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SuperG Beaver: Viletta beffa Svindal

La gara della vita non arriva per un colpo di grazia ricevuta dal cielo. Te la devi sempre costruire e meritare. E Sandro Villetta ha rispettato le regole, disegnando una gara fatta di impeto, incoscenza, tecnica sublime e senso della traiettoria istintiva quanto formidabile. Se poi la vittoria arriva nel superg di gran lung più difficile e spettacolare del Circo Bianco, la soddisfazione è ancora maggiore. Con un pizzico di stupore in più, poiché Aksel Lund Svindal e Beat Feuz (in questa foto con Viletta) stavano già sottobraccio con il primo e il secondo tempo migliore.

Mentre Robbie Dixon ringraziava il cielo con un sorriso a 136 denti per aver tagliato il traguardo 4 centesimi prima di Reichelt, Sandro Viletta si lanciava dal cancelletto. E solo l’urlo forsennato dello speacker ha richiamato l’attenzione di tutti al traguardo. E quando il tabellone dei tempi si  fermato su 1’18"71, ovvero due decimi prima del tempo di Svindal, lo stupore si è fatto davvero grande. Lui che non aveva mai vinto in vita sua, Lui che aveva come migliore performance un 4 posto otenuto nel gigante di Adelboden nel 2009. Lui che ha scelto di affrontare un po’ tutte le specialità per diventare un superuomo. Ebbene, la firma lasciata sulla "Birds of Pray" è proprio d’autore. 
A Svindal è rimasta qua, ma davanti a tanta grazia tecnica si è tolto il cappello. Lo hanno fatto anche i connazionali Cuche e Janka, non così plastici su quei dossi e in quelle curve a volte strette e veloci. I nostri? Che bravo Matteo Marsaglia a poco più di un secondo dal leader con una discesa senza errori gravi e votata all’attacco dall’inizio alla fine che gli è valsa l’11esima posizione. Poco più in là Christof Innerhofer, 13esimo e in lieve ripresa. Poco reattivo invece Peter Fill (25°), e pasticcione Siegmar Klotz andato a punti con l’ultima posizione disponibile. Male gli altri, con Werner Heel solo 35°, autore di un erroracci a inizio gara, pur affrontata col pettorale 8. 
Comunque sia Svindal piò essere soddisfatto perchè ha finora dimostrato di avere un passo nettamente più lungo degli avversari

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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