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Alex Hofer e la profezia sbagliata di papà Adolfo

 Mamma Eva non stava più nella pelle al traguardo dello slalom di Pampeago valido per il titolo italiano Giovani. Il suo Alex, il suo figlio maschio dopo due femmine, è il doppio di lei, uno scricciolo di donnino carico di frizzante simpatia. Il suo Alex («Speriamo che riesca ad arruolarsi», diceva allora) aveva chiuso la gara al secondo posto dietro Giordano Ronci e concluso così alla grande una stagione che l’ha confermato in Nazionale. Un traguardo costruito con talento, passione, poche e misurate parole, un fisico cresciuto (tanto) negli anni come il suo rendimento, nell’aria di Castelrotto satura di sci, delle gesta di Denise Karbon e di Peter Fill; in quell’ambiente che negli ultimi anni hanno portato lo Sciliar a rivaleggiare con il Sassolungo nella gerarchia di valori dell’agonismo altoatesino. I due cugini campioni stanno trascinando un clima di entusiasmo nella loro zona di cui anche Alex Hofer si può considerare uno degli ultimi e più promettenti «prodotti». Nato il 15 settembre 1994, Alex è il figlio minore del simpatico signor Adolf («Meglio se mi chiama Adolfo…»), 49 anni, che svolge la nobile professione di litografo («Ho cominciato nel 1977. Una volta la litografia era un’arte, adesso con la tecnologia…») e della signora Eva, casalinga che si occupa anche di un piccolo residence della famiglia a Castelrotto. Prima di Alex erano arrivate Carmen (21 anni) e Sofia (20) che dello sci non ne hanno mai voluto sapere troppo e preferiscono addirittura lo snowboard (tradimento!). Sugli sci, nella pista di casa che entra proprio in paese, il signor Adolfo («…così forse si ricorda meno Hitler») ha messo invece il suo unico maschietto che fin da subito, ha mostrato di possedere un talento che i genitori («Noi siamo sciatori mediocri e non abbiamo mai fatto agonismo. Insomma Alex non è proprio un figlio d’arte») non avrebbero mai immaginato. «Ricordo benissimo – ricorda Adolfoche Alex ha vinto subito con un distacco enorme la prima garetta a cui ha partecipato a 4/5 anni. Poi, qui in Alto Adige, da Baby e Cucciolo era il più bravo, vinceva anche con 10” di distacco sugli altri». Di fronte ad una predisposizione del genere era quasi d’obbligo impegnarsi seriamente nell’agonismo. Alex era un ragazzino molto timido, di poche parole, che tra l’altro non masticava molto bene l’italiano ma quando era sugli sci si trasformava in una macchina da guerra, aggressiva e determinata. Entra nell’ASC Castelrotto seguito da Kristian Kruger e Peter Tomaset. Intanto è «diventato uno spilungone per la sua età», come dice papà Adolfo, 1,80 mt. per 66 kg e sono arrivati quei due piazzamenti da podio agli Italiani (2° in gigante e 3° in super G ai Campionati italiani Allievi 2009) «che a livello nazionale sono fino ad oggi i suoi risultati migliori». Erano stati abbastanza sorprendenti perché Alex veniva da una serie di problemi fisici che avevano un po’ rallentato la sua crescita e non gli avevano consentito di emergere né tra i Ragazzi né al primo anno Allievi. Invece  in quel 2009 della «rivelazione» sulla pista di Corno alle Scale che evidentemente lo ispirava in maniera particolare, si può dire che il figlio di Adolf avesse addirittura buttato via il titolo del gigante sciupando il primato conquistato nella prima manche con un erroraccio nella seconda. Ma è certo che quel 2009 è stato l’anno cruciale della svolta. Poi Alex si è iscritto a Malles e ha debuttato tra gli Aspiranti per cercare gloria «soprattutto in gigante e in super G. Lo slalom non gli piace proprio», diceva tre anni fa papà Adolfo. Valutazione tecnica smentita in seguito dai fatti. Per affrontare il salto tra i Giovani Alex si è arruolato nel TZ Schlerngegiet, lo ski pool che raccoglie i migliori giovani della zona dello Sciliar, dove il modesto e sapientissimo guru è Arnold Karbon. Il padre della grande Denise. Dopo la prima stagione di assestamento, nel 2010/11 Alex diventa protagonista di primo piano e conquista il titolo italiano di slalom non soltanto tra gli Aspiranti (davanti a Michele Gualazzi e Daniele Sorio) ma anche tra i Giovani (davanti a Matteo De Vettori e Stefano Baruffaldi). La propensione slalomistica si è confermata l’inverno scorso con quel secondo posto a Pampeago. Papà Adolfo avrà sbagliato valutazione ma i conti tornano lo stesso e danno come risultati la Nazionale e l’arruolamento nelle Fiamme Gialle. Per la soddisfazione supplementare di mamma Eva.


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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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