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Sara Panzardi, o la va o la spacca

L’anno svantaggiato si è fatto sentire: nella prima stagione Allievi non si può proprio dire che Sara Panzardi abbia fatto faville ai Campionati Italiani: «out» in slalom, 21^ in superG, 55^ in gigante. Sarà il caso di darsi una mossa quest’anno per riscattarsi nella stagione matura della categoria e recuperare lo smalto che l’aveva portata al podio con il secondo posto in slalom ai Campionati Italiani Ragazzi del 2009 quando papà Marco, 42 anni, un bellissimo mestiere di ambulante (genere: abbigliamento intimo; lui con un furgone da una parte, la moglie Simona, 39 anni, con un altro furgone da un’altra parte) ci aveva sgridato perché, già avanti con i numeri di Sciare, non aveva ancora visto niente sulla sua figlia minore: «Era ora! Fin’adesso avete parlato di tutti e non di lei.

È arrivata seconda agli Italiani ehh..». Aveva ragione il signor Marco ma d’altra parte non possiamo mica fare cinquanta pagina a numero su Circo Giovani. Ma eravamo arrivati anche a lei, a presentare la sua seconda figlia, arrivata dopo Katia, 19 anni. Immaginiamo che stessero aspettando come lui nonno Rocco Panzardi e nonna Rina (i suoi genitori), e nonno Matteo Bordogni e nonna Enrica (i genitori di sua moglie) «che ci tengono tanto a me». Ce l’ha detto lei, Sara Panzardi, nata nel segno dell’Acquario il 10 febbraio 1996 ad Alzano Lombardo, residente a Colzate, figlia di due giovani genitori che non sciano («Mio papà no, mia mamma qualcosina…») ma nipote di una zia che si chiama Marta Bordogni «che è la sorella di mia mamma e invece scia eccome, fa l’allenatrice» e se non fosse stato per lei oggi non avremmo un’altra bergamasca in pista di lancio verso la speranza di un futuro radioso. Zia Marta la mette bambina sugli al Monte Pora poi la consegna nello Sci Club Orezzo Valseriana alla sapientissima dolcezza di Lucia Bocchi e all’esperienza di Pietro Cortinovis e Fabio Musitelli.

Sara cresce in bellezza, salute e simpatia: «Sono socievole, solare, rido sempre, vado d’accordo con tutti», dice di sè ed è vero: parlare con lei e come ricevere addosso una fragrante cascata di allegria. «Ma sono anche molto permalosa (ah beh…) e sugli sci tengo sempre il sedere basso e le braccia troppo alte». Ah beh, meno male che qualche difetto c’è sia nel carattere che sulla neve. Ci si aspettava che tra gli Allievi la fanciulla migliorasse sull’onda di un secondo anno Ragazzi chiusa con il 2° posto in slalom ai Campionati Italiani di Corno alle Scale dietro Arianna Stocco.«Il più importante risultato per me fino ad oggi – aveva detto Sara – la gara più bella, ero 3^ dopo la prima manche e sono riuscita a scalare un gradino. Sono stata contenta anche perché lo slalom è la mia specialità preferita. Cos’era successo nelle altre due gare? In super G boh, a un certo punto non sono riuscita a star dentro e sono andata dritta; in gigante ho tagliato troppo su una porta e sono caduta già nella prima manche».

Tra una gara e l’altra, tra un allenamento e l’altro («due o tre volte la settimana, a Lizzola o a Colere»), Sara adesso studia al Liceo Scientifico di Albino e ha detto al suo papà che se quest’anno non riesce a riscattare la stagione grigia smette. Non ci crede nessuno perché ci aveva detto: «Lo sci adesso è una delle cose più importanti della mia vita. Mi piace, mi diverte, mi prende; e poi sto bene con i miei amici, con gli altri compagni del club. Mi voglio impegnare, vorrei diventare una campionessa oppure una allenatrice come zia Marta». Altro? «Corro, faccio qualche gara di atletica, velocità, 60 metri, ma non sono tanto brava e poi si fa una fatica bestiale, ci dobbiamo allenare sulle strade e le gare si fanno a Nembro o Alzano. Sì, va beh, lo sci è un altra cosa». Misure? «Un metro e 65 per 55 kg.» Però… Sei sicura si voler puntare sullo slalom: «Sì, è la specialità più bella». I tuoi campioni? «Anja Paerson e Benjamin Raich: come sciano! Anja non è più al massimo però mi piace comunque». A tavola come ti comporti? «Affettati e carne». Con un bel bicchiere di vino rosso? «No, Coca-Cola». III 

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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