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Cesare Pisoni: “A Pechino per due medaglie (almeno!)”

Cesare Pisoni: “A Pechino per due medaglie (almeno!)”
Tra due giorni la spedizione italiana di snowboard “salperà per Pechino con l’obiettivo di: “Vincere almeno una medaglia nel cross e una nel parallelo. O due nel Cross, insomma, due medaglie”. Chi risponde ovviamente è Cesare Pisoni, direttore tecnico da una vita del settore snowboard: “Eh per forza, sono del ’68, questa è la mia sesta Olimpiade. Pensa che seguo Roland Fischnaller, che ha 41 anni, fin da quando era ragazzino…

Cesare, vai giù secco, non è che speri, vuoi due medaglie!
Chi vive sperando… Cosa vuoi che ti dica, abbiamo una delle squadre più forti al mondo e poi mi conosci, non faccio tanti giri di parole e non mi appello a parole di circostanza. Quindi non ci possiamo nascondere. È il risultato del lavoro svolto nell’ultimo quadriennio. Abbiamo scelto di puntare tutto su questo appuntamento, perché negli sport come il nostro, vale dieci Coppa del Mondo.

Roland Fischnaller

Addirittura?
Quest’anno ho parlato chiaro coi tecnici e con gli atleti: la Coppa del Mondo dobbiamo usarla come un allenamento per i Giochi. Il focus, fin dalla programmazione è nata in funzione di Pechino. Nell’anno olimpico la nostra Coppa non ha lo stesso valore rispetto a quella dello sci. Non so se ti ricordi, ma Omar Visentin nel 2014 vinse la Sfera di cristallo, ma a Sochi non vinse la medaglia e nessuno lo prese in considerazione.

Mirko Felicetti

È per questo che finora abbiamo vinto un po’ meno?
Se andiamo a vedere nello specifico non abbiamo performato come ci eravamo abituati, ma questo non mi preoccupa. Nel parallelo, in ogni gara alle quali abbiamo partecipato, perché qualcuna l’abbiamo saltata, ne abbiamo qualificati cinque alle finali. Nessuna squadra più di noi. E questo è l’aspetto più importante. Siamo a Livigno da una settimana circa e stiamo portando a casa un lavoro di preparazione davvero ottimale. Condizioni di pista splendide, massima assistenza tecnica che come sempre qui è al top! La squadra si è totalmente isolata creando una bolla in albergo e il 31 partiremo tutti assieme. Sai c’è anche questo problema che non è indifferente. Io sto aspettando l’esito del tampone. Quello dell’altro ieri è andato bene, quello di ieri non so ancora.

Edwin Coratti

Sembra una lotteria…
Lo è!

Sperando di vincerla, come sono le piste di gara olimpiche?
Quando sono andato là due anni fa, la prima cosa che ho detto quando ho visto la pista del parallelo è stata: “ragazzi, questa è la pista degli italiani!”. Un pendio stupendo, perché permette di esaltare il gesto tecnico dello snowboard, ovvero il carving. Si vedrà dello spettacolo. Non è particolarmente ripida, ma per vedere la bellezza del gesto, la carvata, non serve una pendenza eccezionale. Inoltre, le condizioni in Cina normalmente sono molto stabili. C’è molto grip, pochissima umidità e la neve è quasi totalmente artificiale.

Lorenzo Sommariva

Daniele Bagozza

Quella di snowboardcross?
È molto lunga e soprattutto più sicura rispetto a quella di Pyeongchang. Ricordi? Dopo la gara dei maschi c’era un viavai di ambulanze tra arrivo e ospedale incredibile. Undici finirono al pronto soccorso. Ricordo che depositai una protesta ufficiale in giuria e per le donne corressero un po’ il tiro rendendola più spettacolare. Questa è più fisica. Ci saranno tante woops (dossi artificiali) e paraboliche. La resistenza fisica può fare la differenza.

