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Dominik Paris. #iorestoacasa ma non mi annoio!

A quasi due mesi dall’infortunio, ecco Dominik Paris che sposa in pieno #iorestoacasa e dice: “Ma non mi annoio!”

La stagione di Dominik Paris si è conclusa il 21 gennaio. Era la vigilia delle gare di Kitzbühel, attesissime da lui e non solo. A quel punto della stagione l’Azzurro si trovava al secondo posto della classifica di discesa (meno 16 punti da Beat Feuz), al quinto in quella di superG (meno 51 da Kriechmayr) e al quarto della generale, staccato di 135 lunghezze dal leader Kristoffersen.

Dopo l’infortunio al ginocchio destro Domme non si è più fatto vedere nel circuito della Coppa del Mondo, facendo solo una breve comparsa ad Anterselva, in occasione dei Campionati del Mondo di biathlon. Lo ritroviamo al telefono, sereno e molto disponibile.

Ciao Domme, come stai e come procede il lavoro di rieducazione?

«Sto bene grazie, sono tranquillo, ho la palestra a casa e lavoro tutti i giorni con il fisioterapista e il mio preparatore atletico. Dopo un periodo di sola fisioterapia, pian piano vado verso quello che si può definire un allenamento.

Tutto procede bene, non posso fare paragoni perché è la prima volta che mi infortuno seriamente tanto da dover essere obbligato alla rieducazione, ma per ora nessuna complicazione. Per tornare quello di prima ci vorrà ancora tempo, sono passate appena otto settimane dalla caduta e dalla rottura del legamento crociato».

Come stai passando il tempo libero in questo periodo? Dai social abbiamo visto che anche tu hai sposato senza indugi la filosofia dell’ #iorestoacasa
«Assolutamente, bisogna! E non mi sono mai annoiato. Oltre alle terapie e all’allenamento quotidiano mi sono goduto mio figlio e la famiglia. Ho suonato, ascoltato e fatto musica. Letture no, non leggo».

Come hai detto anche tu, quello del 21 gennaio è stato il primo infortunio grave della tua carriera. Ti ha insegnato qualcosa, sei riuscito a trovarci un lato positivo?
«Dopo tanti anni di lavoro senza sosta forse non è nemmeno male fare un periodo di riposo forzato. Di solito appena finisce una stagione si ricomincia quella successiva, ed è dura.

Se questo stop sarà servito a qualcosa si vedrà, io ne avrei fatto anche a meno. E onestamente di positivo ci vedo poco se non il fatto di aver più tempo per stare con la mia famiglia! Avrei preferito però andare avanti e raccogliere altri risultati».

Appunto, qui ti volevo… Si è appena conclusa come tutti sappiamo una stagione un po’ strana, con il velocista Kilde vittorioso nella Coppa del Mondo generale.
«Erano in due a poter vincere questa Overall, i due che facevano punti in quattro discipline: Kilde e Pinturault. Ha vinto Kilde anche perché il finale è stato mozzato, un vero peccato per tutti».

Kilde in discesa ha fatto appena 29 punti più di te, con ben quattro gare disputate in più. Si può dire quindi che abbia battuto il francese grazie ai risultati in gigante e combinata, che erano le due discipline chiave anche per la tua rincorsa alla Coppa generale. In futuro pensi di continuare su quella strada?
«Non so, è difficile fare programmi ora, il ritorno sulla neve per me è ancora lontano. Solo quando rimetterò gli sci capirò come va e deciderò cosa fare. Di sicuro all’inizio pensare alle gare di gigante sarà difficile».

Il tuo undicesimo posto è il miglior risultato di un italiano nella classifica generale. Cosa vedi dietro di te per il futuro della squadra?
«Vedo che è difficile emergere, perché l’allenamento è una cosa e le gare sono un’altra. In pista sei da solo e mostrare il tuo valore non è facile, non per niente davanti ci sono sempre gli stessi nomi e farsi avanti in mezzo a loro è quasi un’impresa. Mattia Casse è stato molto bravo in superG, ma ero sicuro che potesse fare meglio in discesa.

Scia bene e sa rischiare nel modo giusto, è cresciuto molto, è veloce di piede. Ma nei punti chiave delle gare, quelli dove si può vincere, fa ancora fatica.

