Ci sono ragazzi che vincono tutto. E poi ci sono quelli che, mentre vincono, imparano a non avere fretta. Leonardo D’Incà, classe 2009 dello Sci Club Trichiana, è uno di questi: un talento limpido, nato in silenzio e cresciuto in punta di piedi.
Per anni ha dominato le categorie Children, vincendo slalom, giganti e trofei internazionali come l’Alpe Cimbra FIS Children Cup, dove si è imposto in entrambe le specialità e agli Italiani. Ha vinto tanto, quasi tutto, ma con una leggerezza che somiglia alla neve che lo accompagna: non si è mai lasciato schiacciare dal risultato.
Ora, per lui, comincia un’altra stagione. Quella dei Giovani, delle gare FIS, dei numeri e dei primi veri confronti con il mondo. Non più l’arena dei sogni, ma quella del futuro che si costruisce un giorno alla volta. Un passaggio che non fa paura, perché Leonardo lo affronta con la sua arma migliore: la calma.
Il quadro tecnico
Fino a oggi lo ha seguito Claudio Moro, il direttore tecnico del Trichiana, che lo ha visto crescere da bambino e lo ha accompagnato passo dopo passo. «Con Leo ci capivamo con uno sguardo» racconta Moro. «È un ragazzo che ti costringe a essere migliore. Non solo per quello che fa in pista, ma per come ti ascolta. Ti fa capire che lo sci è un linguaggio, e che il silenzio a volte è la risposta più intelligente.»
Leonardo col suo “storico” allenatore Claudio Moro
Con il passaggio tra i Giovani, Leonardo entra in un sistema diverso, dove il lavoro tecnico diventa corale. Essendo stato selezionato per il Comitato Veneto, sarà seguito dal tecnico regionale Moritz Micheluzzi, mentre è Alessandro Molin (è anche direttore della scuola sci Nevegal) l’allenatore Giovani del Trichiana che continuerà a rappresentare il suo punto di riferimento quotidiano.
Al loro fianco c’è anche Mauro Baldo, tecnico di grande esperienza, che oltre a seguirlo in pista lo ha anche preso «sottobraccio», come ama dire, per aiutarlo a crescere nel modo giusto.
L’allenatore veneto Mauro Baldo
Grazie alla collaborazione personale di Baldo con lo staff delle Fiamme Gialle, Leonardo ha inoltre l’opportunità (come capitato questa estate) di allenarsi in alcune sessioni con la Guardia di Finanza, vivendo da vicino la professionalità di tecnici come Roberto Griot, Sabo Gross e Davide Davilla. Un’esperienza preziosa, che gli permette di respirare da vicino l’ambiente dei campioni e di capire cosa significhi davvero vivere lo sci ad alto livello. «Leonardo è un talento vero – spiega Baldo – ma la cosa che colpisce di più è la sua umiltà. Non cerca scorciatoie, non pretende nulla. Lavora, osserva, assimila. E ogni giorno diventa un po’ più atleta e un po’ più uomo.»
Alessandro Molin, allenatore della categoria Giovani dello sci club Trichiana. È anche direttore della Scuola Sci del Nevegal
Moro, nel frattempo, all’interno del Trichiana, ha scelto di tornare a occuparsi dei più piccoli, dei Baby, perché – come ripete spesso – «dove c’è un bambino che mette gli sci per la prima volta, lì comincia la storia di tutti». E anche questo, in fondo, è un modo per non interrompere un’eredità.
Un talento che cammina piano
Leonardo è riservato, più osservatore che parolaio. Quando scia, sembra non fare sforzo. Le sue curve non sono rabbia, ma armonia. Si muove con un equilibrio naturale, quasi musicale, che nasce dall’agilità e da un senso innato della linea. Chi lo guarda capisce che non è solo istinto: è la purezza di un gesto che non è stato rovinato dalla fretta. Il Trichiana è un club piccolo, ma grande nelle cose che contano.
Con Michele Dalla Bona di Energiapura
Un ambiente familiare, dove chi vince resta accanto agli altri e dove ogni allenamento è un atto collettivo. Qui, Leo ha trovato la sua dimensione. Ha imparato che lo sport non è solitudine, ma condivisione. E che la montagna, quando la rispetti, restituisce sempre qualcosa.
La perdita e la forza
L’estate appena passata lo ha messo davanti a una montagna più alta di tutte le altre. Ha perso il padre, e con lui una parte importante di equilibrio e di sostegno. Un vuoto che ha scosso anche le certezze materiali: lo sci agonistico, a questo livello, pesa quanto una passione e costa quanto un investimento. Leonardo lo sa, ma non si lamenta.
Ha continuato a sciare, ad allenarsi, a credere. Accanto a lui, Mauro Baldo, che lo segue, lo incoraggia e spesso lo sostiene anche più di quanto il suo ruolo richiederebbe. «Quando alleni un ragazzo così, non puoi voltarti dall’altra parte» dice. «Lo sport insegna solidarietà, ma la pratica la dobbiamo a noi stessi. Leonardo merita tutto il tempo e tutte le possibilità di cui ha bisogno.»
Un futuro da proteggere
In un altro tempo, un talento così sarebbe già entrato in un gruppo sportivo militare, ma oggi non è più possibile: la nuova linea blocca gli arruolamenti fino oltre i 20 anni. E così, per chi emerge prima, restano i club, i piccoli sponsor, gli amici, le aziende che scelgono di credere nei ragazzi prima che diventino nomi.
Il rischio, sottile ma reale, è che il talento venga frenato non dal limite, ma dalle circostanze. Leonardo, però, non si ferma. Continua a costruire, a imparare, a crescere con la stessa disciplina con cui si allaccia gli scarponi. Non ha bisogno di clamore, ma di opportunità. Perché certe promesse, se curate, diventano futuro. E un ragazzo come lui rappresenta esattamente questo: la possibilità che lo sport italiano non smetta di avere un’anima.
l’essenza del viaggio
In fondo, la sua storia è semplice: un ragazzo di montagna che crede nel tempo, nei maestri, nei sogni che non si misurano a cronometro. Un atleta che non corre dietro alle scorciatoie, ma cerca la traiettoria giusta. La stessa che lo ha portato fin qui, a un passo dal mondo grande, con il passo giusto. Leonardo D’Incà non chiede applausi. Chiede solo di continuare a sciare, di trasformare la gratitudine in forza e la perdita in orizzonte. E per chi ama davvero la neve, basta guardarlo un attimo per capire che in lui c’è qualcosa di raro: la grazia di chi, anche nel dolore, non smette mai di crederci!
Add Comment