Filippo Ferrari

Girava un filmato dove gli atleti erano molto lenti…
Visivamente l’impressione era un po’ quella. Ma per forza, la pista delle donne è la stessa degli uomini. Hai mai visto una donna scendere sulla Streif? Ecco, la pista di cross deve tenere in considerazione il livello tecnico femminile, e tra l’altro non quello delle migliori. Per di più c’è anche un altro aspetto: in Coppa contrariamente al parallelo, nel cross in finale si qualificano solo le prime 16. Ai Giochi, invece, nel rispetto del gender equity, passeranno il turno 32 atlete. Quindi non puoi costruire un percorso dove le ragazze rischino di farsi male. In realtà si andrà giù a 60 all’ora, ma bisogna considerare che il bello del cross non è la velocità. Lo scopo non è certo quello di vedere gli atleti schiantarsi perché vanno a 200 all’ora.  La spettacolarità della specialità si basa sui sorpassi. Quindi, devi essere capace di crearla la velocità, non vince chi sa frenare meglio!



Lucia Dalmsasso

Come la crei la velocità sulla tavola?
Con la tecnica, andando a lavorare fisicamente sulle woops e sulle paraboliche. Poi è fondamentale la preparazione dell’attrezzo. Le impronte e le scioline nel cross sono importanti ne più ne meno come nello sci di fondo. Non per niente i nostri skimen sono due fondisti, Claudio Consagra e Daniele Compagnoni, entrambi dell’Esercito.

Nadya Ochner

Nel pipe abbiamo un americano…
Grande Louis Philip. Lui ha i nonni abruzzesi. Pensa, mi aveva chiamato tre anni fa per manifestarmi la volontà di gareggiare per noi a Pechino. Ci incontrammo in stazione centrale a Milano e mi aveva fatto subito una bellissima impressione. Ma parlai subito chiaro: a sud delle Alpi non esistono pipe olimpici, pertanto, non abbiamo nemmeno la squadra. Avrebbe dovuto un po’ arrangiarsi al di là della nostra massima assistenza. Lui accettò anche se di fatto vive e si allena negli States, ma se fosse rimasto sotto la bandiera statunitense non si sarebbe mai qualificato.


Caterina Carpano

Può vincere una medaglia?
Le vie delle olimpiadi sono infinite, ma dire che abbia possibilità di una medaglia forse è un po’ azzardato. Lui a Vancouver finì quarto, ma parliamo di 12 anni fa. C’è però da rilevare un fattore importante: nell’half-pipe si qualificano 25 maschi e 25 femmine. Stati Uniti e Giappone hanno investito sulla disciplina e avranno una quindicina di atleti a testa tra i primi 50 al mondo. Ma a Pechino ne avranno soltanto quattro.

Francesca Gallina

Un tempo però c’era più battaglia…
È diventato meno popolare quando è intervenuto il gigantismo, ovvero il pipe da 22 piedi. Noi avevamo quello di Bardonecchia costruito per Torino 2006. Mantenerlo però è una follia se non c’è un’attività assidua. I costi di gestione sono troppo elevati e poi che vuoi che entri in una struttura con muri fino a sei metri? Una volta si facevano a mano ed erano decisamente più piccoli così si vedevano parecchi ragazzini entrare anche solo per divertirsi. Solo la Svizzera ha deciso di investire e a Laax c’è l’unico stadio in Europa con pipe olimpico. Da noi si è deciso di dare seguito a quello che prediligono maggiormente i giovani, slopestyle e big air.

Michela Moioli

Torniamo all’alpino, c’è quel diavoletto di Lucia…
È cresciuta tantissimo e lo testimoniano i risultati degli ultimi appuntamenti di Coppa del mondo (12° a Cortina e a Scuol). Per una che ha iniziato ad andare sulla tavola solo 5 anni fa, direi che non è male no? Ha poi molto margine di miglioramenti e persino a Livigno in questi giorni ha avuto una progressione notevole. Pensa che da ragazzo facevo le gare assieme a suo papà Pietro. Poi lui ha smesso ed è diventato maestro e allenatori di sci alpino.

Sofia Belingheri

Com’è messo Capitan Fisch?
Con i suoi 41 anni suonati ha una maturità che nella sua specialità conta tantissimo. Lo conosco come le mie tasche perché lo allena fin da quando aveva 16 anni. Me lo ricordo ai Mondiali del ’97, figuriamoci! Ma non era così forte quando era giovane, ha iniziato a vincere a 30 anni.

