Giovanni Franzoni resta sul podio, terzo, il primo della carriera, ma la Saslong decide di cambiare il finale quando nessuno se lo aspetta. Il SuperG di Val Gardena si chiude con un ribaltamento netto: Jan Zabystan, pettorale 29, va in testa, sfrutta al meglio un vento da dietro nella parte bassa e firma una vittoria che sorprende tutti, Marco Odermatt compreso. Non è un regalo: bisogna sciare, perché il Ciaslat non perdona mai, ma oggi il fattore aria diventa decisivo dall’uscita del Ciaslat fino all’Annuncio.
Zabystan vince in 1’24”86, battendo Odermatt di 22 centesimi. È una luce verde che nessuno aveva previsto così. Sciata aggressiva, larga dove serve, con un atteggiamento che colpisce subito: entra forte, rischia, atterra sulle code e non arretra mai. Nell’ultimo settore è il più veloce di tutti, quattro decimi rifilati al riferimento svizzero. La Gardena è anche questo: quando trovi il momento giusto, devi avere il coraggio di prenderlo.
Giovanni Franzoni, la dedica è tutta per Matteo!
Odermatt è secondo e, per una volta, accetta il verdetto senza smorfie. Sa benissimo cosa è successo sotto: anche lui ha spinto, anche lui ha rischiato, ma quel vento in fondo oggi vale oro. La vittoria numero 51 in Coppa del Mondo resta lì, rimandata. E non è poco, su una pista dove non ha mai davvero dominato.
Il terzo posto è ancora Italia, ed è un podio che pesa. Giovanni Franzoni chiude a 37 centesimi con una gara solidissima, forse meno “fortunata” nel finale rispetto a chi è sceso dopo, ma di grande spessore tecnico. Non perde mai davvero contatto, resta pulito, preciso, sempre dentro la linea. E mentre aspetta al parterre, sa di essere finito in quella posizione scomoda che la Gardena conosce bene: seduto sul podio provvisorio, con ancora tanti pettorali da controllare. Alla fine resiste. Ed è un segnale forte: non è un episodio.
“Fare una gara del genere qua – dice il 24enne delle Fiamme Gialle – per me, è follia. Oggi ho avuto la conferma sui pezzi facili, ho migliorato. La consapevolezza sta crescendo, sto sciando più libero di testa. Mi sono detto: o vai per sciare forte, se no qua davanti non ci finisci. Sono veramente orgoglioso, questa dedica va solo a lui, a Matteo Franzoso, perché abbiamo passato momenti tosti.
Ho passato momenti difficili negli ultimi due o tre anni, tra l’infortunio e tutto. Non pensavo sicuramente arrivasse su questa pista. È… boh, un miracolo. Sono appena arrivati i complimenti di Tomba”.
Subito dietro, Nils Allegre è quarto per l’ennesima volta, ma conferma una continuità impressionante fra discesa e SuperG. Poi arriva un altro azzurro che accende la giornata: Christof Innerhofer è sesto perché gli passa davantio il francese Matthieu Baillet, pettorale 43, ma questo toglie poco alla performance di Inner. Gara intelligente, letta con esperienza, con un secondo settore di altissimo livello e una gestione che gli permette di restare davanti quando altri pagano caro il tratto centrale. A quasi 40 anni, Innerhofer dimostra ancora di saper stare dove conta.
La classifica, per una volta, racconta anche altro: due italiani nei primi sei, tre nei primi 11. Mattia Casse è infatti undicesimo, Dominik Paris più indietro ma con un finale veloce che conferma quanto la parte bassa oggi fosse determinante. E poi i ritirati, pesanti: Sejersted, Von Allmen, Goldberg. Segno che la Saslong, anche quando sembra “aiutare”, chiede sempre rispetto.
Il vento? C’è stato, sì. Soprattutto dal Ciaslat in giù, una brezza alle spalle che ha cambiato le velocità e spostato i riferimenti. Ma sarebbe un errore ridurre tutto a quello. Qui non basta scorrere: se non arrivi vivo al Ciaslat, non sfrutti nulla. Zabystan lo ha fatto. Franzoni anche. E Gardena ha scelto.
Morale: non ha vinto il più atteso, ma ha vinto chi ha saputo leggere il momento. E l’Italia, oggi, esce con una certezza in più. Non solo perché è sul podio. Ma perché quando la gara si sporca, sa ancora stare dentro la gara vera.






Add Comment