Non c’era proprio nulla da fare. Atle Skaardal ha dovuto alzare bandiera bianca, quando si è accorto che i pali non stavano più dento, in quanto le biche erano così profonde da trovare l’erba. Decisione corretta, se non altro per tutelare la sicurezza delle atlete.
Fino alla discesa dell’austriaca Katharina Truppe, pettorale 24, la situazione era questa:
Wendy Holdener e Sarka Strachova stavano condividendo la leadership nella prima manche dello slalom di Maribor. 49″60 per entrambe, 9 centesimi più veloci rispetto a Petra Vlhova, 30 meglio di Veronika Velez
Zuzulova, con Frida Hansdotter quinta a +44/100. Insomma, le protagoniste di quest’anno erano tutte lì, una a fianco dell’altra per contendersi la gloria, approfittando dell’assenza forzata della regina Mikaela Shiffrin, ancora in infermeria. L’unica protagonista assente, la norvegese Nina Loeseth, che si è arresa dinnanzi a un arretramento irrimediabile.
Su un percorso molto regolare e senza angoli acuti, per evitare di creare voragini vicino ai pali, visto la temperatura alta e lo strato di neve appena sufficiente, era in corsa anche la francese Nastasia Noens, che aveva ancora il diavolo in corpo per quanto accaduto a Flachau. Prima a metà gara, ha concluso al quarto posto per una gestione di gara troppo arrendevole. La canadese Erin Mielzynski, settima a +91/100, è stata l’ultima atleta a rimanere sotto al secondo di ritardo.
Dalle azzurre erano arrivate poche cose: Irene Curtoni non aveva sciato male, ma senza riuscire ad aggredire un percorso che col numero 17 non consentiva più di fare il tempo. 2″96 era sembrato però un ritardo eccessivo. Chiara Costazza si è arenata su un palo innocente che ha inforcato nettamente, quando perdeva 67/100 al primo rilevamento. Manuela Moelgg, con il pettorale 23, ha fatto la stessa fine, ma grosse colpe non ne ha: la pista ormai era ridotta a un colabrodo e quel passaggio l’aveva ben affrontato, ma un grumo le ha spostato la spatola al di là del palo. Poi la discesa della Truppe e lo stop di Atle Skaardal
Analisi tecniche
Wendy Holdener. Ha calato un pochino il ritmo nella parte centrle, ma nel finale ha tirato una riga dritta recuperando 16/100 perduti nella parte mediana. All’altezza del palo aveva finito tutto e scappava via, quindi non si è ritrovata intrappolata nelle buche: coraggiosa e tecnicamente impeccabile.
Sarka Strachova: Piede leggermente lontano in certi passaggi, ma è stata molto attenta a livello di linea, precisissima, impeccabile dall’inizio alla fine.
Petra Vhlova, pettorale uno, manche molto regolare, fatta tutta d’un fiato. Solo qualche passaggio fatto sotto al palo, ma senza grattate o recuperi forzati di linea. La solita Vlhova!
Veronika Velez Zuzulova: gara fotocopia della Hansdotter, 56/100 di vantaggio sulla compagna di squadra, ma poi 2 decimi al traguardo, per quella parte centrale non interpretata a dovere, a causa anche di una neve che non ha voluto perdonare la minima incertezza.
Frida Hansdotter: è partita a tutta molto più precisa della Vlhova, poi, una piccolissima sbavatura (arretramento), le ha fatto perdere prima mezzo secondo, all’intermedio, poi ne ha recuperati due nel tratto finale, dove è riuscita a far velocità, perché sul filante la svedese è maestra.
Nastasia Noan: occasione buttata via a Flachau, prima nella prima manche, poi si è fatta prendere dall’ansia concludendo al quarto posto. Qui ha voluto strafare e con un’azione un po’ a strappi, ha tagliato il traguardo con 6 decimu di ritardo.
Nina Loeseth, era sulla linea delle migliori, ma si è arresa per colpa di un arretramento che le ha fatto perdere la linea migliore.
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