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Terremoto Asja

Asja Zenere ha l’argento vivo addosso e non c’entra il fatto che il nome Asja sia stato reso famoso dalla figlia di Dario Argento… A guardarla così, bionda, carina e con un velo di trucco sugli occhi sembra molto femminile, ma lei si definisce un maschiaccio e dopo il primo impatto si capisce che ha davvero ragione. Decisa, grintosa, sicura di sé, Asja nella passata stagione ha vinto il circuito Grand Prix ed è entrata in squadra B diretta come un fulmine. L’abbiamo incontrata alla fiera Skipass, radiosa e orgogliosa di andare in giro con la divisa degli azzurri.
Allora Asja, cosa è cambiato dall’anno scorso, quando ancora eri fuori squadra?
«In me non è cambiato nulla, la mia mentalità è sempre la stessa e cioè andare alle gare per dare il massimo. E’ cambiato che sono entrata in squadra, ma ora devo solo continuare a fare quel che ho sempre fatto: allenarmi e provare a vincere».

Come hai affrontato la scorsa stagione?
«Era un anno decisivo, ma anche se fosse andata male avrei continuato, perché con alle spalle un gruppo sportivo (la Forestale) che mi appoggia avrei potuto allenarmi ancora. Invece è andata bene e sono veramente contenta. Ora serve fare il prossimo passo avanti».

Quando hai capito che poteva essere la stagione decisiva?
«Avevo lavorato tanto fisicamente, a novembre mi sentivo veramente bene dopo tanti allenamenti con il mio tecnico Hansjorg Plankensteiner, con il comitato e la Forestale. Alle prime gare di Pfelders si è confermato subito il mio stato di forma e partire bene nella stagione è importante per la fiducia, per avere la conferma di aver lavorato bene».

I momenti top del tuo inverno 2014/2015?
«Ce ne sono stati diversi, quindi provo a rivivere un po’ tutta la stagione. A Pfelders, quando ho fatto 12 punti in gigante ho pensato wow, è tanta roba! Poi mi hanno convocata per il gigante di Coppa Europa a Valtournenche, ma non stavo bene, avevo la febbre e non sono andata per non bruciarmi e non perdere la fiducia. St. Moritz sarebbe quindi stato il debutto in Coppa Europa, ma hanno annullato tutto, allora eccoci al gigante di Dobbiaco: 33° posto partendo indietro: non male per me, ero contenta! Ma ancora di più lo sono stata a Davos, primi punti in Coppa Europa in superG, partendo col 50 e 51 sono finita 25a e poi 13a. Quindi sono entrata nelle 30 della start list e di fatto nel giro internazionale, sono stata convocata per i Mondiali Juniores e proprio quel giorno ho vinto gli italiani in superG. Quello dopo ho fatto il bis in discesa ed è stato davvero un crescendo di gioia, anche perché lì a Pila si è decisa la classifica Grand Prix».

Parliamo dei Mondiali Juniores.
«Non è andata come mi aspettavo, non ho trovato la mia neve, pioveva sempre, non hanno salato e ho fatto tanta fatica. In superG sono finita al 19° posto, ma eravamo tutte vicine, in 30/100. In discesa poi è successo di tutto: mi han fermata con la bandiera gialla dopo la caduta di una francese, ma non c’era la motoslitta per riportarmi in partenza, così ho fatto 25 minuti di ancora con gli sci da gara ai piedi, sono ripartita dopo il 30 e la pista era un disastro: partendo col 5 avevo trovato il ghiaccio, al 31 c’era solo pappa. In gigante invece ho chiuso la prima manche al 31° posto… Non il massimo! Ci sono rimasta male, però ho pensato che l’anno era stato comunque positivo e che già essere lì era stato importante e bello. Io e Daniele Sorio eravamo i soli fuori squadra fra i convocati».
A fine stagione sei stata anche alle finali di Coppa Europa in Andorra, a Soldeu.
«Anche lì abbiamo trovato brutto tempo… e la gara di discesa è stata un disastro: 11 francesi su 14 si sono fatte male così tutte le squadre si sono ritirate… ricordo un vero casino ed è stato un peccato perché il posto era bellissimo, la pista fantastica e l’organizzazione buona, ma contro il tempo non c’è stato nulla da fare».

Asja Zenere
Asja Zenere

Ti capita mai di avere paura?
«No, non ho mai avuto paura, nemmeno quando mi sono fatta male: era l’estate del 2014, stavo facendo allenamento sulle gobbe, sono caduta all’indietro e ho sentito un gran tirone al tendine d’Achille. Incredibilmente ha tenuto, si è solo tagliato, non ho dovuti essere operata e ho perso solo un mese (ho un bravo fisio!). Anche a Soldeu, nel panico generale per le molte cadute, non ho mai pensato che potesse succedere anche a me».

Che carattere hai?
«Sono molto istintiva, non mi creo problemi e non me li faccio creare. Sono un maschiaccio, forse perché ho sempre seguito mio fratello Marco che ha 16 mesi più di me. A sciare ho iniziato a 4-5 anni, avevo ancora il ciuccio! Papà mi lasciava in cima alla pista e io dovevo arrangiarmi a scendere. Quanto ai giochi, preferivo soldatini e macchinine alle bambole. Le Barbie però mi piacevano!»

Parlaci un po’ della tua famiglia.
«Papà Enrico fa il boscaiolo, ha una ditta che commercia il legno, roba da duri! Ha due mani enormi. E mio fratello lo segue, fa lo stesso lavoro. Quando posso do una mano anche io. Mamma Annalisa invece fa la casalinga».

Dove vuoi arrivare, Asja?
«Ogni atleta punta in alto, la Coppa del Mondo è un obiettivo, vincerla è un sogno. Per ora mi concentro sulla coppa Europa, ma il pensiero è già oltre. Negli ultimi anni è andato tutto molto veloce, da ragazzina non ero un fenomeno, da allieva niente di che, solo un 5° posto agli italiani, sono uscita dopo, ma al momento giusto!»

Hai una campionessa o un campione a cui ti ispiri?
«Ho sempre sciato con Lucia Recchia, il mio attuale allenatore è stato il suo per moltissimi anni, lei mi ha ispirato e mi ha fatto diventare grande, è sempre stata il mio modello e il mio esempio. Quanto all’extra sci adoro Valentino Rossi e dopo la sua sconfitta nel Mondiale all’ultima gara ero tristissima… ma al mio paese abbiamo festeggiato lo stesso perché il più forte resta sempre e comunque lui. Si rifarà l’anno prossimo!»

Già, ma ora tocca ad Asja pensare di andare forte e meno male che nello sci non si gareggia in gruppo!

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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