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Il muro del Rettenbach sorride a Julia Scheib, 27 anni, la prima vittoria della carriera

SÖLDEN – Il muro del Rettenbach non perdona. È un banco di verità, più che di prova. E la verità, oggi, ha il volto emozionato di Julia Scheib, 27 anni, austriaca, che qui firma la prima vittoria della carriera.

Una gara impeccabile: 1”28 di vantaggio dopo la prima manche, tenuta di nervi nella seconda e trionfo con 58 centesimi sull’americana Paula Moltzan, terza la solita Lara Gut-Behrami a 1”11. “È irreale”, ha detto Scheib tra le lacrime per la sua prima vittoria in carriera, con il pubblico di casa che sembrava abbracciarla da bordo pista. Per l’Austria, è la fine di un digiuno lungo nove anni in gigante a Soelden.

Le azzurre e il muro che insegna

L’Italia esce con un solo sorriso, quello di Asja Zenere, 17ª e coraggiosa, capace di rimontare due posizioni con l’11° tempo nella seconda manche. «Ho grande margine e posso migliorare – ha detto –. Ora sto bene, anche se ho ancora un po’ di dolore al ginocchio. Questo risultato mi fa bene. È un buon viatico per una stagione che voglio affrontare su due fronti: gigante e superG, magari anche qualche discesa».

Per Sofia Goggia, invece, gara finita presto: inforcata con il braccio destro e caduta senza conseguenze. Era in linea per un risultato da top-15, ma servirà aspettare. Fuori Lara Della Mea (uno sci perso sul muro), mentre Collomb,  (+5″22) Ghisalberti (+5″35), Mathiou (+6″53), Platino (+7″08), Steinmair (+5″07) e Valleriani (+5″90) non hanno superato la qualificazione alla seconda. C’è delusione, inevitabilmente. Non tanto per il risultato – una sola azzurra a punti – quanto per la sensazione di una squadra ancora in rodaggio (distacchi abissali), impacciata in una neve che chiedeva ritmo e fiducia.
Ma è solo la prima gara, quella in cui si toglie la ruggine, si misura la forma e si impara a respirare di nuovo la Coppa del Mondo. Non è tempo di processi, semmai di pazienza e lavoro. Il gigante del Rettenbach non premia i colpi, ma la solidità. E la stagione, come la montagna, si scala passo dopo passo.

Scheib ha vinto, sì, ma soprattutto ha mostrato cosa significa saper aspettare il proprio giorno. Le italiane, oggi, non l’hanno trovato. Ma la neve – si sa – ricorda sempre chi la rispetta.

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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