Il gigante maschile di Copper si apre con un colpo di scena che pesa più di una manche: Marco Odermatt è fuori. Stava costruendo una discesa che aveva già la firma del dominatore: diretto, potente, impeccabile nei primi due settori, avanti di due decimi al primo intermedio e addirittura di oltre due al secondo, con la prospettiva concreta di mettere sette decimi tra sé e il resto del mondo. Poi il limite. Un’inclinazione che sfiora la perfezione e la oltrepassa di un millimetro, la neve dura che non regge, la porta che se lo mangia. Basta così: lo svizzero esce e la gara cambia improvvisamente geografia.
A prendersi Copper è allora Stefan Brennsteiner, autore di una manche che non entrerà negli annali della spettacolarità, ma che oggi vale oro perché perfettamente calibrata su una pista difficile, irregolare, aggressiva e segnata. Il suo 1’13”27 è la somma esatta di ciò che serve per stare davanti: pulizia, gestione, nessuno strappo inutile. Brennsteiner non forza, non inventa, non rischia più del necessario. E nella parte più complessa del tracciato, quel terzo settore che ha respinto metà gruppo, tiene la linea come pochi.
Alle sue spalle Zan Kranjec si ripresenta nella versione che ogni tanto dimentichiamo: quella del gigante vero. Sbanda un attimo in alto, capisce subito come leggere il tracciato, sistema la curva blu, protegge la zona critica e arriva al traguardo con un ritardo di soli 26 centesimi che non racconta una differenza di livello, ma una differenza di dettagli. Terzo è Thomas Tumler, atteso protagonista su una neve che sembra fatta per lui. La sua è una manche di grande qualità, soprattutto nella parte centrale, ma perde qualcosa sulla lunga e in ingresso pendenza: un mezzo respiro in più che lo porta a 48 centesimi dalla vetta, dentro la gara ma non dentro il dominio.
Subito dietro si piazza Lucas Pinheiro Braathen, quarto a 76 centesimi, con una discesa che alterna lampi e rallentamenti, brillante ma non continua, segnata da due settori molto buoni e due più trattenuti. Henrik Kristoffersen è quinto in 1’14”07, 80 centesimi di distacco e una sciata che tradisce una forma ancora in cerca di definizione: pulito sì, ma troppo rotondo nella zona che chiedeva lucidità assoluta. Completano la parte alta una serie di manche solide ma non perfette: Raphael Haaser a 83 centesimi, una prova aggressiva e ben gestita; Loïc Meillard a 97, frenato da una neve che lo respinge; Anton Grammel a 1”02, sorprendentemente maturo; Marco Schwarz a 1”03, brillante nei tratti tecnici e più scolastico nei tratti di scorrimento; e Patrick Feurstein, decimo a 1”04, regolare dall’inizio alla fine.
Il contesto tecnico racconta una gara dura: neve aggressiva, visibilità alternata, curve che richiedono ritmo continuo, un terzo settore che ha scavato i distacchi e un finale dove contava solo chi aveva ancora gamba. Chi ha provato a spingere troppo è stato respinto; chi ha protetto troppo la linea è rimasto lontano. Brennsteiner ha vinto proprio qui: equilibrio massimo tra istinto e cautela.
L’Italia resta nella gara con segnali sparsi. Il più solido è Giovanni Borsotti, diciottesimo a 1”75, autore di una discesa costruita con misura e pulizia, senza tentativi superflui e senza cedimenti nella zona più critica della pista. Poco più dietro c’è Alex Vinatzer, ventesimo a 1”91: parte bene, soffre nel tratto centrale, si salva nel finale e porta a casa una qualifica importante su una pista che non perdona esitazioni. Luca De Aliprandini è ventiduesimo a 2”20, manche in chiaroscuro, alterna coraggio e piccoli irrigidimenti, sente la neve dura e paga soprattutto nel terzo settore, dove la pista chiedeva una fiducia che oggi non sempre ha trovato. La parte amara arriva con gli esclusi: Filippo Della Vite fuori per appena sette centesimi dal tempo utile, eliminato da quel 3”05 che ha segnato la linea della qualifica, e Giovanni Franzoni, uscito nel punto dove la pista si stringe e obbliga a decisioni nette. I margini erano stretti, come sempre a Copper, e gli errori non hanno fatto sconti. Troppo elevato il ritardo di Tobias Kastlunger: quattro secondi netti
La gara ora si apre a una seconda manche che promette incertezza pura: nessuno domina, nessuno è fuori, nessuno può controllare. Brennsteiner ha il vantaggio, Kranjec ha la scia giusta, Tumler il tracciato per provarci, Schwarz l’istinto da recupero, Kristoffersen la tecnica per invertire la tendenza. E senza Odermatt in mezzo, il giganto di Copper diventa improvvisamente una partita a più voci.
Alle 21.00 si riparte.
La domanda non è chi vincerà, ma chi saprà rimanere in piedi abbastanza a lungo da prendersi la gara.
La classifica della prima manche






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