La velocità non aspetta nessuno, ma l’inverno ogni tanto ti ricorda chi comanda. A Dominik Paris è bastato un ingresso curva sbagliato, lunedì a Copper Mountain, per ritrovarsi con una distorsione alla caviglia sinistra e un programma improvvisamente riscritto. Non un allarme, non un dramma: solo quel tipo di imprevisto che fa perdere un giorno, ma può pesare una settimana.
Gli esami svolti immediatamente hanno tolto ogni dubbio: nessuna frattura, nessun legamento coinvolto, nessun danno strutturale. Solo dolore, gonfiore, e quella prudenza che lo sci — quello vero, quello da velocisti — impone sempre quando si parla di articolazioni messe sotto compressione estrema.
Martedì è passato in completo riposo, come indicato dallo staff medico. Oggi, invece, la giornata scorre al ritmo delle terapie: «Sono di buon umore e alla fine non c’è niente di rotto — racconta Paris —. Certo, fa un po’ male, quindi passo molte ore in trattamento. Bisognerà valutare giorno per giorno».
E sono proprio giorno per giorno le parole chiave di questa fase. Nessuna corsa, nessuna forzatura, solo l’obiettivo sullo sfondo: essere pronto per il superG di giovedì a Copper Mountain, il primo vero banco di prova della stagione. Una gara che Paris non considera mai un semplice debutto, ma l’attimo in cui la velocità smette di essere teoria e torna mestiere.
Il team azzurro continuerà a monitorarlo per capire se potrà essere al cancelletto o se servirà allungare i tempi. Chi conosce Paris, però, non ha bisogno di grandi spiegazioni: è uno che convive con il dolore e lo gestisce come parte del lavoro. Ma è anche un 36enne che conosce bene i rischi, e sa che la velocità non perdona decisioni affrettate.
Per ora, questa piccola deviazione è archiviata alla voce “incidenti di percorso”: fastidiosa, certo, ma niente che metta in discussione la sua traiettoria. Il cammino resta lì, davanti a lui — diritto, lucido, ripido — con quel rumore metallico che sa di solette che vibrano a 130 all’ora.
Un incidente di percorso? Sì. Un problema? No. Solo il promemoria di un inverno che, come sempre, non regala nulla.






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