Prima di ascoltare le loro voci, bisogna dirlo senza giri di parole: questa, per Casa Frnncia, non doveva essere la sua giornata. Sul muro di Gurgl, nella seconda tappa stagionale di slalom, i riflettori guardavano altrove.
Su Clément Noël, il più celebrato, quello che piega lo slalom come fosse una calligrafia.
Su Steven Amiez, il francese più atteso, più analizzato, più vicino a quel podio che per due volte gli è sfuggito di un niente: quarto qui un anno fa, quarto a Wengen nel 2025.
O magari sulla storia romantica: Victor Muffat-Jeandet, il veterano che ha lasciato il gigante per tuffarsi nello slalom. Splendido oggi, settimo, con la sua eleganza che non tramonta.

Ma lo slalom sceglie sempre da solo i propri eroi. E oggi il nome si è materializzato dove nessuno guardava: Paco Rassat. Un francese sbocciato tardi, nato nel 1998, cresciuto nello S.C. des Aillons, specialista puro delle porte strette.Uno che, fino alla scorsa stagione, aveva una sola top ten in carriera (9° a Wengen), e che sembrava destinato alla lunga lista dei “quasi”. Poi , domenica scorsa a Levi, un sesto clamoroso.
E adesso Gurgl, che lo mette sul tetto del mondo: prima vittoria in Coppa del Mondo, conquistata con una seconda manche tirata dritta come un filo d’acciaio.
Rassat vince davanti ad Armand Marchant, che consegna al Belgio il primo podio della sua storia in uno slalom. Terzo Atle Lie McGrath, a nove centesimi. Una classifica stretta, vibrante, feroce. E una storia che cambia, tutto in un pomeriggio.
Il papà di Paco al parterre di Gurgl
La classica vittoria che accarezza il sogno di una vita: «Questa non è una vittoria casuale – dice paco – L’ho costruita, l’ho sofferta, e oggi è esplosa tutta insieme. Mi ha dato la forza di godermi la gara e di spingere. Ho fatto errori, certo… ma ho sciato come volevo dall’inizio alla fine. Ho avuto delle lacrime… i miei genitori erano qui. Non vedo l’ora di riabbracciarli. Questo podio, questa vittoria… è un sogno che si è avverato oggi, pieno di emozioni.»
Prima che Marchant parli, bisogna ricordarlo: Armand non è un miracolo improvviso. È uno di quelli che la vita mette ai box prima ancora che lo faccia lo sci.

Belga, classe ’97, cresciuto lontano dalle Alpi e dalle grandi scuole tecniche, è passato dal buio totale: frattura del plateau tibiale, legamenti andati, menisco rotto, sette operazioni, un calvario che lo ha tolto dalle piste per quasi tre anni in seguito alla caduta nel gigante di Adelboden nel 2017. Eppure, non si è spento. È tornato. Ha raccolto un quinto posto a Zagabria, poi un lento crescendo.
La scorsa stagione è stata la migliore della sua carriera: costanza, punti pesanti, presenza fissa nelle top ten. Ma mancava il pezzo che cambia una storia. A Gurgl è arrivato: il primo podio della storia del Belgio in uno slalom di Coppa del Mondo.

Quando parla, ha dentro tutto questo. Dolore, ostinazione, gratitudine: «Fa parte dello sport: a volte perdi, a volte vinci. Ma oggi è tutto diverso… oggi posso dedicare questo podio a tutti quelli che hanno creduto in me. Non è solo un risultato. È un viaggio. È arrivare qui dopo anni in cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo su di me!”.






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