Gare

Shiffrin, la sfida in pugno

Martedì mattina, attendo Mikaela nell’head quarter di Reusch, insieme a Erich Weitzmann, CEO dell’azienda che gentilmente ci ha invitati, regalando l’esclusiva a SciareMag, per conoscere da vicino la fuoriclasse americana. Sono curiosa, conosco la sua tecnica sciistica, ho la possibilità di commentare le sue performance su Eurosport, ma non le ho mai parlato, se non per farle i complimenti. È approdata in Coppa quando ormai io ero lontana dai campi di gara e conosco solo quello che gli altri «dicono di lei». Mi sono fatta un’idea della sua personalità ma voglio capire se il definirla dai media «costruita per essere un personaggio» possa in realtà non essere così ma soltanto un’impressione che dà a chi non cerca di andare più a fondo nella conoscenza. 

Quando arriva si fa sentire, entra sorridendo, accompagnata dalla mamma Eileen e da Kilian Albrecht, il suo procuratore. 

Ho avuto la fortuna di intervistare grandi campioni di ogni sport ma per la prima volta ho strappato le domande che avevo preparato per lei ed ho lasciato che il nostro incontro andasse così, come doveva andare: libero, vero, naturale. Per la prima volta mi sono emozionata e sono rimasta colpita dalle sue parole, dalla maturità, dalla ragazzina che parla con il sorriso, che è ferma nelle sue risposte e lo fa in modo semplice, schietto e naturale. Mikaela non è un «computer» come in molti la definiscono. È la ragazza della porta accanto, è il simbolo del sogno americano, è un forte senso di libertà e allo stesso tempo la consapevolezza dei valori della vita, quelli sani. Ne è nata un’intervista speciale, in cui è emerso tutto di lei, in maniera sottile, elegante e non forzata. Ne è uscita la sua grande determinazione, la lucidità mentale quasi intimidatoria visti i suoi 19 anni. Inizio senza peli sulla lingua e arrivo subito al dunque. Da qui, Mikaela si racconta. 

I media attualmente ti considerano perfetta: una delle sciatrici migliori al mondo tecnicamente, un personaggio comunicativo ed estroverso che ha sempre la risposta pronta. In molti ti hanno definita in gergo tecnico «un computer». È tutta naturale questa tua «perfezione» che traspare?

 

Sorride Mikaela: «In realtà io cerco solo di essere me stessa, sono una persona felice e mi piace sorridere ed essere positiva. Ho mille motivi per sorridere e credo che la mia vita mi dia una mano per riuscire a esprimere tutto questo. Il rapporto con i media mi piace, preferisco di gran lunga una conversazione faccia a faccia, così come sto facendo con te piuttosto che comunicare tramite i social media o in un mondo troppo tecnologico. Mi considero molto fortunata per avere l’occasione di creare un rapporto umano con le persone e mi ritengo fortunata di fare ciò che amo, tutto questo non può che rendermi felice, in modo naturale, quindi sì, se mi chiedi se sono naturale, lo sono, perché sono molto serena, non potrei comportarmi diversamente».

Il tuo rapporto con i social media?

«Mi diverte il rapporto con i fans, ho tutto, twitter, instagram, facebook e mi piace vedere che i followers aumentano ma onestamente preferisco vedere le persone e far sentire il suono della mia voce».

Qual è il messaggio che vorresti dare al mondo, alle persone, in quest’epoca particolare?

«Il mio messaggio è che arrivare al successo necessita di un grande lavoro, qualsiasi tu stia facendo, è importante farlo bene e dedicartici, mi piace il messaggio di semplicità, di integrità, di determinazione, senza dimenticare mai il lato tenero e femminile». 

Hai degli eroi nella vita? Qualcuno a cuI ti ispiri?

«In campo sportivo ci sono molti personaggi a cui mi ispiro, tutti gli sciatori che sono al top, nel tennis Roger Federer. È forte, ma non è mai arrogante, nè nelle competizioni e neppure al di fuori delle competizioni. Lo rispetto molto".  

