Sciatrice e snowboarder, la ceca Ester Ledecká continua a sfidare i limiti dello sport. Dopo aver vinto ori olimpici in due discipline diverse, ora lotta contro il tempo e la burocrazia per riuscire a essere, ancora una volta, in due posti nello stesso giorno

Poker di dettagli e un sogno doppio
Un po’ di made in Italy alla regia delle sue curve, una nuova tuta, una lettera al Cio e, soprattutto, il dono dell’ubiquità. Ester Ledecka sta chiudendo la valigia, in partenza per la nuova stagione e ci ha infilato le solite quattro cose. E stavolta non è un modo di dire, perché è questo «poker di dettagli» tutto ciò di cui ha bisogno.
«Ho cambiato staff per lo sci alpino e scelto un team tutto italiano; spero che mio fratello abbia tempo di disegnarmi una nuova divisa per i Giochi e mi auguro che, prima di un certo giorno di febbraio, Comitato Olimpico e Federazione ascoltino le mie richieste, oppure dovrò dividermi per gareggiare», scherza lei, ma non troppo, con una sintesi fulminante dell’anno che verrà.
La donna che vinse due volte
Trent’anni, carriera unica, anzi doppia, Ester da Praga è la «donna che vinse due volte» e che ha fatto dell’«indecisione» sulla neve la sua cifra stilistica. Non sapendo scegliere che cosa amare di più fra snowboard e sci alpino, nel dubbio, si è costruita una carriera in entrambi gli sport, arrivando — unica ad oggi sul pianeta Terra — non solo a vincere le Olimpiadi in due discipline diverse e nella stessa edizione, ma a concedersi un bis ai Mondiali e, per un soffio, quasi un raddoppio a Cinque Cerchi.
Correva l’anno 2018 ed Ester si infilò al collo il titolo di superG, 1/100 davanti ad un’incredula Anna Veith, e quello di Pgs, gigante parallelo, a PyeongChang. Il mondo si ferma e mette a fuoco quella Ester, stella dell’Est, cresciuta in età, sapienza e doppia grazia, nell’Olimpo della neve.
Passano quattro anni e Ledecka sfiora l’impresa anche nel 2022 a Pechino, prendendosi ancora l’oro sulla tavola e chiudendo ai piedi del podio, sia in Combinata, quarta dietro a Federica Brignone, sia in superG, con il quinto tempo.
Lo scorso anno? Ops, l’ha fatto di nuovo. Ai Mondiali, però, sceglie un tris di medaglie. Ne arrivano una per colore: prima il bronzo in discesa a Saalbach e poi, a Sankt Moritz ecco l’argento in Psl e, specialità della casa, torna l’oro in Pgs per lo snowboard.

Il calendario impossibile
Alla vigilia di Milano Cortina 2026 il commento sembra facile: non c’è due senza tre. L’importante è partecipare, si dice, ma per colpa di un’agenda e di un pizzico di burocrazia, il sogno a Cinque Cerchi di Ester rischia di perderne qualcuno.
Eh sì, perché è da tempo che la ragazza gira con il calendario alla mano e un circoletto fosforescente su un giorno preciso: «L’8 febbraio sono in programma sia la discesa olimpica sia il gigante parallelo». Ovviamente una a Cortina d’Ampezzo e l’altra a Livigno. E quasi alla stessa ora.
Spoiler amaro: a Cortina si son sempre fatte molte gare di snowboard sul versante di Faloria. «Quanto sarebbe stato comodo!».

Una lettera per cambiare la storia
Ma vincere è fatica ed Ester comincia a scrivere per farsi ascoltare. Peccato che ad oggi non abbia ancora ricevuto una risposta dai piani alti dell’Olimpo delle scalette e delle «schedule», come dicono quelli che parlano bene.
Al Cio si rivolge a Kit Mc Connell che intanto, però, viene assegnato all’organizzazione di Brisbane 2032, quindi a Irina Gladkikh che è direttore degli Sport Invernali. In copia c’è sempre Johan Eliasch, presidente Fis che, in primavera, le assicura quanto meno un «passaggio» in elicottero per spostarsi da una località all’altra.
Suggestivo, per noi italiani, come un vecchio film: «Milano – Cortina, due giri di rolex». Utilissimo per le prove, ok grazie, ma per gareggiare non basta.

