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Deborah Compagnoni, la fatina dello sci Azzurro è sempre Lei

Deborah Compagnoni, la fatina dello sci Azzurro è sempre Lei! Nel giorno del suo compleanno è questo quello che ci viene in mente. Forse perché di magie ne ha fatte davvero tante.

E non solo riferite alle vittorie di Coppa del Mondo (16), alle medaglie olimpiche (4 con 3 ori e 1 argento) o a quelle Mondiali (3 ori). Debbi dei miracoli non ha lasciato il segno soltanto nell’albo d’oro. E il suo valore non è soltanto sportivo.

Con un’ineguagliabile alchimia è entrata nelle case come simbolo di bontà. Sempre così semplice e spontanea, sicuramente mai artefatta. Non ha mai dovuto usare l’aggressività per ottenere ciò che voleva in pista e fuori. Si è spaccata diverse volte e si è ritirata perché le ginocchia non tenevano più.

Questi drammi, quello di Albertville su tutti, rimangono ma non è quello che rimane in memoria. Perché si è sempre rialzata tornando a vincere. Perché non ha mai smesso di sorridere dolcemente. E perché non ha mai mostrato segni di debolezza sul campo.

Tipo paura di un appuntamento, una pista o di rifarsi male. Una combattente nata senza dover mostrare i denti aguzzi. Un simbolo per gli appassionati dello sci e delle gare, una ragazza da buffetto sulle guance per chi la vedeva in TV senza capir niente di questo sport.

Riuscire a conquistare questo grande amore in un periodo Tomba dipendente non dev’essere stato così facile. Eppure ha saputo emergere quanto la bomba emiliana. E quando ha smesso di gareggiare interpretando il ruolo di moglie e di mamma in una famiglia decisamente esposta, ha fatto un passo indietro. Perché Debbi, donna decisamente intelligente e semplice non ama le copertine per forza e non le va a cercare. È lo spirito di chi possiede il gene della montagna.

A distanza di anni non è cambiata di una virgola. Ti sorride sempre allo stesso modo così come si gira dall’altra parte se c’è qualcuno o qualcosa che non approva. Sa difendersi senza urlare riuscendo a ottenere il rispetto.

Sa come aiutare chi ha tanto bisogno perché la sua “Sciare per la Vita” ha fatto tantissimo e ancora saprà portare il sorriso a chi è abituato a piangere.

È uscita allo scoperto nelle ultime due stagioni con l’avvicinarsi dei Mondiali di Cortina. Ora che i tre suoi ragazzi sono grandi può permettersi di tornare un po’ sulla neve, quando molla i pennelli da pittrice, altra sua passione. E questo è il regalo più grande che potesse dare allo sci Azzurro.

Buon compleanno Debbi dei miracoli, fatina dello sci Azzurro

 

 

 

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).