Dorothea Wierer ha scelto Östersund per riaprire il libro. Lo aveva iniziato qui dieci anni fa, il 3 dicembre 2015. Lo riprende oggi, con la stessa precisione, la stessa fame, la stessa ostinazione che la montagna riconosce solo ai suoi figli più testardi.
La 15 km individuale della Coppa del Mondo diventa il suo territorio. Diciassettesima vittoria in carriera, settima nella specialità. E soprattutto: l’ennesimo sigillo in un luogo che la accoglie come una di casa. Sei successi complessivi su questa neve, compreso il titolo mondiale del 2019. Östersund la conosce, la aspetta, la riconosce.
La gara è un quadro che si compone piano. Un errore in piedi, uno a terra. Troppo, per chi sogna in grande. Abbastanza, per chi sa ribaltare il destino. Dal 27° posto dopo due poligoni a una risalita che profuma di ultimo ballo: tredicesima, poi seconda.
E al quarto poligono, quando il biathlon chiede sangue freddo, Dorothea risponde con la sola cosa che non fa mai rumore: la perfezione.
L’ultimo giro è una rincorsa furiosa ma lucidissima. Davanti c’è la sorprendente finlandese Sonja Leinamo, impeccabile quasi fino alla fine. Ma Östersund spinge la sua regina, e Doro la riprende nel punto esatto in cui le grandi sanno colpire: a tre decimi dal traguardo, il margine di un respiro.
Il podio si completa con la francese Camille Bened, tradita dall’ultimo colpo. Appena dietro: Jeanmonnot, Hanna Öberg, Clötens — tutte lì, tutte vicine, tutte sconfitte dalla stessa cosa: una donna che all’ultima stagione ha ancora voglia di lasciare il segno.
Tra le azzurre, Lisa Vittozzi torna nel circuito maggiore con un decimo posto che vale terreno recuperato e coraggio ritrovato, nonostante i tre errori nelle sessioni a terra. Michela Carrara, cinque errori e una prova sugli sci da applausi (seconda solo a Öberg), chiude ventiduesima.
Giornata più amara per Auchenthaller e Comola, affondate dai troppi bersagli mancati.
Resta l’immagine di lei, Dorothea Wierer, che a trentacinque anni tiene insieme ciò che sembrava scollato: mente, piedi, bersagli e futuro. Regala all’Italia la prima vittoria dell’inverno e a se stessa un’altra pagina da custodire. Östersund, ancora una volta, è il luogo in cui Doro non vince soltanto. Racconta chi è.






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