Gare

Ligety, Bode & C. preparano Badia alla Paganella

 Abbiamo raggiunto Fai della Paganella/Andalo poche ore prima dell’arrivo degli atleti americani che per il quinto anno hanno scelto la stazione trentina per allenarsi. Ligety, Bode Miller e il resto dei gigantiti e slalomisti stanno arrivando proprio in queste ore dopo la lunga trasferta da Val d’Isère. Otto ore di trasferimento per preparare uno dei giganti clou della stagione: la Gran Risa di Alta Badia. Ma ne varrà davvero la pena? Hanno scelto la Paganella nel rispetto di un contratto commerciale (una località vale l’altra, vince chi paga di più?) oppure c’è dell’altro. E’ per questo che abbiamo fatto un sopralluogo prima del loro arrivo, proprio per andare a fondo di questa strana combinazione. Sulla pista Olimpionica due stava lavorando un mini esercito di tecnici e addetti per preparare un terreno che fosse più vicino alle condizioni delle piste di gara di Coppa del Mondo. Ad attenderci Marco Dallapiccola, colui che coordina le attività del team a stelle e strisce. 
"Rispondo subito prima ancora della domanda ovvia che stai per farmi: no, non siamo qui per questioni di soldi o sponsorizzazioni"
– E allora perché?
" prova a sciare sull’Olimpionica due e lo scoprirai! Qui ci sono tutte le condizioni limite che si possono trovare sui tracciati di Coppa. Dall’Alta Badia con quel muro micidiale ad Adelboden con quei falsopiani, onde e gobbe. La pista della Paganella riproduce quasi fedelmente quei punti più difficili.
– E’ stata modificata e adattata alle vostre esigenze?
"Figurati, è fatta così, in modo naturale"
– Ma se si presentasse una località con una cifra superiore a quella offerta da Fai?
"Ripeto, non è una questione di cifre. Si sono fatte sotto tante altre stazioni, ma quello che troviamo qui è difficile da riscontrare altrove. Questa è una località perfetta per le nostre esigenze che poi non sono così particolari. Quello che fa la differenza è come si adoperano per permetterci di allenarci nel migliore dei modi. Anche per questi tre giorni di allenamento, ad esempio, hanno chiuso la pista più elettrizzante della stazione al pubblico, per permetterci di allestirla come si deve. Ieri oltre 20 uomini erano in pista per la barratura, operazione che non è proprio così semplice. Altre località non sarebbero disposte ad adoperarsi con questa "lena", soprattutto se a perderci è il pubblico.
– Ma come avete trovato questa situazione 5 anni orsono?
"Come spesso capita, per puro caso. Io lavoravo ai tempi con Francesco Moser nel settore bici. Gli americani avevano richiesto una bicicletta speciale per allenarsi. Si chiama Spinning e Moser ne aveva un modello esclusivo. Così sono entrato in contatto con loro. Sapevo che cercavano una location europea per allenarsi così mi sono guardato in giro. Io sono di Trento ma, ammetto, non ero mai stato qui ad Andalo, ma ho incontrato la dirigenza per avanzare una proposta. Avevamo subito identificato nell’Olimpionica 2 la pista ideale per le nostre esigenze".
– Vi hanno offerto tappeti d’oro pur di avervi?
Assolutamente no, non ce n’è stato bisogno. Siamo gente semplice e genuina come d’altra parte lo sono da queste parti. Nessun hotel a 5 stelle, ma semplici appartamenti, gli stessi occupati dalle numerosissime famiglie che raggiungono la stazione per le settimane bianche. 
– E a secco dove vi allenate?
-Qui c’è un centro fitness con palestra e piscina molto organizzato, ma spesso e volentieri gli atleti si allenano in casa Bode?
-Nel suo motor home?
Esattamente. E’ una vera e propria casa viaggiante. E’ riuscito a creare un ambiente dotato di ogni strumento, con attrezzi, pesi e quant’altro per un’adeguata preparazione. E Bode è un grande a mettere a disposizione casa sua anche per i compagni.
– I ragazzi in quale residence vanno?
– Si chiama Antares ed è vicinissimo alla partenza della telecabina di Andalo
Ed eccoci allora all’Antares. Come guida abbiamo scelto la migliore in assoluto. Chi? Facile, Franco Gionco, monumento dello sci alpinismo italiano nel mondo! Ci accompagna al residence dove incontriamo un’altra icona della Paganella: Gabrielli, chiuso nel suo ufficio davanti a un pc dove controlla grazie alle web cam, tutte le piste della stazione.
– Tra poco arrivano…
"E noi li aspettiamo con grande amicizia"
– Addirittura?
"Sono ragazzi simpaticissimi, educati e semplici. Per nulla montati insomma".
– Proprio nessuna distrazione?
"Quando sono in pochi si fanno da mangiare loro, con le loro cose. Menu all’americana, 
