Il gigante di Mont-Tremblant si apre con un’impressione chiara fin dai primi numeri: la pista ha un ritmo tutto suo, fatto di contropendenze leggere, piani vivi e una luce che appiattisce ogni riferimento. Dentro questo equilibrio precario, Alice Robinson trova il modo di far correre gli sci più di tutte. Chiude in 1’07”44, scivolando sulle onde del terreno con una naturalezza che nessun’altra riesce a imitare.
A +0”16 si piazza Julia Scheib, impeccabile nei passaggi più tecnici, dove la linea corta e la geometria della curva fanno la differenza. Terza Nina O’Brien (+0”52), autrice di un settore centrale praticamente perfetto.
E poi arriva Asja Zenere, 1’08”08, quarta a +0”64. La sua manche cambia colore dopo il primo intermedio: gli sci diventano più leggeri, il ritmo si apre, e da metà in giù sembra che la pista le venga incontro. Dodici centesimi dal primo podio della carriera, ma soprattutto una sensazione nuova: quella di un’atleta che sta imparando a tenere il proprio livello anche nei giorni in cui la pista non è “la sua”.
Subito dietro si infila Camille Rast (+0”65). Mikaela Shiffrin è sesta (+0”72): eccesso di controllo in avvio, esplosione nel terzo settore con il miglior tempo assoluto, poi qualche metro perso sul piano conclusivo.
La top-10 si completa con Sara Hector (+0”76), Britt Richardson (+1”08), Lena Dürr (+1”11) e Stephanie Brunner (+1”21). In mezzo a loro, undicesima, la piemontese Lara Colturi, che corre per l’Albania: +1”34 e una manche ordinata, precisa, continua.
L’ITALIA DOPO LA PRIMA MANCHE: ZENERE DA PODIO, QUATTRO SU CINQUE DENTRO L’Italia esce benissimo dalla prima manche. Asja Zenere, quarta, è la punta che si sperava: dentro la gara con maturità, finalmente capace di usare la pista anche quando non si lascia usare.
Sofia Goggia, 19ª a +1”64, alterna passaggi brillanti a momenti in cui la neve la tira indietro: servirà un secondo giro più pulito, meno frenato.
Lara Della Mea è 20ª (+1”69): efficace dove il tracciato si fa denso, un po’ più contratta nei piani.
Ilaria Ghisalberti, 26ª (+2”37), si qualifica grazie a una parte centrale molto buona e a una gestione più matura della neve scavata.
La ferita, ancora una volta, è Giorgia Collomb: 31ª (+2”63). Cinque centesimi fuori. Una sciata più ordinata rispetto a ieri, più lucida, ma quel margine minimo tra dentro e fuori continua a morderla. Quattro qualificate su cinque, dunque, e un primo segnale forte: l’Italia c’è, e ci sarà anche nella seconda manche.






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