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Lisa Agerer: sogni infiniti

Ambizioni? «Non farsi male e mettere insieme i 450 punti». Da una che in Coppa Europa è partita in tromba, ha vinto due giganti (a Kvitfjell e a Limone Piemonte) ed è lì in cima alla classifica nella posizione di chi può ambire ad essere la seconda ragazza italiana a vincere il trofeo continentale dopo Lara Magoni, magari ci si aspetterebbe altro. Appunto: vincere la Coppa Europa, avvicinarmi alle prime in qualche gara di Coppa del Mondo, adesso mi sento forte, adesso spacco tutto, mi scateno. Invece no, perché lei galleggia sempre sulla sua nuvoletta, modesta e sorridente, trasparente come l’acqua, soave come una bella aurora. Si direbbe che scarseggi di cattiveria agonistica, di killer instinct. Ma il fatto è che il suo bagaglio di classe tecnica e atletica era ed è tale da scavalcare altre componenti della natura agonistica di un’atleta. «Sai, c’è quell’anno che va e quell’altro no». Dice anche questo con incantevole candore per commentare la sua condizione super in questa prima parte di una stagione dedicata interamente allo sci dopo aver chiuso gli studi allo Ski College di Malles con un pimpante «97».

Che fosse studiosa e brava a scuola ce l’aveva sempre detto anche mamma Kristine. Che fosse fortissima sugli sci, destinata ad una dimensione di grandezza, lo si era intuito fin da quando era comparsa sulla scena italiana ai Campionati Italiani Aspiranti di Pontedilegno Tonale nel 2007, con la vittoria in superG e il secondo posto in discesa. Spuntava dal nulla perché è nata in Austria e in Austria aveva gareggiato fino a livello Allievi. Non la conosceva nessuno se non Karl Heinz Habicher, l’allenatore che l’ha formata, e il clan di addetti ai lavori altoatesini. Un feeling fantastico con le curve veloci, il controllo impeccabile dell’attrezzo sostenuto da un fisico già formato su cui sbocciava un dolcissimo sorriso tra due occhi celesti come il cielo. Vinceva ma non sembrava; dominava ma sembrava quasi scusarsi. Il fatto è che Lisa Magdalena Agerer è fatta così, non le viene bene fare la tigre, la belva assetata di successo. Poi si sono messi diversi guai fisici sparsi in queste quattro stagioni (quasi completamente perso l’inverno 2008/09) a rallentare la sua esplosione che però a noi è sempre sembrata inevitabile, scontata come la luce del giorno e il buio della notte. Aveva già esordito in Coppa del Mondo nel gigante di Sölden del 2009 («out» nella prima manche») ma mancava ancora qualcosa per il salto di qualità. Adesso è anche cresciuta e ha superato il metro e settanta d’altezza. Adesso è partita. Adesso sembra proprio venuto il momento.

Adesso nella sua vita c’è anche Hannes, fidanzato praticamente ufficiale, e c’è questa stagione tutta dedicata allo sci per far fruttare i suoi talenti. Anche per questa stagione come in quella precedente ha dovuto fare i conti con un guaio fisico, una microfrattura al piatto tibiale della gamba destra appena tornata dal periodo di allenamento in Argentina.

«Quattro settimane di riposo e fisioterapia: me la sono cavata con poco. Poi ho rimesso gli sci. La voglia c’è». Speriamo. Non le si chiede di fare la tigre affamata di ogni vittoria ma almeno di far fruttare il suo valore, che è enorme, sbocciato e coltivato tra Austria e Italia. «Io ho due passaporti – raccontava ai piedi del Corno d’Aola in quei rivelatori giorni del marzo 2007 con il suo italiano già ottimo – sono austriaca per parte di mio padre Gerd ma anche italiana come mia mamma Kristen. Posso decidere per chi sciare, finora ho sciato di più in Austria, adesso in Italia».

Per fortuna dell’Italia. Lisa Magdalena (un secondo nome che le piace poco e che vorrebbe usare anche meno) è nata alla 1,30 di notte del 1° novembre 1991 a Zams, Austria. Il padre Gerd, austriaco, oggi ha 47 anni, insegna materie scientifiche alle scuole medie e gareggia nel circuito Master; la mamma Kristen, italiana, è di San Valentino alla Muta, ha 45 anni e lavora come commessa in un negozio di fiorista. Completa la famiglia bilingue e binazionale Giulia, annata 1993, anche lei agonista impegnata ma probabilmente non con lo stesso talento della sua sorella maggiore. Dopo i primi passi sulla neve ad Haideralm («Appena giù da culla, forse… o forse sono nata già con sci»), Lisa dai sei anni in poi è stata allevata da Karl Heinz Habicher, l’allenatore di Malles che di lei diceva: «È più portata per le curve veloci, in superG è già fortissima. Il carattere è solare, sempre di buon umore ma sa anche essere molto severa con se stessa: quando si rivede al video e le faccio notare qualche errore tecnico è capace di uscire e riprovare subito in campo libero per correggerlo». Dopo il gigante andato così così, agli Italiani Lisa non vedeva l’ora di assaggiare la prima discesa libera della sua vita «perché sciare è sempre bello ed è meglio se vai veloce».

Cresciuta tra la casa paterna di Zams e quella materna di San Valentino dove è ancora coccolata dai nonni della Pensione Talai, ha sempre trovato il tempo per mettere tante altre cose accanto allo studio e allo sci: «Faccio anche qualche gara di mountain bike, mi piace giocare a tennis, leggere, ascoltare musica e comporre puzzle…». Sì anche quelli pazzeschi da 2000 pezzi dello stesso colore. «Lei è sempre stata così: se una cosa le piaceva ci passava le ore intere», diceva mamma Kristen. Dopo la rivelazione del 2007, Lisa entra dritta filata nel neonato Pianeta Giovani. Nel 2007/08, secondo anno Aspiranti, non si sogna nemmeno di fare la preziosa e dei saltare i campionati italiani di categoria e in Val Zoldana ingaggia un bellissimo duello con la coetanea Elena Curtoni finito 2 a 1 per lei: vittoria in gigante e superG davanti alla valtellinese, seconda in slalom. Per finire in gloria quella stagione, 3° posto ai Campionati Italiani Assoluti in gigante e vittoria tra i Giovani.

Nel 2008/09 era già attesa al «boom», al decisivo salto di qualità in campo internazionale ma proprio nel cuore della stagione, il 12 febbraio 2009, a San Martino di Castrozza, il patatrack: «Era un gigante Fis, prima manche sono entrata sull’interno in una porta bastarda, mi si era aperto lo sci esterno ed ero finita nelle reti. È lì che dev’essere successo il danno»: legamento collaterale del ginocchio destro rotto al 90%, microfratture al piatto tibiale. Stagione finita, addio ai Mondiali Juniores di Garmisch a cui teneva moltissimo. Anche allora niente operazione, un mesetto di riposo assoluto. Aveva rimesso gli sci dopo cinque settimane, si era ripigliata ma l’inverno scorso (2009/10) la scuola all’ultimo anno e il pendolarismo con Malles (40 minuti di pullman avanti e indietro da casa) le hanno preso tanto la testa: Lisa voleva finire bene la scuola perché è lieve come la fata turchina ma anche seria come un bravo soldatino. Adesso che la scuola è finita, la sua carriera è (ri) cominciata.

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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