La differenza tra un risultato e un segnale è sottile. E oggi, a Pfelders, Giada D’Antonio ha mandato un segnale: forte, chiaro, sorprendente perfino per chi la conosce bene.
Sedici anni, pettorale 71, un campo partenti di categoria superiore rispetto alle sue prime gare FIS. Ieri era uscita, prima sberla della carriera con cui fare i conti. Oggi ha deciso di riscrivere la storia – la sua, e un po’ anche quella della giornata.
Prima manche: 26ª, già un mezzo capolavoro considerando la posizione di partenza e il traffico di neve scavata davanti a lei. Seconda manche: la cavalcata. Miglior tempo assoluto, linee da gigante “vero”, zero paura di buttarsi nella pendenza dove le altre, semplicemente, alzavano il piede.
Alla fine è settima, a +2″67 dalla vincitrice, ma questo numero dice molto meno di ciò che abbiamo visto.
Perché otto giorni fa a Mürren, aveva vinto i suoi primi due slalom FIS. Oggi, su una gara decisamente più dura e con avversarie già pronte per la Coppa Europa, ha dimostrato che il gigante non è un esperimento: è una porta che si apre.
Il contesto: gara vera, livello alto, margini stretti
La vittoria va alla tedesca Jana Fritz in 1’51”93, con una seconda manche autoritaria dopo aver messo la base nella prima. Sofia Waldauf seconda, Elina Lipp terza. E poi, al quarto posto, ecco Camilla Vanni, la migliore delle italiane sulla distanza: solida, regolare, sempre più vicina alla zona podio in queste gare che richiedono intelligenza prima ancora che forza.
Giulia Romele chiude 13ª, alternando una prima manche costruita bene a una seconda più faticosa.
Sara Thaler è 14ª: pulita nelle parti tecniche, meno brillante nei tratti più filanti. E poi c’è quel settimo posto, che continua a brillare.
Il punto non è “dal 71 al 7”. Il punto è come ci è arrivata. Ha retto l’impatto di una prima manche tesa, scavata, lenta da interpretare. Ha attaccato nella seconda come chi non ha niente da perdere, ma con la precisione di chi sa che, se vuole, può giocarsela con le più grandi.
Ha mostrato linee corte da slalomista… applicate alla geometria del gigante, che è un’altra lingua.
È questa la parte impressionante. Giada arriva dal Vesuvio, scia con la fame di chi ha sempre qualcosa da dimostrare e con la leggerezza di chi, semplicemente, non ha niente da temere.
Le prime due vittorie FIS erano arrivate in slalom, dieci giorni fa. Questo settimo posto in gigante, dentro una gara più competitiva, dice molto di più. Dice che non è un fuoco di paglia.
Dice che la sua stagione è iniziata davvero. Dice che, se continua così, certe classifiche smetteranno di sorprenderci molto presto.






Add Comment