Il destino, a volte, insiste troppo. E nel caso di Alessia Guerinoni, lo fa con un tempismo crudele. Durante un allenamento sulla pista svizzera di Zinal, uno dei centri tecnici più frequentati dalle squadre nazionali e dalle formazioni di Coppa Europa, la ventitreenne bergamasca è caduta violentemente, interrompendo una sessione che avrebbe dovuto essere solo un altro tassello del suo percorso di crescita.
Guerinoni, atleta delle Fiamme Gialle, originaria di Zogno, è un elemento centrale del gruppo di Coppa Europa femminile: un profilo serio, metodico, uno di quelli che ogni allenatore sogna per affidabilità e capacità di lavorare in profondità. Nella vita reale dello sci — quella che si svolge lontano dalle telecamere — Alessia è una presenza costante: impegno, umiltà, dedizione.
Per questo, l’allarme scattato a Zinal è rimbalzato subito in tutto l’ambiente.
Accompagnata immediatamente alla Casa di Cura La Madonnina di Milano, è stata sottoposta ai primi accertamenti della Commissione Medica FISI, guidata dal dottor Andrea Panzeri. Le prime diagnosi parlano chiaro e purtroppo non lasciano molto spazio all’ottimismo:
– sospetta rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro
– frattura composta del malleolo peroneale
– frattura composta del perone
– trauma contusivo con ematoma al ginocchio sinistro
Un quadro complesso, che racconta la dinamica della caduta meglio di qualsiasi video. Due gambe coinvolte, una torsione violenta, l’impatto che non lascia scampo ai tessuti prima ancora che al cronometro. Chi conosce questi infortuni sa che, prima della conferma definitiva, c’è sempre una piccola finestra di speranza. Ma anche che la medicina dello sport, ormai, riesce a leggere i segnali del corpo con impressionante precisione.
Nelle prossime ore gli esami verranno completati, con risonanze e valutazioni ortopediche finalizzate a definire il percorso più corretto: eventuale intervento, tempi di immobilizzazione, protocollo riabilitativo.
La FISI segue il caso da vicino, consapevole non solo dell’importanza tecnica dell’atleta, ma della sua storia recente.
Già, la storia.
Perché il dettaglio più duro da accettare è proprio questo: non è la prima volta.
Nel 2021, infatti, Alessia era stata vittima di un altro infortunio grave, questa volta alla gamba sinistra. Era tornata. Aveva ricostruito muscoli, fiducia, automatismi. Aveva rimesso insieme una sciata che si stava facendo sempre più stabile, precisa, competitiva.
Il rientro nel gruppo di Coppa Europa era stato il segno tangibile di una resilienza che non appartiene a tutti.
Che lo sport sia fatto anche di inciampi, lo sanno tutti. Che lo sci ne amplifichi il rischio, anche. Ma quando la sfortuna colpisce due volte la stessa atleta, a distanza di pochi anni, lascia un senso di ingiustizia che attraversa tutta la squadra. Lo staff tecnico parla di lei come di “una lavoratrice instancabile”, “una presenza che fa bene al gruppo”, “una di cui ti fidi sempre”. E chiunque viva le piste fuori dai riflettori lo sa: questi sono gli atleti che tengono in piedi la struttura dello sport.
Nell’immediato, ovviamente, la stagione per lei si oscura. Ma il mondo dello sci ha imparato a vedere oltre l’immediato. Il crociato, oggi, non è più un confine. Le fratture composte sono gestibili, ricomponibili, razionalizzabili all’interno di un recupero ragionato.
E se c’è una cosa che Alessia Guerinoni ha già dimostrato, è la capacità di ricominciare. In un ambiente dove il cronometro detta ogni regola, ci sono momenti in cui il tempo si ferma.
La caduta di Zinal è uno di questi. Da domani ricominceranno le visite, i consulti, gli allenamenti “a secco”, la fisioterapia.
Da domani ricomincerà la lotta.
E, conoscendo Alessia, ricomincerà anche la salita.






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