Federica Brignone ha chiuso la due giorni di Cervinia che segna, finalmente, il vero rientro sulla neve. Non un traguardo, ma una soglia: il punto in cui la riabilitazione diventa di nuovo sci, curva, gesto.
La valdostana parla con la prudenza di chi ha memoria del dolore, ma anche con la luce di chi si è rimessa in piedi dopo otto mesi di assenza:
«Giornata perfetta per tornare a sciare, condizioni invernali e vicine a casa. Sono molto contenta: è un primo assaggio, non un punto di arrivo ma di partenza».
L’inizio è stato rigido, inevitabile. La postura che cerca coraggio, la gamba che ascolta, il corpo che misura. Poi, giro dopo giro, il vecchio istinto ha rimesso le mani sul timone: «Mi è sembrato di non avere mai smesso. Ho sentito la gamba reagire, il contatto con la neve, lo scivolamento: una bella sensazione».
Il ritorno agli sci è una soglia emotiva, certo. Ma soprattutto tecnica. Perché rifare il mestiere significa ritrovare angoli, torsioni, pressioni che nessuna palestra può simulare. E Federica lo sa bene: «Fra qualche giorno torneremo nuovamente in pista per esplorare. Sciare è un’altra cosa: serve pazienza, serve crescere insieme alla preparazione atletica».
Nessuna fuga in avanti, nessuna illusione. Solo il passo giusto, quello che serve per costruire qualcosa che duri. E, tra le righe, un dettaglio che pesa più di qualsiasi dichiarazione: Federica è tornata sulla neve. E questo, adesso, basta.






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