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Stefano Gross: quel numero vale il primo gruppo

Forse aveva visto il numero fatto da Felix Neureuther nella prima manche e deve aver pensato: "io so fsr emeglio". Così nella seconda manche, Stefano Gross si è presentato all’ingresso del muro micidiale di Wengen, esibendosi in un numero di altissima crobazia. Troppo dritto sul palo precedente è stato sbalzato in aria. Lo sci esterno ha preso il volo, ma col corpo è riuscito a buttarsi dentro per prendere la prima porta sul pendio verticale. E’ atterrato un poco più in basso rispetto al rapid gates ma è riuscito a superare il passaggio evidentemente senza perdere troppo tempo. questi recuperi sono il segno inequivocabile che il fassano sta attraversando un periodo di forma fisica e mentale di altissimo livello. 

La sua rincorsa al primo gruppo (è tredicesimo nel ranking) è iniziata con l’undicesimo posto a Beaver Creek, quando partì col pettorale numero 40. Poi, grazie anche agli ottimi piazzamenti ottenuti in Coppa Europa, 5° a Obereggen e 4° a Pozza di Fassa, ha potuto affrontare lo slalom di Badia col 27 e grazie a una seconda manche superlativa è riuscito a concludere alll’ottavo posto. Dopo il colpo a vuoto di Flachau (23°) ha offerto un’altra prova maiuscola a Zagabria (pettroale 25) concludendo al decimo posto. Quindi l’exploit di Adelboden con il terzo gradino del podio. A Wengen ha indossato il numero venti e grazie al settimo posto e ai relativi punti fis ottenuti, si è stabilito in tredicesima posizone nel ranking si specialità.
Tutto un altro gross rispetto a quello dellos corso anno, quando su 9 slalom di Coppa del Mondo aveva rimediato 6 out e tre piazzamenti nei 30: 12° a Bansko, 13° a Zagabria e 28° ad Adelboden. Due stagioni fa andò ancora peggio con 7 squalifiche su otto slalom disputati e un solo 21° posto ottenuto a Kranjska Gora.
Quello sciatore che non riusciva quasi mai a tagliare il traguardo oggi è uno tra gli slalomisti capaci di sciare con grande sicurezza e precisione. Qual è stata la cura? Bisogna chiederlo a Theolier!

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi.

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