Mi piace molto Shakira, è una fantastica ballerina, provocante, femminile, ma poi scende dal palco, indossa una t-shirt e va ad aiutare la sua fondazione benefica, riesce a trasformare il suo essere personaggio nel sostegno verso il prossimo. Sono rimasta impressionata del suo discorso nella Union Square di New York, ha parlato 10 minuti della sua fondazione, in un inglese perfetto, migliore di tanti americani e l’inglese non è neppure la sua lingua madre, guardavo questo video su youtube e ho pensato a quanto fosse intelligente, è molto di più di una cantante o una ballerina. Lei sta cercando di cambiare il mondo, di fare del bene».

Pensi che un giorno avrai anche tu una fondazione benefica?

(In Usa molti personaggi sportivi o dello spettacolo sono le voci di associazioni per raccogliere fondi economici – found raising – per aiutare ricerche o sostenere i meno fortunati)

«Io voglio aiutare il mondo ma non sono ancora un personaggio abbastanza noto, non ho ancora guadagnato abbastanza, non sono ancora così conosciuta da creare un impatto sul mondo. Ora devo lavorare sulla mia carriera, tra cinque, sei anni quando sarò più matura potrò iniziare la mia fondazione, potrò supportare una causa e le persone potranno vederlo e capirlo. Se iniziassi ora non avrebbe senso. Diciamo che sto aspettando che le persone si accorgano di quello che faccio e che ascoltino la mia voce». Sorride. «Quando avrò i 100 milioni di Followers su Fb di Shakira». Il sorriso ora si spegne. «Uno dei miei migliori amici è stato malato di cancro, questo ha avuto un grandissimo impatto su di me, l’ho vissuta in prima persona e ora so cosa posso e voglio fare per gli altri».

Parliamo della parte superficiale dell’essere un personaggio, tu sei un volto pulito ma sei molto bella, come vivi la tua bellezza ed il tuo corpo?

«Beh grazie. Mi rilassa prendermi cura di me, soprattutto dei miei capelli, provare stili diversi, è un passatempo per me. Provo sempre a essere curata quando vado in giro, se non sono a posto, se i miei capelli sono terribili e non ho il mascara non vorrei neppure farmi fare una foto. Insomma, mi piace essere a posto ma mi piace anche dimostrare l’età che ho, se fossi più sofisticata sarei ridicola».

Quante richieste di matrimonio hai ricevuto fino ad ora?

«Tante! Quasi in tutte le foto che metto sui social arriva la domanda «mi sposi?». Ma io neppure ti conosco!» Poi ci pensa e scoppia in una risata. «Potrei chiedere «Quanto sarebbe grande l’anello?».

Cosa sogni di fare nella vita, oltre a vincere il più possibile nello sci?

«Per un periodo ho voluto fare il dottore, mio padre è dottore, poi l’infermiera, come mia madre. Allora penso che potrei essere un dottore ed un’infermiera. Scherzo, mi piace la scienza come materia scolastica, forse farò qualcosa nell’ambito dell’energia alternativa o nell’ingegneria ambientale. Ecco, anche questo sarebbe parte dell’aiutare il mondo, aiutare l’ambiente in cui vivo.  

Mi piace pensare di aiutare le persone, forse perché sono sempre stata fortunata e i miei genitori si sono sempre assicurati che sapessi quanto ero fortunata rispetto a persone meno privilegiate di me. Sono una ragazza felice rispetto ad altri e forse posso aiutarli a trovare la loro gioia, anche se a volte le persone non vogliono essere aiutate». 

Mentre la conversazione prende questa piega, la mamma di Mikaela, Eileen ci interrompe:

«È sempre stata così, quando aveva due anni seguiva suo fratello che ne aveva quattro, con un cappello in mano e la giacca. Lo vestiva, poi a tre anni aveva due amici maschi più grandi di lei e si assicurava che stessero bene, allacciava loro le scarpe, gli dava la sua sciarpa. È nata così capisci ? È la sua indole».

