
14.    Alberto Schieppati    ITA    2’17”56
15.    Marc Berthod        SUI    2’17”66

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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