Il francese David Poisson è morto poche ore fa in allenamento a Nakiska dove si trovava assieme alla squadra in allenamento, in attesa delle prossime gare previste a Lake Louise. Non è ancora chiara la dinamica dell’incidente, ma sicuramente ha perduto il controllo nella parte finale della pista superando le “minime” reti di protezioni, schiantandosi contro un albero a pista, situazione piuttosto assurda, ma evidentemente accaduta.
Il mondo dello sci è letteralmente sconvolto perché si tratta di una tragedia probabilmente non provocata dal caso, ma da una certa valutazione della sicurezza in pista totalmente dimenticata. Ora inizieranno indagini, accuse e scarichi di responsabilità, quindi, tragedia nella tragedia. Bisognerà capire qual è il confine della gestione della pista, tra stazione e squadra.
In pista era presente anche la squadra elvetica, mentre quella italiana si trova a Copper Mountain. Inutile dire come atleti e tecnici siano letteralmente sconvolti dall’accaduto.
David Poisson aveva vinto nel 2013 la medaglia di bronzo ai Mondiali di Schaldming in discesa libera, piazzandosi alle spalle di Aksel Lund Svindal e Dominik Paris.. Due anni dopo riuscì a conqusitare il suo primo podio in coppa del mondo Il 29 dicembre 2015, classificandosi al 3º posto nella discesa libera di Santa Caterina Valfurva. A ottobre aveva perso il padre. Lascia moglie e due bambini. E un vuoto immenso.
Si tratta di un doppio lutto per la squadra francese. Non va dimenticata infatti Regine Cavagnoud, deceduta il 31 ottobre 2001 a Pitztail, (4 giorni dopo il podio di Sölden) quando in allenamento si scontrò con il tecnico tedesco Markus Anwander che si trovava lungo il tracciato.
Purtroppo la storia dello sci racconta di altri atleti deceduti in pista. Noi non possiamo dimenticare il nostro Leo David, rimasto in coma per sei anni in seguito alla caduta rimediata nella discesa pre-olimpica di Lake Placid il 3 marzo 1979. L’Austria piange Ulrike Maier, deceduta il 29 gennaio sulla pista Kandahar di Garmisch, quando cadde violentemente sbattendo contro un cumulo di neve dura e il paletto che reggeva la fotocellula del cronometraggio. La corte dscagionò la Fis da ogni accusa, ma in seguito a questo la Federazione internazionale introdussse nel regolamento una sorta di scarico di responsabilità con firma obbligatoria per tuttigli atleti (il discesista azzurro Gianfranco Martin si ritirò per protesta). Poco fortunata anche la Svizzera quando nel 1991 perse il discesista Gernot Reinstadler, caduto rovinosamente a Wengen sulla mitica pista Lauberhorn, all’uscita della “S” finale: uno sci si incastrò nelle reti e l’allora ventunenne velocista subì una frattura pelvica e gravi lesioni interne.
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