Bentornato Claudio Ravetto. Come dice una vecchia canzone di Riccardo Cocciante, che però parla di un amore finito e non di un atteso ritorno: era già tutto previsto?
No, essere di nuovo qui con le valigie pronte per la partenza verso Ushuaia è una sorpresa, davvero. Dopo il mio rifiuto di fine stagione non sapevo cosa sarebbe successo, anche perché Morzenti è decaduto per questioni politiche che nulla hanno a che fare con il mio ruolo e la mia persona.
Ha avuto offerte di seguire altre squadre?
Nessuna dall’estero, del resto io non mi ero mai reso disponibile ad allenare altre squadre in Coppa del Mondo. La mia idea era di riposare e di aspettare la fine dell’estate per prendere decisioni, magari entrando anche in settori diversi dallo sci.
Cosa ha fatto in questi mesi da disoccupato?
Mi sono appunto riposato, ho lavorato a casa come muratore per finire un garage, ho montato una tettoia e fatto un barbecue, ma non ho mangiato tanto, giuro, anzi sono anche andato dal dietologo e ho perso 7 chili, sono in forma! Spero in Argentina di dimagrire ancora un po’.
Ed è stato finalmente un po’ con sua moglie Lorella?
Sì, sì, tutto bene, ma ora anche lei è contenta che io riparta, non siamo proprio abituati a stare tanto assieme a casa.
Come ha vissuto le trattative della federazione con altri possibili dt?
Era qualcosa che non mi riguardava più, era un problema per chi era rimasto e per loro mi sarebbe spiaciuto se fosse cambiato tutto, era giusto mantenere i progetti destinati al quadriennio fino a Sochi. Se fossero arrivati degli estranei sarebbe stato più difficile continuare sulla stessa strada, ma come detto era un problema loro, non mio. Quando ho saputo come era finita, cioè con Rulfi, Theolier e Carca che prendevano le redini delle squadre maschili, ho capito che non sarebbe cambiato nulla, ma a Gianluca ho anche detto che non sarebbe stato facile, perché chi vuole fare il dt deve fare quello e non il tecnico in pista. Forse in inverno ci sarebbero stati problemi, per essere un buon dt ci vuole imparzialità, non bisogna essere troppo legati a una squadra o un’altra.
Alla fine quindi tutto bene quel che finisce bene.
Esatto. Quando mi è arrivata la telefonata dal commissario Franco Carraro sono andato in Fisi per incontrarlo e in un’ora era tutto deciso. Era importante fare in fretta per poter ricominciare prima possibile ed essere presente alla trasferta in Argentina, tappa che a mio avviso conta al 90% per la riuscita o meno della preparazione.
Ma perché da Carraro ha accettato la stessa proposta che aveva rifiutato a Morzenti?
Non voglio più parlare della faccenda, basta polemiche con l’ex presidente. Dico solo che sono un libero professionista che prima ha detto no, poi sì.
Niente più donne: non le dispiace?
Un po’ sì, perché la stagione scorsa era stata bella con loro, le ho conosciute e apprezzate. Con Carraro ne ho discusso un po’, ma poi abbiamo concordato così: solo uomini, anche perché il momento di prendere decisioni relative alle squadre e ai programmi era alle spalle, quest’inverno inoltre non ci saranno Mondiali o Olimpiadi quindi non servono decisioni comuni ai due gruppi. Diciamo che sarà un anno di transizione, in attesa delle nuove elezioni e del nuovo presidente che farà le sue scelte. Il mio contratto è legato al commissario.
Ha seguito e visto i ragazzi durante la prima fase della preparazione?
Non molto, a parte Innerhofer con cui ho condiviso diverse premiazioni… So che non hanno fatto tantissimo per via delle condizioni meteo sfavorevoli, ma stanno tutti bene, li ho visti ai test fisici di Verano Brianza e sembra tutto ok.
Contenti del suo ritorno?
Spero e penso di sì, di sicuro è così per i tecnici con i quali il rapporto era e resta ottimo, condividiamo progetti e idee, ci conosciamo da una vita, io decido e va bene a tutti. Rulfi & co. sono sollevati, possono lavorare bene in pista, le rogne relative a scelte, convocazioni e gestione del budget le becco io.
Ci sono novità nei programmi?
Non è cambiato molto rispetto al passato se non l’accorpamento delle squadre di gigante e slalom, una vecchia idea che ha preso corpo in primavera. Siamo tutti consapevoli che c’è da lavorare per risolvere il problema gigante, nessuno ce l’ha con il gruppo dei “vecchi” che devono e possono andare avanti per la loro strada. Blardone, Simoncelli e gli altri in certe condizioni vanno meno forte, sono in parabola discendente, una parabola che mi auguro ricca di podi, ma è un dovere della federazione trovare altri gigantisti giovani che garantiscano un futuro nella specialità.
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