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Aleksander Aamodt Kilde: ricominciare è la mia vittoria!

A Soelden il norvegese parla del suo ritorno dopo l’infortunio, della voglia di ricominciare passo dopo passo e del film Downhiller, che racconta la parte più vera e coraggiosa dello sci moderno.

Dopo mesi di riabilitazione e silenzi forzati, Aleksander Aamodt Kilde torna a parlare. A Soelden, davanti al microfono di Patrick Lang, il campione norvegese racconta la sua nuova attesa: quella di tornare a essere uno sciatore in gara.

È bello essere qui, sentire di nuovo l’atmosfera, percepire che la stagione sta per iniziare. Anche se per me il ritorno sarà più avanti, sono felice di dove mi trovo ora. Sto andando nella direzione giusta, passo dopo passo. Le sfide ci sono, ma le affronti una alla volta, e alla fine — spero — arriverà qualcosa di bello.

Solo il pensiero di rimettersi al cancelletto, di scendere di nuovo in discesa, per Kilde è già una vittoria.
Sì, immaginarmi mentre scendo ancora una libera è una sensazione incredibile. Se riuscirò a farlo, sarà un successo enorme per me. E credo che mi divertirò. In un certo senso è come iniziare una seconda carriera: devo lottare, qualificarmi per le Olimpiadi, ritrovare il mio posto. Ma non lo vivo male. Anzi, mi fa sentire più giovane.

Una motivazione nuova, più pura, quasi ritrovata:
Partire da una pagina bianca non è sempre una cosa negativa. La spinta che sento ora forse mi mancava un po’ negli ultimi tre o quattro anni. Oggi apprezzo le piccole cose di questa vita: essere in cima alla montagna la mattina, combattere per i dettagli, stare con i compagni di squadra. È questo che mi rende felice. Tutto il resto, per ora, è fuori dall’inquadratura.”

Kilde guarda con calma alla stagione che verrà. Dalle prime gare alle tappe più importanti, fino al sogno olimpico e alla speranza di chiudere davanti al suo pubblico: “Se riuscirò a essere a Kvitfjell o a Hafjell, allora la stagione sarà andata oltre ogni aspettativa. Sciare in casa, con la famiglia e gli amici, sarebbe qualcosa di speciale. E sì, anche Michaela sarà lì — incrocio le dita.

Poi Lang lo provoca con un ricordo:

Quando smise di correre, Marc Girardelli mi disse che avrebbe sempre sognato di avere una pista tutta per sé, per scendere senza limiti e andare più veloce che poteva…

Kilde sorride: “È esattamente quello che sento anch’io. È passato troppo tempo dall’ultima volta. Certo, c’è sempre un rischio, ma quel rischio è sempre più piccolo dell’amore e della passione che provo per questo sport. E questa è la cosa più importante.”

Prima di congedarsi, il norvegese commenta anche il film Downhiller, di cui è protagonista insieme a molti altri big del Circo Bianco.

Molto intenso. Davvero. Ma anche bellissimo. Mostra che noi, in fondo, siamo gladiatori. È questo che mi piace del film: non mostra solo la punta dell’iceberg, ma anche tutto ciò che c’è dietro. Le storie vere. E sono cose che dovremmo far vedere più spesso al mondo.”

Una voce calma, ma piena di luce. Kilde non ha ancora indossato il pettorale, ma la sua stagione è già cominciata: quella del ritorno, e della passione che — come dice lui — vale più del rischio.

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Patrick Lang

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