Beatrice Sola torna sul podio di Coppa Europa e lo fa nel modo più significativo: con una seconda manche d’attacco, la migliore di tutte, che la proietta fino al terzo posto finale. Un risultato che pesa, perché arriva rimontando, perché nasce dalla sciata e non dall’aritmetica, e perché restituisce centralità a una specialità che chiede continuità mentale prima ancora che tecnica.
Dopo una prima manche prudente, chiusa lontano dalle posizioni che contano, l’azzurra cambia registro nella seconda. Parte con l’idea chiara: alzare il ritmo, accorciare le linee, non lasciare nulla sul piano. Il cronometro le dà ragione: miglior tempo di manche, recupero netto e podio conquistato per 19 centesimi dalla vetta, in una gara rimasta compressa fino all’ultimo intermedio.
Davanti a tutte vince la svizzera Aline Höpli, solida in entrambe le manche e capace di gestire la pressione, mentre il secondo posto va all’austriaca Natalie Falch, anche lei molto efficace nella parte finale. Ma il dato tecnico che resta è proprio quello di Sola: nella seconda manche nessuna è stata più veloce.
Per l’Italia è una giornata positiva anche oltre il podio. Giulia Valleriani chiude quarta, a pochi decimi dalle prime, confermando solidità e presenza costante nelle zone alte della classifica. Alice Pazzaglia è quinta ex aequo, mentre Ambra Pomare entra nelle undici con una prova ordinata. Più indietro, ma dentro la gara, anche le altre azzurre, in una classifica lunga e selettiva, dove ogni errore si paga.
Il terzo posto di Beatrice Sola vale però più della posizione. È un segnale tecnico e mentale: la capacità di cambiare passo, di prendersi rischi calcolati, di trasformare una prima manche interlocutoria in una seconda da protagonista. In Coppa Europa, spesso, è da qui che passano le carriere: non dal giorno perfetto, ma da quello in cui sai costruirti la gara. E questa, per Sola, è una di quelle gare che restano.






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