Gare

Andrea Ravelli, alias Soldato Ryan

Chiamatelo come volete, sarà sempre lui, vispo, il fisico tosto, gli occhi attenti e intelligenti, l’allegria di un ragazzo e i ragionamenti di un giovane uomo, spontaneo e umile, modesto ma giustamente ambizioso, la testa sulle spalle e il cuore nello sci, lo sport della sua vita. Andrea Ravelli deve compiere vent’anni il prossimo 18 gennaio ma ha già accumulato tanti di quei soprannomi da fare invidia a una star: «Andy el paret» («Il “parente” in dialetto bresciano»), «Enz» («Per gli amici del mio paese»), «Ryan» («Come il soldato del film, quando sono entrato in squadra nel 2008 ed ero il più giovane di tutti»), «Scania» (forte come un TIR, by Alessandro Serra) e adesso l’ultimo, perfezionato da Gabriele Cincelli, l’inverno scorso allenatore della squadra giovanile: «Ryan il cecchino». Andrea se l’è meritato con un finale di stagione al fulmicotone, da vero killer, dominatore dei Campionati Italiani Giovani di Pila con la vittoria in gigante e in superG e il secondo posto in discesa («Mi è rimasto un po’ sullo stomaco ma se Aaron Hofer ha vinto quella gara è perché lo meritava»). Ha chiuso al primo posto la stagione del circuito istituzionale Giovani e si è conquistato la promozione nella squadra B di Coppa Europa dove deve dimostrare ad Alessandro Serra di essere davvero uno Scania robusto, veloce e vincente. «La Coppa Europa è difficilissima. L’ho assaggiata l’inverno scorso e non sono stato contento di quello che ho fatto lì. Devo diventare ancora più padrone dei miei sci, poi ci vuole esperienza e tanto lavoro. Emergere è difficile ma non impossibile». Il sogno della Coppa del Mondo sembra essere a un passo, raggiungerlo dipenderà soltanto da lui e dai suoi risultati. Per lui «meglio il duro che il molle; meglio le medie pendenze che il ripido secco»: ma è il primo a sapere che bisogna rendere al massimo su quello che passa il convento. Alle trincee della Coppa Europa il soldato Ryan di Boario Terme è arrivato in capo ad una carriera giovanile costellata di trionfi, i primi podi importanti nel 2007 in Val Zoldana quando fu secondo sia in superG che in slalom ai Campionati Italiani Allievi; il primo titolo nazionale nel 2008 nel primo annO Aspiranti, ancora in Val Zoldana, una vittoria quasi stupefacente in superG che merita di essere ricordata perché era andata così: «La settimana prima, dopo una Fis junior regionale a Madesimo, ero andato in moto dal Paganoni a fargli vedere gli scarponi, mi sono beccato una botta di freddo e il mal di gola. Per 4-5 giorni ho avuto più di 38 di febbre. Mi sono ripigliato un po’ con gli antibiotici e siamo andati su a Falcade per i Campionati Aspiranti. Siamo arrivati la sera prima della gara, la febbre mi stava passando ma io ero ancora un po’ rincoglionito, mi girava la testa. Al mattino Devid Salvadori, il mio allenatore, mi ha detto “Oh, Andre…vedi tu, se te la senti prova…” Non avevo fatto neanche un giro di riscaldamento, della ricognizione non ricordavo niente, ero come in bambola, con il pettorale 3 arrivo su alla partenza che stava già scendendo l’1. Ho messo gli sci da gara, mi sono buttato e ho vinto. Roba da non credere ma è andata proprio così. Forse perché pensavo proprio di non poter far niente di buono ed ero libero di testa, o forse proprio perché la testa mi girava ed ero un po’ svanito…». Insomma, era andata così: Andrea Ravelli, lombardo-bresciano di Darfo Boario, nato a Iseo il 18 gennaio 1992, aveva vinto il titolo italiano di super G nel primo anno svantaggiato della categoria Aspiranti senza quasi saperlo. Ma certamente non perché fosse un po’ rincoglionito dalla febbre. In realtà perché i suoi mezzi atletici e tecnici erano quelli evidenti di un campioncino e avevano convinto addirittura i tecnici a promuoverlo subito nel Pianeta Giovani Ratiopharm, il baby della compagnia. Il figlio maggiore di Renato (carpentiere che ha rinunciato a fare il maestro di sci per seguirlo da vicino) e di Eliana (rappresentante di commercio che «schiaccia, sì, ma non arriva mai…») stava crescendo forte da quando ha messo gli sci per la prima volta a due anni a Montecampione e non li ha più tolti. Diceva che «ho cominciato ad andare un po’ forte nel primo anno Allievi, quando mi sono sviluppato un po’ e ho preso consapevolezza dei miei mezzi e di quanto bisogna lavorare per emergere». Lo sci «mi piace troppo, anche se mia mamma mi diceva sempre di pensare più a studiare che a sciare» e anche oggi soltanto la KTM 250 da cross («Ho cominciato ad andare in moto a sei anni con un cinquantino…») può competere, ma solo in estate, con quella passione, quando si scatena sulla pista Atola, nei paraggi di Boario Terme dove vive con i genitori e la sorella Federica. Nel 2009, ancora a Pila, ha fatto strage di titoli Aspiranti, tre su quattro gare (discesa, superG gigante) consolidando la sua dimensione di grande speranza. Il rodaggio a livello internazionale non è ancora concluso, i Mondiali Juniores di Crans Montana non gli hanno dato quello che forse si aspettava («In gigante ho fatto una cappella nel finale e negli ultimi dieci secondi ne ho perso 1: se non avessi sbagliato sarei stato vicino al podio»). Ma il ragazzo ha stoffa e voglia. Quest’anno sarà abbastanza decisivo. Intanto si è preso il suo bel diploma di geometra con una «secchiata» bestiale da metà aprile in poi nell’Istituto di Darfo dove non ha mai sgarrato un anno e che ha quasi sempre raggiunto in moto, non però con la sua «belva» da cross ma con un più docile scooter Nitro. Dalle primissime cure di papà Renato (che non sta nella pelle ogni volta che lo vede in pista), Andrea è passato nello Sci Club 90 Montecampione dove sono sbocciate le sorelle Fanchini sotto la guida di Bortolo Berlinghieri e Paolino Fiorini. Poi ha traslocato al Rongai Pisogne seguito da Devid Salvadori e Giovanni Almici. Adesso è una «Fiamma Gialla»; quest’anno ha cambiato attrezzatura passando da Dynastar a Salomon. «El Paret», «Enz», «Scania», «Ryan il cecchino», insomma il geometra Andrea Ravelli è pronto per tirare le sue righe, che nello sci vuol dire arrivare più veloci di tutti al traguardo. Con la testa sulle spalle e la passione nel cuore.         

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

Add Comment

Click here to post a comment