Vive a Peschiera del Garda, sul lago più grande l’Italia, ma non è un pesce d’acqua dolce e «a pescare ci sono andato un po’ soltanto quand’ero bambino». I genitori conducono nella bella località lacustre un negozio di alimentari e «mio padre scia ma è tecnicamente pessimo, diciamo che scende a valle» e «mia madre non sa nemmeno mettersi gli scarponi». Ma da lì, dalle sponde padane del Benàco, da due genitori senza alcun pedigree sciistico («Però mio padre è originario di Vipiteno e mi ha messo lui sulla neve a Boscochiesanuova»), Nicolò Menegalli è partito per conquistarsi uno spazio ancora tutto da definire nel mondo della neve e dello sci. Lo becchiamo sul treno con cui da Peschiera pendola con Verona («Una quindicina di minuti») per frequentare con profitto («Anche quest’anno ho fatto un bel recupero tra aprile e maggio») il Liceo Scientifico. Ci racconta che «il terzo posto in discesa tra gli Aspiranti ai Campionati Italiani Giovani è stato una sorpresa ma fino ad un certo punto, visto che negli ultimi due anni sono cresciuto sia tecnicamente che fisicamente. Fino a due anni fa mi sentivo decisamente più slalomista. Adesso che ho messo addosso 15 chili in più e peso sugli 80 chili è diverso e la polivalenza mi attira sempre di più». Saranno stati i prosciutti e le soppresse di papà Marco insieme al lavoro atletico in palestra, sta di fatto che Nicolò adesso è un atleta stagno che nello scorso inverno ha lasciato il segno al punto da essere convocato da Stefano Dalmasso nella «leva giovanile del 1994». Una stagione, quella passata, che l’ha visto per 12 volte sul podio degli Aspiranti nelle Fis Giovani, due delle quali in veste di vincitore, nel gigante degli Assoluti di La Thuile e in uno slalom all’Abetone. Ai Campionati Italiani poteva anche andar meglio ma «in slalom ho inforcato dopo quattro porte, in gigante e in superG ho rovinato entrambe le gare toccando più volte la neve con lo scarpone». Gli è rimasto però quel podio in discesa, terzo tra gli Aspiranti dietro Henri Battilani ed Edoardo Longo: una ciliegina inattesa su una torta comunque già ben confezionata. Una bella crescita rispetto al 2009/10, «una stagione dove non ero andato bene, neanche un punto nel Circuito». Ma tra chili in più, tecnica e testa perfezionati, adesso forse siamo alla svolta positiva di una storia cominciata con il papà «cannibale» a Boscochiesanuova, continuata prima nello Sci Club Edelweiss di Verona con «Mao» e Nicola Ballini e quindi, dal 1° anno Allievi, con lo Sci Club 2000 Mason di Damiano Guidolin dove ha trovato in Damiano Scolari il tecnico giusto per valorizzare un potenziale fino allo scorso anno inespresso, con poche e ormai lontane luci («Da Cucciolo avevo fatto un secondo posto al GP Giovanissimi dietro Micky Gualazzi»). Nicolò ha finito in gloria la terza Liceo e adesso lo sci incombe in un’altra prospettiva. Essendo un ragazzo serio, affronterà il quarto anno di corso con il massimo dell’impegno ma un occhio in più alla sua passione sportiva sarà normale. Tifando sempre per l’Inter, ascoltando sempre prima delle gare quel Noyz di cui non sapevamo niente («È un cantante rap di Roma. Mi piace sentire musica cattiva per concentrarmi»), mangiando sempre le buone cose che passano nel negozio di papà Marco e mamma Daniela. Però, Nicolò, senza esagerare: ottanta chili sono perfetti; novanta, forse, sarebbero troppi.
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