Gare

Peter Fill: iniziato il recupero, ma Ushuaia è ancora in testa

Una, due, tre sacche appoggiate al muro. I pulmini degli skiman iniziano ad arrivare. La squadra di Gianluca Rulfi e di Max Carca si allenerà sulla pista di velocità qui a Les 2 Alpes per 7 giorni. Un gigante con una sacca da sci sulle spalle sta entrando nello skiroom: è Sepp Kuppelviser.

– Ne hai ancora molte dascaricare?– Gli domando
– ancora sette.
– Tra di me pensai che erano veramente tante, ma è lo ski man di Peter Fill e per un atleta come lui, impegnato in tutte le discipline di coppa, se ci pensate non sono poi così tante.

E come se mi avesse letto nel pensiero, mentre l’appoggia per terra vicino alle altre tre: "Per un atleta polivalente come Peter il primo obiettivo è quello di scegliere i materiali giusti per ogni specialità. Approfittiamo delle ottime condizioni del ghiacciaio per provarne una buona parte qui per poi scegliere i migliori 60 paia e testarli ad Ushuaya."

Appena terminato lo scarico delle sacche e dopo che tutti gli skiman hanno sistemato i loro tavolini vicino alle casse di scioline, posizionato i faretti e le casse dei dvd, la cui musica li accompagnerà per buona parte della giornata, mi avvicino a Peter Fill…

Proverò una buona parte degli sci che mi ha inviato la casa madre austriaca, devo trovare quelli con le caratteristiche che meglio si adattano alla mia sciata. Per un polivalente a causa dei continui spostamenti e delle molte gare in cui si è impegnati è quasi impossibile riuscire a testare e cambiare i propri materiali durante la stagione. Dopo aver dato alcune indicazioni, durante i test di fine stagione devo cercare tra gli sci sviluppati dal reparto corse quelli più idonei, devo concentrarmi per trovare il giusto attrezzo su tutte le condizioni di neve. Ci sarà una scelta tecnica per lo slalom ed il gigante, basata sulla differenza delle sciancrature che mi darà la possibilità di sceglierli in base al tracciato, stretto o largo, ed una dove mi concentrerò sulla scorrevolezza e la velocità, in ogni condizione di neve, da quella fredda a quella più umida, soprattutto per le discipline veloci. E’ una fase molto importante, terminata la scelta a fine estate dovrò solo farli "girare". Per raggiungere il massimo della scorrevolezza si dovranno usare e sciolinare ancora migliaia di volte.

 

– Come ti senti dopo l’incidente?

"Sono stato fermo, sdraiato per un mese e mezzo, poi poco a poco ho iniziato a camminare e per recuperare al meglio i miei muscoli ho dovuto trasferirmi a Milano. In quel periodo ho potuto dedicarmi alle mie passioni prendendo parte come copilota al rally di Monza, oppure guidando un R8 della Audi nell’autodromo con a bordo bambini portatori di handicap. Poi il mio recupero, forse troppo frettoloso, con la partecipazione alle Olimpiadi. Ma subito dopo ho dovuto smettere perché non ero ancora guarito bene. Ho sciato 2 giorni allo Stelvio, ma provo ancora una strana sensazione, quando mi parte lo sci esterno sale la paura che si strappino i tendini e i muscoli. Ma penso di ritornare a posto per aver fiducia nelle mie forze e di riprendere la sensibilità che avevo lasciato ad Ushuaya l’anno scorso.

– Che cosa ti aspetti dalle gare future?

" Dopo la delusione dell’incidente ed esserti allenato a lungo ed intensamente, in fretta, forse lo facevo inconsciamente cercando di recuperare il più velocemente possibile, volevo uscire da quello stato di depressione dove ti senti il mondo crollare addosso. Poi l’interruzione del dopo Olimpiadi e lì ho avuto modo di riflettere. La mia intenzione è quella di ritornare ai vertici della coppa del mondo, in questo periodo mi concentrerò di più in gigante e poi, a stagione iniziata tornerò ad affrontare la velocità, dove mi sembra tutto più facile, è li che mi sento più portato. 

– A chi devi il tuo recupero?

Un ringraziamento particolare alla Fisioclinic di Milano, dove per 2 mesi ho fatto diventare matte tutte le persone che si dedicavano a me. Volevo recuperare in fretta e non stavo fermo un istante. In seguito una persona molto cara è stata Einard Prukker, il fisioterapista che mi ha curato in Val Gardena al centro sportivo dei carabinieri. Grazie ai suoi massaggi ho potuto ricominciare a sciare e partecipare alle Olimpiadi. Se tornate indietro con la memoria ricorderete che tutti dicevano che avrei perso tutta la stagione.

– Hai preso parte alle Olimpiadi e sino a poche porte dall’arrivo eri tra i primi

Volevo esserci, era una sfida contro me stesso, solo dopo aver terminato la gara ho capito quanto sono stato irruente e incosciente, a tre quarti di gara avevo perso tutte le forze, non riuscivo quasi più a controllare gli sci. Anche se so di avere avuto una medaglia al collo fino alle ultime porte, il mio pensiero a quella velocità è stato di terminarla senza incidenti!

 

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

Add Comment

Click here to post a comment