Un tempo non brillava. Oggi ha 25 anni e ha appena vinto la sua prima gara di Coppa Europa, in una giornata indimenticabile per le Azzurrine che completano questa magnifica giornata col secondo posto di Sophie Mathiou, il terzo di Carole Agnelli e il quarto di Alice Pazzaglia.
La storia di Laura Steinmair non è quella del talento precoce che spacca tutto a 16 anni.
È il percorso lento, ostinato, concreto di chi cresce un gradino alla volta, senza rumore, senza pretese, con la pazienza di chi sa che il proprio momento arriverà — anche se non sai quando.
A 11 anni guardava Shiffrin in TV e cercava di imitarla.
A 14 non aveva ancora risultati nei Children.
A 17 parlava poco italiano e lottava con lo “slancio” tecnico.
A 20 lavorava più sulla postura che sul cronometro.
A 22 raccontava, quasi vergognandosi, che “era un po’ scarsina da piccola, ma con la testa dura”.
A 23 anni il debutto in Coppa del Mondo e l’ingresso nel gruppo Sportivo Esercito
Oggi, a 25 anni, tutto questo ha un senso.
Sulla neve di Zinal si è presa la prima vittoria della carriera, costruita come costruisce ogni cosa: senza salti, senza magia, ma con un mestiere che ormai le appartiene.
Linee pulite, pressione costante, zero esitazioni: la sciata di chi ha fatto pace con la propria strada.
Dietro ci sono una famiglia che l’ha cresciuta a pane e pali, cinque fratelli, un papà maestro, una mamma che non parlava di esterni e inclinazioni ma intuiva tutto.
E ci sono anni di scuola in Gardena, trasferte, dialetti da imparare, allenatori che le hanno insegnato che la tecnica si perfeziona, ma la convinzione si costruisce.
Oggi non è un’arrivata. È una che ha iniziato davvero. E allora vale la frase che lei stessa disse nel 2022, quando la Coppa Europa sembrava ancora lontana:
«Se impari a sciare bene, prima o poi ci arrivi. Giù la testa, lavoro, lavoro, lavoro.»
Era una promessa. Oggi è un risultato.
Domani, chissà — ma intanto, questo primo sigillo è suo. E nessuno glielo toglie






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