Omar Visintin

Come mai?
Era un po’ troppo snowboarder e meno atleta. Mi riferisco allo spirito ovviamente. Ha sempre avuto qualità tecniche eccezionali, ma anche una gran voglia di far sempre festa. Sai quando ha cambiato marcia? Quando ha conosciuto la sua attuale compagna Elisabeth. Allora è diventato il Roland Fischnaller professionista. Incredibile, lo ha proprio cambiato e glielo dico sempre. Una donna molto intelligente e un motorino inesauribile di energia. Non per niente il suo cognome fa Oberrauch, sai, Sportler, Oberalp…

Tommaso Leoni

Lui la medaglia la può afferrare
Certo che sì, lui ma anche gli altri tre Mirko Felicetti, Daniele Bagozza, Edwin Coratti. Pensa che ho dovuto fare la dolorosissima scelta di lasciare a casa Aaron March che l’anno scorso ha vinto la coppa del mondo e quest’anno ha 5 posti all’attivo.

Tommaso Lauzi

Quali sono gli avversari più pericolosi?

Uno in particolare perché è assolutamente imprevedibile, si chiama Covid di nome e tampone di cognome!

La situazione è davvero pesante. Ogni volta che ti sottoponi a PCR è come affrontare l’esito di un esame di maturità o universitario. Davvero molto stressante. In questo momento un tampone negativo è più importante della tavola, della sciolina, dell’allenamento. Appena atterreremo ce ne faranno subito uno e poi tutti i sacrosanti giorni. Fosse come stabilito dal protocollo Fis sarebbe ben diverso: fai un tampone, entri nella bolla e basta.

Lorenzo Gennero

Quando siete stati là era uguale?
Un’odissea! Quando siamo atterrati, un tedesco risultò positivo al tampone, tra l’altro risultato in seguito un falso-positivo. Ci isolarono in una zona per otto ore senza acqua, né cibo! Poi ci fecero salire su un pullman che rimase fermo col motore acceso per un’ora e mezza! Poi finalmente, ci diedero il via e arrivammo a destinazione dopo quattro ore di viaggio. Se fai i conti aggiungendo le 12 ore di volo… Se quando atterreremo non ci saranno problemi sarà come aver vinto una medaglia! Anzi, aspetta, sempre che tutti riusciranno a partire. Aspettiamo l’esito che è meglio!

Louis Philip Vito III

La situazione logistica com’è?
Il villaggio olimpico lo avevo visto ma non si poteva ancora entrare, dunque eravamo in hotel. Per la verità gli alberghi sono molto belli e l’organizzazione assolutamente perfetta. Qualche problemino ci sarà col cibo, anche se ci si adatta sempre, per carità. Ai Giochi poi normalmente c’è sempre una cucina internazionale o comunque più ampia.

Questa è la tua sesta Olimpiade, rispetto alle altre parti con più o meno certezze?
Parto, se parto, con la consapevolezza di avere la squadra più forte che abbia mai avuto! Poi però ci sono anche gli altri e di atleti forti ce ne sono parecchi. Ripeto, a prescindere dalla scaramanzia, con quello che abbiamo fatto finora, non possiamo andar lì e dire, “Ma sì, speriamo…”.

Non ci sono scuse, tutto quello che potevamo costruire per arrivare competitivi a Pechino è stato fatto bene, quindi… Oltretutto nel Team di Snowboardcross siamo l’unica nazione che ha due squadre nel misto. E la sola gara di Coppa fatta quest’anno l’abbiamo vinta con Moioli e Sommariva. Poi può sempre capitare di tutto in questo sport. Il problema spesso non sei tu, certo si può sbagliare come in una qualsiasi specialità, guarda lo sci alpino. Ma nel cross se ti parte davanti un avversario che poi si sbilancia e te lo trovi in traiettoria, ciaone! Proprio come accaduto a Omar Visentin, tra i favoriti per una medaglia a Pyeongchang: lo spagnolo Lucas Eguibar gli cadde proprio davanti. A prescindere dalle dinamiche della gara, noi non ci possiamo nascondere. Andiamo là per vincere due medaglie! Cesare Pisoni a Pechino Cesare Pisoni a Pechino Cesare Pisoni a Pechino Cesare Pisoni a Pechino Cesare Pisoni a Pechino

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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