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Team San Carlo, Chiara Carratù: voglia di Nazionale

Cosa si vede da Posillipo? Dipende dagli occhi e dal cuore: tutta la meraviglia del golfo di Napoli e qualcos’altro se gli occhi e il cuore sono quelli di Chiara Carratù, gioiello dello sci partenopeo sbocciato ai piedi del Vesuvio e coltivato fino a diventare la prima ragazza napoletana ad entrare in Nazionale: «La mia città è bellissima – dice – e io vivo in un quartiere da cui si gode un panorama stupendo. Ma io amo di più la montagna, la neve, lo sci». 

Chiara Carratù, aggregata alla squadra B è da qualche tempo sotto la lente di ingrandimento della Federazione Italiana Sport Invernali, che aspetta impaziente di poterla inserire nella squadra femminile di Coppa del Mondo. Nel frattempo la napoletana, che insieme a Manuela Molegg e Werner Heel formano il trio dello sci alpino del Team San Carlo (di cui fanno parte anche Marianna Longa, fondo, Arianna Fontana, short-track e Manuel pietropoli, snowboard), è stata insignita oggi del Patrocinio morale della Regione Campania dal suo Presidente Stefano Caldoro.
Nel suo passato lo sci era solo divertimento («Mi piace un sacco per il rischio che c’è, per l’adrenalina che dà. Mi piace un sacco rischiare un po’ anche nella vita, con il mio motorino: mia mamma mi dice che guido male perché vado veloce e io le rispondo che allora Valentino Rossi è un brocco») ma poi ha incontrato Christian Castellano e l’impegno agonistico è diventato una cosa seria perché il suo allenatore le ha fatto capire che il suo talento poteva essere investito non soltanto per gioire sulla neve ma anche per vincere, anche per tentare di arrivare alla Nazionale, anche se non si è nati in una valle delle Alpi ma tra Mergellina e Marechiaro. Chiara Carratù da Napoli aveva lo sci nel sangue. Nel 2° anno Ragazzi (2003) è seconda in slalom. Nel primo anno Aspiranti (2006), agli Italiani esce in super G e in slalom («Un’internata classica, una delusione pazzesca, quando realizzi che sei fuori ti dici: ma cosa ho fatto???») ma il 4° posto in gigante a un pelo dal terzo gradino del podio fanno già di quel piazzamento uno dei migliori in assoluto nella storia del CAM e dello sci giovanile meridionale. Ormai lontana dagli stereotipi e dai tabù («Anch’io credevo che da quaggiù fosse impossibile emergere a certi livelli») Chiara ha capito e verificato che «con Christian a seguirmi anche per me lo sci agonistico poteva essere una cosa seria». Tra le novità della felice metamorfosi il fatto che «prima facevo un sacco di altri sport e adesso mi concentro sullo sci» e che «non sono mai stata troppo attenta alla preparazione atletica mentre adesso sto cominciando ad impegnarmi più seriamente anche nell’allenamento a secco». Dopo l’incontro fatale (sul piano tecnico, obviously) e «la svolta» nella sua testa, prometteva dunque interessanti sviluppi la storia sciistica di questa ragazza napoletana cominciata sulla neve di Roccaraso dove il nonno materno, il signor Franco, commerciante di tessuti scomparso due anni fa, aveva acquistato una casa perché la nipotina non mangiava e il medico diceva che aveva bisogno di aria fina. Papà Pietro, impiegato all’aeroporto di Capodichino, e mamma Daniela naturalmente avevano seguito l’indicazione con l’aiuto di nonno Franco e con Chiara avevano incontrato la neve e lo sci. «Ricordo benissimo i primi scietti di plastica, bianchi. Ricordo anche che poco tempo dopo aver mosso i primi passi sulla neve volevo degli sci veri e che il giorno stesso in cui li ho avuti un maestro di Roccaraso che si chiama Tonino mi ha portato subito in fuoripista, nella neve fresca.» E ricordi quando hai incontrato il tuo allenatore così importante per te? «Nel 2005, durante il gemellaggio tra lo Sci Club EUR e lo Sci Club Napoli, dove sono tesserata da quattro anni dopo averne girati un sacco di altri, dal Sai al Vesuvio Posillipo, all’Agonistica Partenio. Con Christian mi trovo bene. Da quando sono piccola cerco un legame forte con l’allenatore. Tra di noi c’è un feeling che quasi mi spaventa per il timore che possa rompersi». Con la sua nuova consapevolezza ma pensando anche a qualche altro futuro («L’anno scorso ho finito il Liceo Scientifico. Per il momento c’è lo sci ma in futuro mi piacerebbe fare la psicologa o la giornalista chissà…») l’incontentabile Chiara («Non mi va bene mai niente. Sono una perfezionista anche se non riesco mai a perfezionarmi») aveva affrontato la stagione del secondo anno Aspiranti (2006/07) «molto tranquilla. In fondo non mi alleno meno degli altri anche se in inverno faccio soltanto le gare». Le avevamo chiesto: c’è qualcosa da migliorare? «Eh…hai voglia!!! Il maledetto interno e quello sciare sempre a rischio. Devo maturare tatticamente». Le avevamo chiesto: c’è qualcuno da ammirare? «Giorgio Rocca per il suo equilibrio totale, per come scia da dio e per come si pone e si comporta». Le avevamo chiesto: c’è qualcuno da amare? «Sì, ma non lo dico a Christian… perché mi risponderebbe di non distrarmi troppo», Questo ci aveva risposto Chiara Carratù tre anni fa. Poi, nelle trincee dei Giovani dove si compie il decisivo salto di qualità e la concorrenza è micidiale, aveva remato, remato, con la sua forza serena e il suo bel sorriso e il suo bell’italiano e il suo allenatore del cuore che ci credeva come e forse più di lei. «Sono due anni che Chiara è sempre lì tra le migliori – diceva Christian Castellano, grande amico di Sciare – Voglio vedere se potranno ancora ignorarla». Se ne parlava prima del superG dei Campionati Italiani Aspiranti di Santa Caterina Valfurva dove erano stata invitate anche alcune «fuori quota» molto quotate, già componenti di Pianeta Giovani. E in quel superG Chiara cosa combinava? Vinceva, davanti a tutte nella classifica assoluta e quasi non ci credeva e rideva. No, caro Christian, l’inverno scorso nella graduatoria del Circuito Istituzionale la napoletana Chiara Carratù nel suo ultimo anno Giovani si è piazzata al quinto posto, prima tra le ragazze non-Nazionali: questa volta proprio nessuno ha potuto ignorarla e adesso da Posillipo si vede un azzurro che non è soltanto il cielo.

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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