Per sognare ancora quella doppia impresa nemmeno: «Ho proposto, negli anni, diverse soluzioni: spostare la gara a Cortina, ma capisco non sia facile anche se lo snowboard fa sempre tappa nella conca», dice la campionessa che non punta il dito contro nessuno, ma vorrebbe almeno un confronto chiaro e definitivo.
«Nella mia ultima lettera ho proposto un cambio data per lo snowboard: slittando agli ultimi giorni, fra 20 e 22 febbraio, sarebbe perfetto perché le gare veloci di sci alpino sono in calendario fra l’8 febbraio ed il 12 e a Livigno il programma olimpico sarebbe concluso».
Che cos’è un giorno nella vita di un uomo di fronte ad un sogno che dura per sempre? Eppure tutto sembra difficile: una risposta ufficiale, dopo mesi, ancora non c’è, ma pare che lo snowpark del piccolo Tibet non possa essere tenuto occupato così a lungo.

Due sport, un solo cuore
Anche in questo caso Ester non si è arresa, ricordando che a Livigno, uno dei templi mondiali del Freestyle, sono molte le opportunità dove poter allestire un tracciato per un Pgs. Ma si sa, anzi, spesso si dice: «I giochi ormai sono fatti».
E questa frase rischia di pesare come una sentenza. Ledecka allontana questo pensiero con il gesto di una mano: «Dicono sempre che le Olimpiadi hanno bisogno di belle storie: non sarei io una di queste?».
Poi afferra ancora il calendario e sussurra un piano B. «Dovendo scegliere, gareggerei nello snowboard, saltando la discesa e pure le prove, anche se il bronzo di Saalbach mi dice che sarei sulla buona strada».
Poi ci sarebbero tre giorni per «risorgere» alpina e velocista, presentandosi sulle Tofane per il superG.
Non sono i tempi stretti a spaventare Ester, abituata a switch e cambi d’abito repentini. «Negli anni sono migliorata molto: prima facevo blocchi anche di due settimane per ogni sport e poi cambiavo».
Inevitabilmente dalla tavola agli sci perdeva sempre un po’ l’interno e viceversa doveva ritrovare la presa di spigolo giusta. «In sostanza mi sentivo terrificante e principiante ad ogni nuovo inizio», sorride lei.
Ora, soprattutto durante la stagione, i blocchi si sono accorciati, spesso Ester fa doppi allenamenti e il suo microcosmo gira intorno ad un credo: dottor Jekyll e mister Hyde possono convivere.

Il tocco italiano
Ed ecco il tocco di made in Italy: mentre alla regia dello snowboard c’è sempre Justin Reiter, per lo sci alpino, accanto a Tomas Bank sono arrivati Much Mair e Franz Gamper.
Attenti a quei due: ad inizio ottobre han preso un volo per il Cile per affiancare Ledecka nell’ultimo periodo di preparazione estiva. «Li ho attesi, sono una amazing couple, vanno così d’accordo! Ora sono pronta ad imparare anche un po’ di italiano sempre che poi io riesca a mettere Much anche su una tavola da snowboard!», scherza Ester che in abbondanza ha sempre il sorriso oltre alla voglia di lavorare sodo.
Rientrata dal Sudamerica, dopo una conferenza di apertura stagione a casa sua, Ledecka torna in Nord America, a Copper e da lì deciderà di volta in volta a quali gare partecipare, pronta a mille fusi, voli e sovrapposizioni, con lo snowboard che riparte dalla Cina.

La fame che non finisce mai
Come una madre affettuosa, non saprebbe scegliere quale sia il suo «figlio» preferito: «Lo snowboard è un ambiente più festoso, vivace, dinamico», spiega lei che sulla tavola ha apparecchiato 25 vittorie e 4 trofei assoluti. Le gare si fanno insieme, ragazzi e ragazze sono davvero una compagnia di giro che attraversa l’inverno. «Ricordo quando ho cominciato a vincere nello sci alpino: i ragazzi dello “snow” continuavano a scandire: “Ehi, She is ours! Ester è una dei nostri”».
Insomma il board è anche una famiglia. Nello sci alpino oggi Ester vanta 4 vittorie e 7 podi in Coppa, oltre alle medaglie olimpiche ed iridate: all’inizio c’era forse un pizzico di incredulità, ma quello stupore ha preso la forma di un grande rispetto. «Sento di appartenere ad entrambi questi mondi, sicuramente nello sci alpino ho ancora margine di miglioramento e so che ogni stagione cresco nell’esperienza e nel mind set giusto».
La prova? Ledecka oggi domina su tracciati eterogenei, non solo superfilanti: Ester non è stata una meteora, ma è la supernova dello sci e «Nella mia piccola battaglia per il calendario di Milano Cortina ho ricevuto supporto da entrambi i settori».

