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Prova “eterna” a Beaver Creek, Odermatt il più lesto, Paris 5° tempo

Più che una prova, un parto. Nevicata irregolare, visibilità ballerina, pista che cambiava consistenza da un settore all’altro e — soprattutto — una lunghissima interruzione di oltre un’ora tra la discesa di Dominik Paris e il turno di Vincent Kriechmayr, rimasto congelato al cancelletto mentre la Birds of Prey di Beaver Creek decideva di non concedere ritmo a nessuno.

È il modo più giusto per leggere questa prima cronometrata: una formalità, un primo incontro con la pista, non un’indicazione tecnica affidabile. Alcuni intermedi mancavano del tutto, altri fotografavano solo un pezzo del passaggio: normale, quando la giornata si muove a strappi.

In testa chiude Marco Odermatt in 1:35.50. Un nome pesante, certo, ma con il valore relativo che una prova così richiede. Lo svizzero qui ha già scritto pagine importanti in superG (tre vittorie, due secondi posti), ma mai in discesa, specialità in cui la Birds of Prey gli ha sempre chiesto qualcosa in più. Basti ricordare l’ultimo podio nella libera del 2024, quando la vittoria andò — a sorpresa — a Justin Murisier, con Miha Hrobat terzo.

Dietro allo svizzero si fanno vedere Brodie Seger e Matthieu Bailet, separati da pochi centesimi: facce che spesso emergono nelle prime cronometrate, quando il meteo mescola scorrevolezza e frenate senza una logica univoca.
Daniel Hemetsberger resta fedele al suo profilo: ordinato, solido, dentro la pista con naturalezza.
L’undicesimo posto di Elezi Cannaferina si infila in mezzo ai nomi attesi e fa scalare tutti di una posizione, rimescolando la colonna senza cambiare la sostanza.

E gli italiani?
La fotografia è sobria, e va presa per quello che è: un semplice primo giro sulla Birds of Prey.
Il migliore è Dominik Paris, quinto a +0.81. Una prova pulita, senza pretendere nulla: l’obiettivo era sentire la neve, non cercare il tempo.

Florian Schieder lo segue da vicino, nono a +1.21, dentro una discesa senza forzature: giusto riprendere misure e velocità, con il muro e l’Abyss che richiedono sempre un attimo di riscaldamento.

Più indietro Mattia Casse, ventinovesimo a +2.06, giornata in modalità ricognizione pura; Poi in fila dietro ad Alliod, 39esimo, Giovanni FranzoniNicolò Molteni, (+2.49) e Christof Innnerhofer, appena davanti a Kilde.  
Guglielmo Bosca, 51esimo a +3.08, preferisce un profilo basso, senza cercare accelerazioni inutili;
chiudono il gruppo azzurro Max Perathoner (+32859 e  Marco Abbruzzese +4.80, anche lui dentro una prova pensata più per leggere il fondo che per lasciare un segno.

L’impressione generale resta la più semplice: oggi contava scendere, non interpretare. La Birds of Prey, nelle sue giornate così, non offre risposte: concede solo domande. Le indicazioni vere arriveranno nelle prossime prove. Oggi è andata bene così: una discesa spezzata, imperfetta, utile giusto per rompere il ghiaccio.
Il resto appartiene ai prossimi giorni — e a una pista che, come sempre, deciderà lei quando farsi capire.

La classifica della prima prova

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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