Timon Haugan vince lo slalom di Val d’Isère, precedendo Loïc Meillard e Henrik Kristoffersen, al termine di una seconda manche che ha completamente riscritto la gara. Un podio norvegese-svizzero costruito su una pista difficile da interpretare, ma la notizia che resta è un’altra: Alex Vinatzer chiude quarto dopo una rimonta di 21 posizioni, firmando una delle prestazioni tecnicamente più significative della giornata.
Ventunesimo dopo la prima manche, Vinatzer scende in condizioni complicate: luce piatta, pista già segnata, tracciato angolato e neve meno compatta rispetto agli anni precedenti. Proprio qui nasce il valore della sua prova. L’azzurro non forza mai l’ingresso curva, resta costantemente sopra lo sci esterno e sfrutta al massimo i raccordi, portando velocità dove altri la disperdono. Il suo tempo è il migliore della seconda manche, e lo proietta fino al 4° posto finale a +1”10.
È una rimonta che va oltre il dato numerico. Dopo l’infortunio che lo ha tenuto fuori la scorsa stagione, Vinatzer ritrova competitività vera, fiducia e punti pesanti. Su una pista che puniva l’aggressività cieca, la sua sciata diventa il riferimento tecnico della gara: gestione, equilibrio, capacità di adattarsi a una neve che teneva ma si rompeva progressivamente.
Subito dietro di lui chiude Tommaso Sala, settimo a +1”38, completando una giornata molto positiva per l’Italia. Nono dopo la prima manche, Sala affronta una seconda non ideale per le sue caratteristiche: più spostamento laterale, meno ritmo, più spazio tra le porte. Accetta di perdere qualcosa dove serve, resta dentro la linea e porta a casa una top 10 di peso, la terza dal rientro. Una gara di maturità, più che di istinto.
La vittoria di Haugan nasce da una seconda manche di carattere.
Il norvegese, condizionato nei giorni scorsi da problemi alla schiena, scia in spinta ma senza irrigidirsi, assorbe le vibrazioni quando la neve si rompe e resta leggero nel tratto in ombra, dove molti perdono tempo. Il 1’37”89 finale è il premio a una gara costruita sulla resilienza.
Meillard, secondo a 28 centesimi, accarezza la doppietta gigante-slalom ma paga una seconda manche troppo pulita nei punti chiave, dove serviva più rischio. Kristoffersen, terzo, sfrutta l’esperienza: parte con difficoltà, poi trova ritmo nella parte finale e sale sul podio limitando i danni.
La seconda manche si corre su un fondo diverso.
La FIS sceglie di non barrare la pista in modo radicale, rendendo il terreno meno duro rispetto allo scorso anno. Una tendenza già vista in altre gare, probabilmente legata a una maggiore attenzione alla sicurezza. Il risultato è una neve più elastica, che si segna nella prima parte e richiede più conduzione e più gestione, meno attacco diretto.
Fuori in seconda manche nomi pesanti come McGrath, Braathen e Noël, a conferma di una gara selettiva, dove il margine di errore era minimo. Qui non bastava spingere: serviva capire la pista.
Val d’Isère consegna così uno slalom che dice molto più della classifica.
Una vittoria norvegese, sì. Ma soprattutto una giornata che restituisce all’Italia due certezze: Alex Vinatzer è tornato competitivo ai massimi livelli, e Tommaso Sala ha ritrovato continuità e fiducia.
Non è un dettaglio.
È una base solida da cui ripartire.






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