Hannes Reichelt ha vinto la medaglia d’oro rispondendo alla connazionale Fenninger e completando l’en plein austriaco nel Super G. L’austriaco, partito con la giusta cattiveria, ha attaccato e disegnato linee perfette. Si è preso un grande vantaggio sino al terzo intermedio ed è riuscito, a parte una sbavatura nella curva che arrivava dal ripido comprimendo fortemente e facendo sbagliare tanti, a sciare perfettamente mantenendo il vantaggio su Theaux, leader in quel momento. Il francese è riuscito a compiere un autentico miracolo prendendosi un grande rischio nel finale che però ha ripagato facendogli fare grande velocità e guadagnare secondi. Era pronto a festeggiare il terzo gradino del podio un altro dei favoriti, Kjetil Jansrud, quando però, con il pettorale 28, è sceso il canadese Dustin Cook. Il terzetto si stava già facendo la foto per il podio con grandi sorrisi quando il cronometro si è fermato facendo apparire un grande numero 2 di fianco al nome di Cook. Imprevisti da mondiale nel quale ci si gioca tutti in una discesa. Mentre Cook è stato perfetto dall’inizio alla fine, Jansrud ha sbagliato in alto, inforcando letteralmente con la testa nella curva più difficile del tracciato e rimanendo in piedi per miracolo, o meglio per i suoi grandi muscoli (anche se il ginocchio ne ha risentito). Delusione per il norvegese e dispiacere per il suo tifoso, il connazionale Svindal al rientro dopo 103 giorni, che lo aveva chiamato appena arrivato al traguardo.
Lo stesso sentimento di delusione ha animato gli azzurri, tutti fuori dai 10. Su questa neve non sciano bene come ha spiegato Innerhofer: “È stata una giornata non perfetta mi sono rimasti agganciati sulla neve e ho perso un po’ su tutta la pista. La neve era più secca rispetto a ieri ma non dura, non ho avuto risposte perfette dagli sci”. A lui, come a Dominik Paris, piace sentire lo sci che si deforma e ti porta nella curva. Oggi, con questo tipo di neve questo non succedeva e servivano sensazioni diverse, sensazioni che dovranno cercare per la libera. Peccato anche per Matteo Marsaglia, subito alle spalle di Paris, troppo rispettoso.
La pista è piaciuta a tutti. La neve, più dura rispetto ai giorni precedenti, aveva una neve diversa nei vari tratti. Neve compatta, ma non ghiacciata in alto, e aggressiva in basso che non sempre teneva. Il tracciato molto tecnico nella parte alta con le prime sette porte che giravano di 33° con una grande pressione sulle gambe sin da subito, poi si apriva con la parte centrale nella quale dare la maggior scorrevolezza possibile nei curvoni veloci. Tante le insidie presenti con salti e gobbe in grado di far perdere la traiettoria ideale per aver messo gli sci fuori dalla traiettoria ideale.
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