diciamo…, altrimenti vanno nei ristoranti della zona. Da noi non ci sono pericoli, cose semplici, tradizionali, oserei dire squisite!"
– Nessun schiamazzo notturno?
"Mai. Fanno solo un po’ di casino quando scendono nella hall per vedere in TV le gare di Coppa dei compagni. Allora si lasciano un po’ andare, nel più classico degli stili americani!
La skiroom è ancora vuota ma tra poco arriveranno decine di paia di sci.
"Anche più di cento paia – interviene Dallapiccola –
perché questo è un terreno ideale anche per testare nuovi materiali. Proprio in questi due giorni proveremo nuovi sci. Sai non è che ci sono tantissime occasioni per farlo su neve invernale, decisamente diversa da quelle sudamericane o di fine stagione. Fino a mercoledì ci sarà un durissimo lavoro da fare. Diciamo che sarà l’allenamento più importante di tutto l’anno, perché proprio qui costruiamo le basi per la parte più calda della stagione.
Tutto questo servirà per portare lustro e popolarità alla stazione? Lo chiediamo a Ruggero Ghezzi, direttore della società impianti
– Non esiste l’equazione, americani uguale più turisti. Non è mai stato considerato questo aspetto. Il nostro obiettivo è un altro, legare Fai della Paganella/Andalo a un’icona del Grande Sci. Quando si cita Kitzbühel viene subito in mente la Streif, quando parliamo dell’Alta Badia citiamo subito la Gran Risa: ecco quando si nomina la Paganella va da sè che veniamo ricordati per la presenza degli atleti americani.
– Serve anche per portare qui turisti dagli States?
– Qualcuno arriva, certo, ma non è la nostra priorità. E poi i turisti che vengono da noi non sono ammaliati dalla presenza degli atleti americani. Ci apprezzano per i nostri valori, per il comprensorio, per come teniamo le piste, per la fluidità degli impianti che ora da 17 sono scesi a 14 pur con un aumento importante della portata oraria. E poi ci apprezzano per il panorama: nelle giornate di sole, e se non c’è qui non c’è da nessuna parte, si vede tutto il Trentino, con uno sguardo sul lago di Garda. Un vero spettacolo.
Interviene nuovamente Marco Dallapiccola: "E tutto questo se lo godono anche i nostri atleti!"
– Perché, hanno tempo di fare i turisti?
Quasi. Non si pensi che si presentino in pista dalle otto fino al pomeriggio. Perché un altro pregio della pista Olimpionica due è che riusciamo a organizzare un lavoro basato sulla qualità e non sulla quantità. Quattro o cinque giri di gigante qui contano quanto  decine di discese altrove. Ecco che rimane un po’ di tempo per rilassarsi in questo piccolo paradiso. 
Ma quante sessioni di allenamento fate in una stagione.
"Non sono tante con la prima squadra, ma qui vengono anche le squadre giovanili. L’anno scorso una ragazzina di 14 anni è venuta ad allenarsi con la prima squadra, poi è andata al Topolino è ha rifilato secondi a tutte le avversarie! Te l’ho detto, questo posto è magico! Vogliamo ricordare cos’ha combinato l’anno scorso Bode Miller? Lo davano tutti per finito e poco prima di Vancouver è venuto qui ad allenarsi promettendo medaglie. Ne sono arrivate tre!
– Tre medaglie che probabilmente hanno convinto Sölden a sponsorizzarlo. Come fanno a convivere le due località?
"Bode è stato chiaro: un conto è portare sulla testa il logo di uno sponsor che segue  una strategia di marketing ben precisa, un altro conto è l’allenamento. Non vi è alcun accordo che preveda di allenarsi a Soelden. Non avrebbe mai accettato, perché pur essendo un’ottima stazione non ha le caratteristiche ideali per svolgere un certo tipo di lavoro". Vuoi mettere la facilità che incontra Bode a salire qui con la sua casa viaggiante? Tutta autostrada e un pugnetto di tornanti distribuiti in 10 kilometri. Sono poche le stazio ni invernali dotate di tanta fortuna
– Davvero non dà fastidio a Soleden che Bode si alleni alla Paganella? Lo hanno riempito d’oro!
"In effetti si parla di tanti soldi: 2 milioni di euro in 4 anni, e i premi vittoria, 50 mila euro per il primo posto, 35 mila per il secondo e 15 mila per il terzo in ogni gara di Coppa. E non abbiamo ancora parlato dei premi per le medaglie  eventuali di Garmisch. Ma ripeto esistono esigenze completamente diverse". 
– Seguiremo questa due giorni a Fai Della Paganella/Andalo per comunicare a tanti appassionati come proseguono le operazioni. Bode e Ligety in particolare sono così simpatici, personaggi e tecnicamente forti che abbattono qualsiasi barriera "tifologica"!

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

Add Comment

Click here to post a comment