La classifica, come sempre, fa il suo mestiere. Mette in fila i nomi, assegna i distacchi, chiude la giornata. Poi però c’è la gara vera, quella che resta dopo aver spento il computer. Ed è lì che questa prova diventa interessante, perché a un certo punto smette di parlare solo di chi ha vinto e comincia a dire qualcosa su chi sta arrivando.
Siamo a Kronplatz, per uno slalom Fis, valido per i campionati Georgiani. La sfida Valleriani-Pazzaglia la vince Giulia che sta vivendo un periodo di forma splendida. 7 i decimi di differenza per le due slalomiste azzurre che già hanno assaporato la Coppa del Mondo, sfiorando anche la qualifica. Poi, tutte le altre. Alle spalle della statunitense Grosdidier ci sono Ambra Pomaré, Francesca Carolli, Sophie Mathiou.
Al cancelletto di partenza anche le due sedicenni, Giada D’Antonio e Anna Trocker, che tanto hanno fatto parlare nelle gare disputate in nordamerica. Una bella occasione per capire a che punto sono. Per i centesimi sono dietro, per la presenza sono dentro! I numeri sono chiari. D’Antonio chiude a poco più di due secondi dalla testa, Trocker appena dietro. Distacchi che, letti in modo pigro, sembrano normali. Letture che cambiano completamente quando li metti accanto ai tempi delle ragazze della squadra B. Non come confronto teorico, ma come confronto diretto, stesso tracciato, stesse condizioni, stessi paletti.
Giada D’Antonio fa una prima manche pulita, senza cercare nulla che non sia già nelle sue corde. Poi, nella seconda, abbassa il tempo in modo netto (il quinto). Segno che il tracciato lo legge, lo corregge, lo rimette a posto. Sei decimi limati non sono una magia, sono lavoro. E infatti davanti a lei restano atlete più grandi, più strutturate, più abituate a stare lì. Subito dietro, però, non c’è il vuoto.
Anna Trocker arriva con una gara diversa. Meno sbalzi, meno correzioni, stessa solidità dall’alto in basso. I due tempi sono simili, quasi sovrapponibili. Non accelera nel secondo giro come Giada, ma non perde nulla. Tiene. E quando una ragazza di quell’età tiene due manche senza rompersi, il dato conta.
Il punto vero è questo: entrambe finiscono in mezzo alle ragazze della squadra B. Non a distanza siderale, non in un’altra gara. In mezzo. Con distacchi che nascono da dettagli, non da limiti strutturali. Qualche metro di linea in più, una transizione meno efficace, un’uscita che non porta la stessa velocità delle prime. Roba che si sistema con il tempo e con le gare, ma senza rivoluzioni.
Se guardi i tempi della seconda manche, la fotografia è ancora più chiara. Diverse atlete più esperte faticano, perdono, qualcuna esce. Giada e Anna arrivano giù intere. Non perfette, ma intere. E questo, nello sci, è spesso il primo vero salto di qualità. Questo comunque non è sufficiente per un’analisi globale. Si è trattato di una sola gara e sappiamo, specie in slalom, che, se la classifica è giudice inimpugnabile, la dinamica della competizione può raccontare tante cose. Ad esempio, che Chicca, reduce dall’infortunio della scorsa stagione, si è sdraiata sulla neve rimanendo miracolosamente nel tracciato e nonostante questo si sia piazzata davanti a Giada e ad Anna.
Se si guardano i tempi della seconda manche, la fotografia diventa più leggibile. Diverse atlete più esperte faticano, perdono terreno, qualcuna esce. Giada e Anna arrivano giù intere. Non perfette, ma intere. Nello sci, spesso, il primo salto di qualità passa proprio da lì.
Questo, però, non basta per un’analisi complessiva. Si tratta di una sola gara e lo sappiamo bene: in slalom la classifica resta un giudice inimpugnabile, mentre la dinamica della competizione racconta spesso molto di più. A volte racconta storie che vanno lette con attenzione. Per esempio quella di Chicca, reduce dall’infortunio della scorsa stagione, che in gara si è letteralmente sdraiata sulla neve, rimanendo per miracolo dentro il tracciato, e nonostante questo ha chiuso davanti a Giada e ad Anna. Un episodio che pesa, perché ricorda quanto il risultato finale non esaurisca mai il discorso tecnico.
Anche per questo il confronto con la squadra B – una delle più solide degli ultimi decenni – non va cercato soltanto nel piazzamento. La lettura tecnica vera spetterà allo staff, a chi tira le fila del progetto e prende le decisioni sulle convocazioni. Da una parte c’è l’ipotesi affascinante di vedere Giada e Anna affacciarsi molto presto alla Coppa del Mondo. Dall’altra c’è un gruppo che sta sciando forte, con un ranking più favorevole, che legittima l’accesso al massimo circuito anche in termini di pettorali.
La sensazione è che ai vertici si stia ragionando soprattutto sulla prima ipotesi, a prescindere dall’esito della gara odierna. Considerando il tasso tecnico elevato delle ragazze in blu, si sarebbe potuto immaginare un distacco più ampio. Giada e Anna sono arrivate dietro, ma per poco, però non basta, perché c’è da considerare anche la difficoltà del tracciato, dove un secondo può assumere più o meno valore. Comunque sia entrambe non chiedono di essere aspettate. Chiedono di essere guardate mentre fanno quello che stanno facendo: gare normali, tempi veri, confronti diretti.
Le somme, per ora, si tirano così. Il confronto con la squadra B proseguirà inevitabilmente, gara dopo gara. È su questo che si insisterà, più che sul singolo risultato e tutto sommato può agire anche da stimolo. Perché Giada e Anna hanno già dimostrato di non essere semplici promesse, ma attrici consapevoli di un percorso che sta incontrando pochi ostacoli. E i percorsi, nello sci, contano molto più delle etichette.






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