L’estate, invece, è stata dura per tutti: «Non conoscevo Matteo Franzoso di persona, ma ho visto molti suoi video. È stata una cosa terribile che non doveva succedere», comincia lei che chiarisce subito un punto, tanto simile a quello di certi soldati abituati a combattere da soli in prima linea.
«Purtroppo non credo molto alle associazioni di atleti per farsi ascoltare: sarà che vengo da un Paese dove lo sci conta pochi numeri ed ancora meno atleti». Anche il suo «caso olimpico» lo dimostra: «Se fossi americana o austriaca, magari, chissà, una risposta alle mie lettere sulla data della gara, l’avrei avuta prima», la butta lì Ledecka.
La questione sicurezza, però, riguarda tutti e non si può derogare: «E non si ferma alle piste di allenamento», dice lei, che negli occhi ha ancora le immagini della sua compagna Tereza Nova: lo scorso gennaio si schiantò, in un training, nelle reti di Garmisch Partenkirchen e oggi lotta per tornare alla sua vita di ragazza, prima ancora che di sciatrice. «Anche l’incidente di Cyprien Sarrazin a Bormio è avvenuto in prova, ma su una pista pronta per la gara».
Da dove ripartire? «Dall’equipaggiamento: la tecnologia dei caschi è ferma da decenni. Se guardo alla MotoGp, semplicemente non c’è paragone».

Ester, poi, ha la sua ricetta: «Quando devo spingere i miei limiti un po’ più in là provo cose nuove sempre in ambienti più facili e semplici e poi trasferisco il movimento su terreni più difficili».
Saggezza da nonni di una volta? C’è anche quella nella storia di Ester: tutto parte da lì, con una polivalenza scritta nei geni di casa Ledecka. Nonno Jan Kaplac, hockeista, ha dimestichezza con le doppie vittorie a cinque cerchi e si prende due metalli fra Innsbruck e Grenoble. Mamma Zuzana, invece, è stata una pattinatrice di alto livello. Papà Janeck il talento lo profonde nel canto.
E poi c’è Jonas: così arriviamo all’outfit olimpico: «Mio fratello mi ha sempre disegnato le tute, quella scura dello scorso anno l’ho usata poco, quindi potrebbe andare ancora bene, anche perché, ogni volta, devo chiedergli il favore di dedicarmi del tempo…».

Questione fra fratelli? «Anche: sono sempre stata molto competitiva e lui sugli sci era migliore di me». Ester ha, da sempre, un altro avversario “interno”: «È l’altra me stessa: finché avrò fame so che continuerò con questa doppia vita e so che se vincerò più da una parte, l’altra me reclamerà i suoi spazi».
Va così ogni inverno: «A volte penso che potrei provare un terzo sport per vedere se trovo una sintesi».
Aveva pensato allo ski cross, d’estate Ledecka, invece, adora il windsurf nel suo buen retiro di Vassiliki, sull’isola di Lefkada, in Grecia. «Ecco, potevo scegliere il curling: sarebbe stato a Cortina, come non pensarci: magari ai prossimi Giochi!», sorride la campionessa.
Insomma, se per i Giochi e per la tuta si vedrà, così potrebbe arrivare il tempo di un libro: «Sarebbe bello, forse, mettere tutto nero su bianco, ma come si fa?», scherza lei, «Potrei scrivere da una parte i capitoli di sci alpino e poi, girando il libro, quelli dello snowboard».
Con la certezza, però, che si incontrino in mezzo.
E un’idea sul dove e sul quando Ester ce l’avrebbe.

di Lucia Galli

Lucia Galli ha 11 nipoti, molti più cappelli e una laurea in paleografia. È giornalista professionista da inizio millennio. Vive fra la Brianza e Parma, dove collabora con alcuni quotidiani, scrivendo di cronaca e occupandosi di viaggi e lifestyle per diversi periodici. Quando può, scappa sulla neve e fra le Alpi per sciare e raccontare storie a cinque cerchi.







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