Va spesso forte in prova, ma negli uomini le prove contano fino a un certo punto, perché ad esempio io e anche Beat Feuz pensiamo che le prove servano per provare, non per rischiare e andare forte. Spero che l’anno prossimo Mattia possa fare un altro passo avanti».

Quando tornerai nel gruppo non troverai più Peter Fill.
«Mi spiace, ma credo abbia fatto la scelta giusta. Alla sua età e con la quantità incredibile di esperienza accumulata in 18 anni di carriera, credo sapesse cosa fosse meglio per lui.

Quando sono entrato io nel gruppo Peter mi sembrava uno lì da sempre, e io ho già fatto undici stagioni! Quando non stai bene fisicamente andare avanti e fare risultato è quasi impossibile e senza stimoli e soddisfazioni tutto diventa ancora più duro. Però ripeto: mi spiace molto che lui non sarà più con noi».

Ritroverai invece Christof Innerhofer, che ha scelto di non gareggiare per non perdere troppe posizioni nelle classifiche mondiali. Ha fatto bene secondo te?
«Difficile giudicare. Io penso potesse fare bene anche in gara, salvarsi le classifiche e restare fra i primi, ma tutto dipende da come si sentiva lui! Di sicuro ora starà sempre meglio e l’inverno prossimo sarà pronto».

Le donne sono andate indubbiamente molto meglio degli uomini. Le hai seguite o non te ne importava nulla?
«Le ho seguite, le ho seguite!» (e attraverso il telefono capisco che se la sta ridendo…).

E? Che ci dici di Federica Brignone discesista?
«Mi è piaciuta nelle gare molto tecniche come Bansko e Garmisch, ma anche a Crans Montana. Gare in cui la scorrevolezza non era tutto e dove anche le non discesiste hanno potuto andare forte, perché, come lei, sono brave a far tagliare lo sci, stile gigante.

Fede ha capito abbastanza in fretta come affrontare la velocità ed è migliorata molto nelle curve lunghe, che fa molto bene, senza frenare. Avere un alto livello tecnico aiuta, anche la sensibilità è importante e a lei non manca, come non le manca il coraggio.

Chi sa sciare insomma può andare forte anche in discesa e superG, si è visto con la gara di Kristoffersen a Hinterstoder (22° posto, ndr). A mio avviso è stato molto bravo».

Il discorso può valere al contrario: un discesista bravo tecnicamente può essere molto veloce in slalom… soprattutto se parte con la pista liscia!
«Vero, si è visto quest’anno nelle combinate di Bormio e Wengen».

Bormio, dove tu stavi andando fortissimo prima di uscire… che peccato!
«Già… ma a proposito di slalom e parlando ancora di Federica: fra i rapid gates la vedo un po’ meno bene e quindi se posso darle un consiglio direi che in futuro deve concentrarsi su quattro discipline, senza slalom quindi. La scelta fatta per questa stagione è stata quella giusta!».

About the author

Maria Rosa Quario

NINNA QUARIO È nota nel Circo Bianco per aver fatto parte della “Valanga Rosa” tra il ’78 e l’86. Milanese doc, da tempo si è trasferita a La Salle, in Valle d'Aosta. Ha conquistato 4 vittorie in Coppa del Mondo e un totale di 15 podi, tutti in slalom, oltre a una “bella” collezione di piazzamenti nelle gare a medaglia: 4° posto all’Olimpiade di Lake Placid 1980 (a 3/100 dal bronzo), 5° al Mondiale di Schladming 1982 (era in testa a metà gara) e 7° ancora ai Giochi, a Sarajevo 1984.
Dopo il ritiro dall’agonismo, nel 1986, si è dedicata al giornalismo e collabora con Sciare dal 1999.
Per la nostra rivista è stata a lungo la depositaria di tutto ciò che riguarda l’agonismo e ha seguito anche il programma test, in particolare i Test Junior. La sua lunga carriera giornalistica (ha collaborato anche con il quotidiano Il Giornale e con Infront Sports & Media seguendo da vicino quasi tutte le gare di Coppa del Mondo) si è interrotta nel 2022, quando ha deciso di cambiare vita per dedicarsi ad altre passioni.
Non ha però abbandonato del tutto la sua collaborazione con Sciare, per cui ora scrive in modo meno intenso e continuativo. E’ mamma di Federica Brignone, uno dei più grandi talenti della Squadra nazionale Italiana di sci alpino, e di Davide, suo allenatore dal 2017.