Alice Robinson vince il SuperG di St. Moritz.
Da gigantista, al primo successo in carriera in questa disciplina, su una pista che chiede lettura fino all’ultima porta. Dietro di lei, a 8 centesimi, Romane Miradoli, terza Sofia Goggia a 19 centesimi: un podio che sorprende non per i nomi, ma per il modo in cui nasce.
Robinson costruisce la vittoria con una discesa che sembra “semplice” solo a guardarla. In realtà è una gestione finissima: entra pulita nella parte alta, non forza il muro, resta sempre sopra lo sci esterno e soprattutto non perde velocità nei tratti di collegamento, quelli in cui la Corviglia tende a far addormentare. È lì che una gigantista può fare la differenza: linee rotonde, nessuna frenata inutile, grande precisione nel cambio di pendenza finale. Il 1’14”84 è il frutto di una sciata continua, non di un singolo settore.
Alle sue spalle, Romane Miradoli conferma uno stato di forma che ormai non è più episodico. Seconda a +0”08, la francese scia con una maturità piena: non cerca mai l’exploit, tiene sempre il ritmo alto nei punti chiave – traversa, entrata della diagonale, raccordo verso il piano – e limita al minimo le dispersioni. È una gara costruita sull’esperienza, non sull’istinto.
Sofia Goggia è terza a +0”19, con una prova che racconta ancora margine. Parte con qualche sbavatura nella parte alta, dove paga una disabitudine al gesto in velocità dopo un periodo complicato, ma nel settore centrale recupera terreno grazie a una spinta potente e a una direzione più aggressiva. Nel finale torna a spingere forte, senza alzare mai il piede. «Avevo tantissimo margine», dirà a caldo. Ed è una frase che pesa: perché il podio arriva anche senza la gara perfetta.
Quarta Lindsey Vonn, a 27 centesimi, solida e presente. Non è la sua discesa più brillante, ma è una prova di controllo: niente forzature, attenzione nei punti limati del salto, gestione lucida del finale. Quinta Laura Gauché, poi il sesto posto ex aequo di Elena Curtoni e Malorie Blanc.
Per Curtoni questo SuperG segna una vera svolta del weekend. Dopo due discese libere difficili, oggi la sciata è più sciolta, più dentro la linea, con un miglior utilizzo del terreno soprattutto nel muro e nella traversa. Qualche curva ancora troppo “alta” le costa decimi, ma il 6° posto a +0”53 restituisce fiducia e direzione: finalmente una gara in cui è riuscita a stare nel suo SuperG.
Ottava Laura Pirovano, a +0”60, ancora una volta dentro la gara vera. Non forza mai, resta pulita nei tratti tecnici e paga qualcosa nel finale, dove perde scorrevolezza dopo un piccolo squilibrio. Ma il dato è chiaro: Pirovano è costante, leggibile, affidabile. Essere tra le prime otto in una gara così selettiva non è più un’eccezione, è una conferma.
Più indietro Roberta Melesi, 18ª a +1”55. La sua gara è segnata da una parte centrale in cui perde velocità nei raccordi, soprattutto nella lunga che porta al salto, dove resta un filo troppo in curva. Nei settori più tecnici, però, la sciata è ordinata e senza errori: una prova che non fa notizia, ma che rientra nel percorso di continuità.
Il SuperG di St. Moritz resta segnato anche dal salto di porta nel finale di Mikaela Shiffrin. Fino a quel punto la statunitense stava sciando con grande fluidità, linee pulite, controllo totale, ma non era così veloce. Poi l’errore, improvviso, in un punto che non perdona distrazioni. Una caduta che gela il traguardo e ricorda che in questa disciplina non esistono zone di comfort, nemmeno per chi ha già vinto tutto.
Fuori anche Ilka Štuhec, Emma Aicher, Mirjam Puchner e Asja Zenere, a conferma di una gara selettiva, dove l’attenzione doveva restare altissima fino all’ultima porta.
A St. Moritz il SuperG ribalta i ruoli: vince una gigantista, salgono sul podio atlete di lettura e misura, e le azzurre portano tre nomi nelle prime otto. Qui non basta andare forte. Serve sapere dove farlo.






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