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Francesco Sorio, figlio di Nicoletta Merighetti

Tavernole sul Mella: vi dice niente? È un paesino (1300 abitanti) della Val Trompia, la vallata bresciana da dove sono spuntati due bei campioni come Ivano Edalini ( una vittoria in Coppa del Mondo nello slalom della 3-Tre, dicembre 1986) e Alberto Ghidoni (velocista di lungo corso con un terzo posto in Coppa del Mondo nel superG di Garmisch del 1987 e tanti anni di allenatore in diverse nazionali); è il posto dove vive una famiglia che vive di sci e dove un ragazzino che si chiama Francesco Sorio che è nato l’11 febbraio 1997 e frequenta la terza media si sta forse e finalmente innamorando dello sport di casa come non gli era riuscito di fare fino ad oggi. Suo padre, Silvano Sorio, ha 42 anni, è maestro di sci e allenatore dello Sci Club Val Palot, una società creata da lui con questo nome tre anni fa e legata all’altra attività, la gestione di un impianto che in quella piccola vallata serve una pista di un paio di chilometri ideale per la gente del posto e una sciatina «mordi e fuggi» in giornata, per le famiglie in una bella giornata di sole e per i bambini (ci sono anche manovie e tapis roulant).

Suo braccio destro e sinistro nonché donna della sua vita è sua moglie Nicoletta Merighetti, 44 anni, cugina della nazionale Daniela Merighetti che tra l’altro ha contribuito a crescere e a sua volta ex nazionale negli anni Ottanta («È stato un periodo bellissimo, girare il mondo, gareggiare. Bellissimo, rifarei tutto»). Nicoletta era una slalomista pura «e pare che anche Francesco voglia seguire le mie tracce, anche se alla sua età è fisicamente ben messo e avrebbe la struttura per impegnarsi nella velocità più di suo fratello Daniele». Nicoletta era stata allevata da Agostino Zatti ed era cresciuta nell’OS Noi Sarezzo e nel FAIP Selvino, due anni più giovane di Paoletta Magoni. L’11 gennaio 1987 (guarda caso, lo stesso giorno in cui Alberto Ghidoni arrivava terzo a Garmisch) la ragazza della Val Trompia realizzava il suo miglior risultato di carriera con l’8° posto nello slalom di Mellau (Austria) vinto da Tamara McKinney davanti a Mateja Svet e Malagorzata Tlalka: E chi aveva davanti al 7° posto? Nientemeno che Erika Hess, la scorbutica regina delle porte strette di quel decennio che in quell’ultima stagione (due sole vittorie di Coppa) stava misurando i primi segni del proprio declino.

La bresciana Nicoletta Merighetti, nata a Brescia il 27 gennaio 1966 aveva l’hobby delle parole crociate e un debole per Dustin Hoffmann e la musica country americana ma non il talento supremo della fuoriclasse svizzera di Grafenort o delle altre big dell’epoca. Che abbia assaggiato bene il gusto del Grande Sci è comunque un dato di fatto. E quando si è ritirata nel 1988, quella bella parentesi della sua giovinezza è diventata un fagottino di ricordi preziosi per tutta la vita. È diventata maestra di sci e allenatrice. Ha sposato un maestro di sci e allenatore con cui ha messo su famiglia in quel paesino della Val trompia. Daniele, il primogenito, è arrivato nel 1994, si è dato subito all’agonismo e quest’anno, seconda stagione Aspiranti, è nella squadra delle Alpi Centrali sotto la guida di Simone Stiletto. Francesco è venuto al mondo tre anni dopo e ha cominciato a sciare non prestissimo come di solito succede nelle «famiglie di sci» ma «a 5anni – ricorda Nicoletta – al Passo Maniva. All’inizio aveva un po’ un rifiuto. Lui è un tipo tranquillo, non si può dire che sia incendiato dalla passione per l’agonismo.

Ma poi – sorride la mamma ex campionessa – ha dovuto rassegnarsi visto che in casa nostra si mangia pane e sci e adesso mi pare che stia arrivando anche l’interesse, la passione vera. Tecnicamente è buono, ha anche un bel fisico per la sua età. Quest’anno vediamo, è partito mica tanto bene perché ha dovuto fermarsi subito per uno strappo muscolare alla cresta iliaca ma avrà tempo per rifarsi se ne avrà voglia». Già, quest’anno siamo curiosi di vedere come cresce il secondogenito dell’ex nazionale Nicoletta Merighetti. L’inverno scorso era arrivato il primo segnale di «sveglia» con il 4° posto alla selezione nazionale del Topolino che gli aveva aperto le porte della fase internazionale dove non era andato malaccio con un onorevole 9° posto. Poi c’erano stati i Campionati Italiani dell’Abetone ad emettere sentenze molto contradditorie rispetto alla promettente performance del Topolino: 25° in slalom, 42° in gigante, 58° in superG. Roba da seconde e terze linee. Cos’era successo? «Dopo il Topolino era stato centrato da una brutta influenza. Era arrivato all’Abetone con la febbre e imbottito di antibiotici. Insomma non era certo nelle condizioni migliori». Capito. Rifaremo il punto sulla situazione a conclusione della stagione 2010/11, primo anno Allievi. D’accordo mamma Nicoletta? Ci risentiamo.

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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