La Gran Risa festeggia la sua 40ª edizione facendo quello che le riesce meglio: prendere le misure. Lo fa senza alzare la voce, ma lasciando parlare i distacchi. Nella prima manche del gigante dell’Alta Badia, Marco Schwarz interpreta il pendio con una sicurezza che ricorda i giorni migliori di Marco Odermatt: pulizia totale, ritmo costante, nessuna esitazione. Il tempo, 1:16.00, pesa più per ciò che lascia dietro che per ciò che dice in cima alla classifica.
Schwarz parte col numero uno e non si limita a sfruttarlo. Prende subito il ritmo, è il più veloce nel primo settore, allunga nel terzo e chiude forte anche nell’ultimo tratto, dove la Gran Risa chiede ancora lucidità quando le gambe iniziano a bruciare. La sensazione, netta, è quella di uno sciatore che ha risolto la pista prima ancora di arrivare al punto chiave. Una manche “alla Odermatt”, nel senso più preciso del termine: non forzata, ma dominante.
Alle sue spalle il primo a contenere i danni è River Radamus, staccato di 64 centesimi. L’americano scia con grande continuità, soprattutto nel tratto centrale, dove riesce a non perdere contatto quando il ritmo sale. Non recupera su Schwarz, ma resta pienamente dentro la gara, con una manche che parla di solidità più che di acuto.
Segue Stefan Brennsteiner, a 67 centesimi, con una prova costruita sulla costanza. Non c’è un settore in cui brilla più degli altri, ma non c’è nemmeno un vero punto di rottura. È una di quelle discese che tengono aperte tutte le opzioni.
La Gran Risa, però, inizia già a scavare. A quasi un secondo si inseriscono Atle Lie McGrath e Lucas Pinheiro Braathen, entrambi vicini ma separati da una lettura diversa del pendio. McGrath trova ritmo nella parte alta e resta leggero quando la pista gira, mentre Braathen scia rotondo, con linee abbondanti, pagando qualcosa in uscita dove Schwarz invece vola.
Subito dietro, il gruppo si compatta. Loïc Meillard e Luca Aerni restano dentro il secondo, ma senza riuscire a cambiare marcia nei settori in cui l’austriaco ha fatto la differenza. La pista è bella, la superficie tiene, ma qui serve essere attivi fin dall’ingresso curva. Chi aspetta, paga.
Più sotto iniziano le letture interessanti. Marco Odermatt chiude undicesimo, a 1”51, con una manche che racconta fatica nella parte alta e una progressione solo parziale nel finale. La Gran Risa non perdona chi arriva con il ritmo sbagliato dall’inizio: recuperare dopo diventa un esercizio complesso, anche per chi qui ha scritto pagine importanti.
Stesso discorso per Henrik Kristoffersen, dodicesimo a 1”52. La sua sciata è elegante, ma resta spesso sotto il palo, con curve chiuse nella seconda parte. Su questa tracciatura, così, la velocità non si costruisce. Il distacco racconta più della posizione.
Per l’Italia, la prima manche è una prova di resistenza su un pendio che chiede precisione assoluta. Alex Vinatzer è quindicesimo, a poco più di due secondi, con una manche onesta ma segnata da una parte alta dispendiosa. Più indietro Filippo Della Vite, che fatica a trovare continuità quando il pendio diventa più esigente. Ma il suo tempo dovrebbe essere al sicuro per la seconda manche, dove non ci sarà Luca de Aliprandini e spera di partire per primo Tob ias kastlunger che è 30esimo quando mancanno 15 atleti
La sensazione, però, è chiara: oggi la Gran Risa ha messo un riferimento pesante. Schwarz ha fatto qualcosa che pochi sono riusciti anche solo ad avvicinare. I distacchi sono già importanti, e questo dice molto sulla qualità della sua manche e sulla difficoltà di questo tracciato.
Qui non basta sciare bene. Qui serve essere puliti, attivi, continui dall’alto in basso. Schwarz lo è stato. Gli altri, per ora, inseguono.
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