Sei generosa, tranne quando scii, quando sei in gara non lasci nulla agli altri, giusto?

«No non è vero, io aiuto le mie compagne di squadra, mi piace guardare mentre sciano e se hanno voglia do loro la mia impressione sugli errori, se non fossi un’atleta sarei un’allenatrice perché mi piace guardare gli altri e capire dove possono migliorare. Così come ho sempre guardato Marlies Schield, è sempre stata la mia preferita ed anche quando la guardavo pensavo a come potesse migliorarsi, anche se era già la numero uno. 

È vero che nello sci sei solo in partenza e vuoi solo andare più veloce di tutti gli altri anche se sono parte del tuo team. A volte correggo le mie compagne e loro pensano «Stai davvero cercando di aiutarmi?» C’è scetticismo, ma alcune compagne, le più giovani, mi credono»

Non seI mai stanca dell’inverno e del freddo?

«Lo sono, amo l’Oceano e la spiaggia, a fine stagione adoro andare al caldo, ma alla fine mi manca sempre la neve e quindi non riesco a stare troppo lontana, per ora il mio habitat naturale è sulla neve».

Hai finito la scuola?

«Sì, ho fatto l’esame di maturità, ora sto facendo un piccolo master. Sarà dura iscrivermi all’università ma vorrei fare dei corsi ogni anno, tenermi allenata, imparare qualcosa nell’ambito di medicina. Non posso pensare di riprendere a studiare tra 10 anni, non avrei più l’allenamento allo studio». 

 

Sei il futuro del movimento sciistico americano, hai come esempio personaggi di grande carisma e impatto come LindsEy, Julia, Bode, Ted. Sono tutti comunque più grandi di te. Pensi di avere lo stesso carisma?

«Capisco cosa vuoi dire, quando Lindsey entra in una stanza tutto il mondo si ferma perché è bella, bionda ma soprattutto ha un carisma enorme, che mette quasi in soggezione, intimidisce. Io non ho questo carisma…»

Sicura di questo?

«Non so ma non voglio essere al centro dell’attenzione ovunque, voglio aiutare a far crescere il movimento dello sci negli Stati Uniti, questo è uno sport fantastico e insisto, voglio farlo conoscere alle persone. Non ricerco la fama anche se mi piace avere 200 mila followers su fb ma non voglio essere così «grande» da intimidire le persone o spaventarle, voglio essere vicina alle persone, voglio che pensino che sto semplicemente facendo un ottimo lavoro in quello che faccio». 

Cosa ti rende così unica, quando scii e anche quando non scii?

«Non credo che ci sia qualcosa in me che mi renda unica, sono le persone che stanno con me, la mia famiglia, i miei genitori, mio fratello, un paio di grandi amici, persone di cui mi fido, insomma è il mio team, le persone che amo e che mi supportano. Loro mi rendono unica, è l’insieme. Lo so che alla fine scio io ma senza loro non sarei così forte».

Cosa diresti al mio bambino che nascerà tra qualche mese, quindi a una creatura pura, a proposito della vita. 

«Gli direi di sorridere il più possibile perché quando sorridi, è scientifico, il tuo cervello si rilassa ed è più felice. Penso che le persone siano troppo occupate e si dimentichino di sorridere. Ma i bambini lo sanno a differenza degli adulti; un bambino sa ridere per nessuna ragione precisa. Ovvio, hai il tuo lavoro, i tuoi problemi, ma puoi cercare di alleggerirli, di cambiare la prospettiva, di divertirti nel vivere la vita. Questo è il mio più grande consiglio, di ridere il più possibile».

Che la gioia di vivere e l‘equilibrio siano proprio i segreti di questa campionessa? Certamente vera. è Mikaela Shiffrin.
 
         

 

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

Add Comment

Click here to post a comment