Mikaela Shiffrin riparte da dove aveva lasciato: davanti a tutte. La prima manche dello slalom di Levi si chiude con la statunitense saldamente al comando in 56”08, un tempo che non lascia spazio alle interpretazioni. Alle sue spalle, a +1”08, c’è una straordinaria Lara Colturi, brillante nella parte ripida e capace di tenere il passo soltanto dove la pista lo permetteva. Completa il podio provvisorio Lena Dürr, terza a +1”49, precisa, ordinata, regolare come ormai la conosciamo.
La notizia è chiara: la stagione inizia con lo stesso spartito degli ultimi inverni — Shiffrin davanti, il resto del mondo a inseguire — ma la sorpresa, che forse è solo una conferma, arriva da Colturi, che nella neve dura e liscia di Levi ha mostrato la versione più matura del suo talento.
Shiffrin ha costruito la leadership nel modo che più le appartiene: senza strappi inutili, senza esagerare, ma impostando ovunque la linea più efficace. Nel primo pendio si è portata avanti con naturalezza, come se la pista conoscesse già la direzione del suo corpo. Nel muro centrale ha consolidato il margine, poi nel piano finale ha semplicemente gestito la velocità residua, quasi a voler ribadire che il dominio non passa dall’aggressività, ma dalla precisione.
Alle sue spalle, Lara Colturi ha dato forma a una manche che segna un passaggio di crescita ormai certo. La giovane piemontese (oggi compie 19 anni), in corsa per l’Albania, è partita veloce, ha perso qualcosa sul piano — dove Shiffrin fa da riferimento assoluto — ma nel ripido ha trovato ritmo, decisione, centralità. È lì che ha costruito gran parte della sua prestazione: appoggi netti, punte sempre vive, un controllo che sa di atleta che si sta avvicinando a un livello nuovo. E nel tratto finale ha addirittura recuperato, con un ultimo settore migliore della statunitense. Non basta per avvicinarsi alla vetta, ma racconta un potenziale che continua ad ampliarsi.
Lena Dürr, terza, ha completato la logica delle big: una prova concreta, costruita con precisione di passo e intelligenza. Ha lasciato qualche centesimo nella parte alta, ha trovato maggiore continuità nel ripido, stabilizzando una posizione che la tiene perfettamente dentro la lotta per il podio nella seconda manche.
Dietro le prime tre si apre la fascia delle atlete che hanno saputo interpretare Levi con finezza, pur restando lontane dai tempi da podio: Zrinka Ljutic, ordinata ma meno incisiva nel ripido; Mina Fürst Holtmann, brillante nella continuità del gesto; Neja Dvornik, ottima nella gestione dei cambi di pendenza; Emma Aicher, leggera e precisa, vicina a un risultato che può prendere forma nella manche conclusiva. Una seconda linea che non va definita con numeri: a Levi i distacchi esistono, ma ciò che conta davvero è la qualità del segno lasciato sulla pista.
Meno efficaci, pur restando nel gruppo competitivo, Wendy Holdener, Katharina Huber, Anna Swenn Larsson, ciascuna con una buona porzione di manche ma senza quella intensità necessaria per avvicinare la testa. Camille Rast e Sara Hector hanno alternato tratti puliti a momenti più frenati: sono nella parte alta della classifica, ma con la sensazione di poter dare qualcosa in più.
Sul fronte azzurro, Lara Della Mea ha affrontato una manche complessa con il coraggio giusto. Levi non è la pista ideale per il suo sci — troppo piano nella parte iniziale, troppo esigente nel mantenere spinta costante. La friulana non ha interpretato bene il ripido, rimanendo sì composta nella ricerca di un’azione continua, ma ha fatto troppa strada in più. Il margine dalle migliori è ampio, ma la sciata è corretta, senza errori che compromettano la fiducia. La qualifica purtroppo non c’è!
Noente da fare anche per Beatrice Sola, Giulia Valleriani e Giorgia Collomb che inforca sul muro, mentre si aprono le prospettive per Emilia Mondinelli che taglia il traguardo col 28esimo tempo. Si mangia le dita dei guanti Alice Pazzaglia, 31esima a soli 2/100 dalla qualifica!
La seconda manche si preannuncia come una battaglia tra livelli differenti: da una parte Shiffrin, che sembra aver già disegnato la gerarchia della gara; dall’altra un gruppo vivo e compatto, guidato da Colturi e Dürr, pronte a contendersi un podio che Levi non concede facilmente. La neve finlandese cambia, si rompe, si ricompatta, e spesso sono proprio questi micro-movimenti a decidere la storia di una gara.
Ma intanto, l’inverno dice la sua prima verità: per battere Shiffrin non basta sciare bene, bisogna sciare altro. Colturi è l’unica che oggi ne ha dato un accenno. La seconda manche dirà se può davvero trasformare un accenno in un contatto.






Add Comment